Sull'origine Romana - Italica della Nazione Italiana
italica(ASI) Roma - Fra i grandi stati nazionali europei l'Italia possiede, al di là di quello che sostengono alcuni storici e intellettuali del XXI secolo, una forte identità nazionale, una costante nella storia del nostro paese sin dalla antichità, con una forte valenza culturale, politica ed esoterica. 

COME NASCE LA NAZIONE ITALIANA?

Come spiegavo nella mia pubblicazione del 2014 "Genesi dello Stato e della Nazione Italiana" l'Italia è una nazione idealmente con una doppia anima, quella "Romana" e universale e quella "Italiana" ovvero "Italica", più locale e particolare. 
Queste due anime si sono incontrate e spesso scontrate nel corso dei secoli, ma sono due costanti nella  storia italiana, impersonificate a volte da un soggetto politico, a volte da un altro, a volte amiche, altre in contrasto: Romani e Italici, Romani e Barbari, Papa o Imperatore e Comuni o Stati Regionali, Regno dei Savoia e Regno delle Due Sicilia e via dicendo. 
 
Fatto sta che le origini della Nazione Italiana sono le più antiche d'Europa e le sue basi sono state messe durante la Guerra Sociale fra il 91 - 88 a.e.c., nello scontro fra la Res Publica Romana e la Lega Italica, in cui i popoli italici avevano manifestato una comune coscienza nazionale che aveva il bisogno di trovare la saldatura e il compimento attraverso leggi, diritti, doveri  e istituzioni comuni, ossia tramite il conseguimento dello status di cittadino romano per i quali stavano combattendo. 
La Nazione Italiana ha poi trovato il suo pieno compimento alcuni decenni dopo nella "Coniuratio Italiae" (32 a.e.c.), cioè nel "giuramento di fedeltà dell'Italia a Cesare Ottaviano ("Tota Italia Iuravit in mea verba") e nella riforma politico - amministrativa di Augusto istaurante il Principato che faceva dell'Italia lo Stato della Res Publica Romana in senso stretto, divisa in 11 regioni, legate all'Urbe di Roma, dotate di un proprio diritto lo "Jus Italicum", amministrate  da funzionari di rango senatorio e abitata da cittadini romani, avente uno status privilegiato rispetto alle province,  portata a termine nel 7 e.c., in un periodo storico in cui delle altri grandi nazioni mancava il substrato più che etnico, soprattutto culturale. 
 
Successivamente, con la nascita del Dominato, la riforma di Diocleziano della fine del III secolo dell'era comune, anche la Corsica, la Sicilia e la Sardegna furono inserite nella "Diocesis Italiciana".
 
Per la prima volta con Cesare Ottaviano Augusto le due anime che formano la Nazione Italiana, quella Romana più ideologica e quella Italica più territoriale, hanno trovato un punto di contatto e di coesione.
 
Sulla nascita delle basi della Nazione  Italiana in epoca romana, si possono consultare le opere di autorevoli storici e docenti come Francesco Barbagallo o Giuseppe Prezzolini.  
 
Le fasi della formazione della nazione italiana sono contraddistinte da due fasi, quella romano - italica da Augusto fino al 476 e quella pienamente "italiana" che trova il suo compimento nel Basso Medioevo e arriva fino all'Eta Contemporanea; mentre nell'Alto Medioevo con la calata dei Longobardi nel VI secolo c'è una fase di transizione  che termina nel Basso Medioevo con la piena formazione della Nazione Italiana, come teorizzato dallo storico Gioacchino Volpe nel libro "Origini della Nazione Italiana". 
 
MA COME SI È FORMATA A PIENO LA NAZIONE ITALIANA NEI SECOLI DI TRANSIZIONE TRA TARDA ANTICHITÀ E ALTO MEDIOEVO?
 
Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, fino al Regno d'Italia dei Goti, le magistrature dello Stato Romano funzionavano perfettamente e i soldati Goti furono pressoché totalmente assimilati nello Stato Romano che a cavallo fra il V e il VI secolo si reggeva in Italia sulla dicotomia di "Romano" e di "Goto". 
 
A tal proposito, Patrick Amory nella sua opera "People and Identity in the Ostrogothic Italy", Cambridge 1997 (pagg. 489-554) ha dimostrato, sia pure con qualche forzatura, come esistesse nell'Italia teodoriciana una ripartizioni di funzioni fra i Romani e i Goti: i soldati erano goti, i funzionari romani.
Anche a livello religioso, c'era tolleranza nello Stato come nella più pura tradizione romana,così i Goti erano soprattutto ariani, mentre i Romani prevalentemente cattolici.
A teorizzare questa dicotomia su cui si basava l'ideologia ufficiale del regno romano - barbarico di Teodorico fu il Cancelliere Romano del sovrano foto, Cassiodoro, nella sua opera di scienza politica  "Variae", cercando e in gran parte riuscendo ad inserire la Storia dei Goti nella Storia Universale di Roma.
 
Come ci racconta anche Procopio di Cesarea (vedi "Le guerre. Persiana, vandalica, gotica, a cura di M. Craveri, VIII, 35, pagg. 756-766, Torino 1977),  dopo la sconfitta della guerra  (535-553), i Goti andarono via dall'Italia.
I Goti si comportarono come tutti i federati dell'Impero che non avevano una vera e propria coscienza nazionale e quella poca parvenza si dissolse venuto meno il governo della casa regnante degli Amali.
 
Stessa cosa non si può dire dei Longobardi che hanno lasciato una sensibile traccia, essendoci stati degli organismi politico giuridico che si richiamavano ai Longobardi per oltre cinque secoli, senza che l'influenza politica franca potesse scalfire questo nuovo equilibrio dal 774, anno in cui furono sconfitti i Longobardi. 
 
Tracce dell'influenza longobarda sono nel diritto, nei nomi e nei titoli dei nobili e nei notabili che governavano nei territori appartenenti sia al Ducato di Spoleto (incluso nell'Impero Carolingio) sia al Ducato di Benevento e ai potentati che nasceranno dalla sua sfaldatura, almeno fino all'XI secolo.   
 
 I Longobardi, complice il completo sfaldamento della classe dirigente romana a causa non solo degli eventi bellici, ma soprattutto della "Peste Giustinianea" che nel VI secolo colpì l'Italia e che portarono lutti e povertà, non furono mai totalmente inclusi nelle rimanenti strutture e istituzioni dell'Impero Romano, contro cui in realtà il loro potere si era affermato in Italia. 
 
La popolazione longobarda si fuse completamente con quella italico - romana e nel IX secolo ormai si parlava prevalente di Regno d'Italia, i riferimenti alla Romanitas e alla Res Publica Romana avevano esclusivamente un valore politico quando Papi, Imperatori o Re volevano legittimare il proprio potere richiamando una identità superiore come quella "Romana".
 
Anzi, la presenza dei Longobardi sarà nella Penisola Italiana un elemento di unione politica  molto più forte di quella rappresentata dal potere temporale della Chiesa Cattolica che si ergerà ad erede dell'Impero Romano in Occidente, arrogandosi il diritto di nominare gli imperatori nella parte occidentale dell'ecumene romano fortemente germanizzato, come dimostra l'incoronazione a Sacro Romano Imperatore di Carlo Magno nella notte di Natale dell'anno 800. 
I Longobardi, furono i primi che cercarono di unificare uno delle grandi nazioni europee, l'Italia, ma il loro progetto fallì, allorché non poterono di certo cancellare la troppo grande, prestigiosa e universale eredità romana.
 
Essi cercarono di sfruttare la debolezza dell'Impero Romano di Costantinopoli che, sotto la pressioni degli Arabi perdeva terreno in Italia, e la definitiva estinzione del Senato di Roma, elemento di continuità della Res Publica Romana per ben oltre un millennio di storia , di cui si documenta la fine certa nell'anno 630, quando la Curia Julia che lo ospitava venne trasformata in Chiesa da Papa Onorio I.
 
Il vuoto temporale lasciato dalla Nobilitas Senatoria fu colmato dalla Chiesa che, funzionalmente alla sua politica di domino universale, raccolse l'eredità romana e l'ideologia dell' 'Imperium sine fine" e creò un nuovo equilibrio politico e una nuova ideale unità imperiale basata sulla superiorità della suprema autorità religiosa, il Papa, su quella politica, l'Imperatore. 
 
Così la duplice anima ideale della identità nazionale italiana, quella "Romana" e quella "Italiana" si preserverà e resterà intatta, superando i "Secoli Bui" dell'Alto Medioevo. 
 
Tracce della forte presenza dei Longobardi permangono  ancora oggi, soprattutto nella toponomastica  e negli usi e costumi di alcune comunità locali. 
 
 Questo popolo ha lasciato il segno nella Nazione Italiana, a tal punto che la corona con cui si cingevano i sovrani Longobardi, è la "Corona di Ferro", cioè quella, custodita attualmente nel Duomo di Monza, che da il titolo di Re d'Italia e dal 1890 ė inclusa ufficialmente nello stemma del Regno d'Italia. 
 
 Torneremo sull'importanza del ruolo dei Longobardi nella piena formazione della Nazione Italiana con un apposito speciale di approfondimento.
 
Di seguito alcuni riferimenti bibliografici sull'argomento trattato:
 
- S. Gasparri, "Prima delle nazioni. Popoli, etnie e regni fra Antichità e Medioevo", Roma 1997, pagg. 223-
228.
- "Sui nomi dei popoli", W. Pohl, "Le origini etniche dell'Europa. Barbari e Romani tra antichità e medioevo",
Roma 2000, in particolare pagg. 77-99.
 
 
I MITI A CONSERVAZIONE DELLA DOPPIA ANIMA DELLA NAZIONE ITALIANA
 
La Penisola Italiana ha avuto dopo la caduta dell'Impero Romano una serie di invasioni e di dominazioni che, tralasciando il fuorviante metodo di analisi meramente etnico e biologico, non hanno intaccato le due anime ideologiche  della nazione italiana, quella universale "Romana" e quella localista o particolaristica "Italica" o "Italiana". 
 
Ogni città, ogni  territorio o realtà della Penisola Italiana ha miti, storie e tradizioni locali che si sono preservate nei secoli, basta pensare ad esempio alle città le cui origini affondano nella Magna Grecia come Taranto o Agrigento, i  toponimi che ricordano le antiche "Fare" longobarde, le storie dei Comuni come Firenze, delle Repubbliche Marinare come Venezia, Genova o Amalfi  e delle Signorie italiane medievali come Milano o Ferrara, o i miti costruiti a tavolino, come quello della fondazione di Chieti (Teate Marrucinorum) da parte di Achille, Pelide eroe omerico che, però, magari nascondono un fondo di verità sulle origini delle popolazioni che unendosi hanno fondato una città. 
 
Nel corso dei secoli, non solo questi miti locali e particolari schiettamente "italici" si sono conservati, ma si sono moltiplicati ed arricchiti grazie alle nuove genti che sono scese in Italia, assimilate nella nostra cultura e tradizione grazie al mito universale della "Roma Aeterna" che fin dall'antichità ha coeso e integrato le eterogenee popolazioni abitanti la Penisola Italiana.
 
Il mito della nascita di Roma e dell'Italia Romana è stato  narrato dal sommo poeta e "Vate" Publio Virgilio Marone nel suo capolavoro "Eneide" definito il "Libro Sacro degli Italici".
 
Secondo il Mito, sul sacro Colle del Palatino, il Dio Giano, iconograficamente rappresentato con due volti raffiguranti il passato e il futuro e un terzo volto centrale invisibile (il più importante), rappresentante l'eterno presente, accolse Saturno fuggitivo in Italia che per questo fu detta "Saturnia Tellus", cioè "Terra di Saturno".
 
 In base alla leggenda la discendenza di Saturno si trasmise con Pico, Fauno e Latino e si innestò nella stirpe troiana di Enea da cui prese origine la dinastia reale di Alba Longa dalla cui progenie nacque Romolo, il fondatore della "Città Eterna" l'Urbe di Roma,  col concorso delle tre tribù dei Latini "Ramnes", degli Etruschi "Luceres" e dei Sabini "Tities", a prefigurazione della divina missione universale di Roma, di unificazione delle genti italiche e la sua missione di "Imperium sine fine". 
 
COME CONSERVARE L'IDENTITÀ NAZIONALE ITALIANA NEL TERZO MILLENNIO
 
Stiamo vivendo oggi l'avvento di un probabile nuovo Medioevo tecnologico e digitale, come scritto nell'articolo "L' Europa verso un nuovo Medioevo tecnologico?"su Agenzia Stampa Italia del 3 gennaio 2021, (Vedi: https://agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/55088-l-europa-verso-un-nuovo-medioevo-tecnologico), un cambio epocale traumatico come quello che ha vissuto l'Occidente Romano tra il IV e il VII secolo a.e.c., e nostro compito è quello di portare avanti la memoria della nostra identità nazionale italico - romana, affinché l'universalismo della "Roma Aeterna" assimili le culture dei nuovi cittadini che stanno migrando verso l'Italia, nella "Tarda Antichità" dal Nord, oggi dal Sud del Mediterraneo. 
 
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia
 
 
Npta. Nella Foto: a destra l'Italia "Italica" rappresentata sulla moneta dei Marsi, popolo della Lega Italica (I sec. a.e.c), a sinistra l'Italia "Romana" su una moneta dell'imperatore Antonino Pio (II sec. e.c.) che ha lo scettro del potere e la cornucopia dell'abbondanza e sta seduta su un trono sul globo, rappresentante il mondo. 

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