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Medicine non convenzionali. L’osteopatia.




Medicine non convenzionali. L’osteopatia.

di Fabio Polese

 


(ASI) Alessandro Fioroni, assistente docente presso la Scuola di Osteopatia, Centro Ricerche e Studi Osteopatici, esercita presso il centro osteopatico OLOS di Perugia. Agenzia Stampa Italia lo ha incontrato per porgli qualche domanda sulla medicina non convenzionale dell’osteopatia.

Quando e dove nasce l’osteopatia?
Nel 1864, in seguito ad una terribile epidemia che uccise, tra le vittime, ben tre dei suoi figli, Andrew Taylor Still (1828-1917) medico nel Midwest, stanco forse dell’univoca visione data dalla medicina allopatica del tempo, ebbe questa felice intuizione, che dopo dieci anni di ricerche e sperimentazioni lo portò a coniare il termine, forviante nell’etimologia propria della parola, di “Osteopatia”; ed a gettare le basi della nuova "filosofia medica”. L'osteopatia rappresenta il primo metodo codificato di manipolazione che interviene su tutte le sfere corporee, quella strutturale, viscerale e cranio-sacrale, in sostanza, però, è molto più complessa di come appare: è una scuola di pensiero medico, basata su una filosofia terapeutica totalmente differente con il pensiero scientifico allopatico, ma non contrastante.

In Italia, la figura dell'osteopata non è riconosciuta dal Sistema Sanitario Nazionale; i relativi percorsi di formazione sono organizzati da associazioni private, e non sono riconosciute nè dal Ministero della Sanità nè da quello dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca. C’è possibilità che nel breve tempo la situazione possa cambiare?
La speranza, si sa, è sempre l’ultima a morire, però ancora siamo ben lontani dall’avere i riconoscimenti professionali dei nostri colleghi esteri dove, appunto, la materia osteopatica viene riconosciuta e tutelata da precise leggi: ad oggi in Italia solo una legge regionale del 2002 in Piemonte la riconosce come professione. In Italia, non esistendo alcuna legislazione in merito, si da adito a grande confusione: ci sono ottime scuole che aderiscono al ROI (Registro degli Osteopati Italiani) ed hanno programmi seri e molto professionalizzanti ma, d’altro canto, vi sono anche innumerevoli enti che promuovono percorsi didattici con rito abbreviato, spinti anche dalla crescente passione della gente per la materia, che formano professionisti inadeguati all’esercizio della disciplina.

Come funzionano le cure osteopatiche?
Io preferirei chiamarle pratiche osteopatiche e lascerei le cure alla medicina classica, sicuramente più adatta e preparata in ambito patologico. L’osteopatia agisce sulle disfunzioni e sui disequilibri che perturbano il nostro organismo nella sua globalità, attraverso un’osservazione ed una fine manualità dell’operatore. Le aree di intervento sono molteplici: quella strutturale, rivolta hai problemi muscolo-scheletrici, la viscerale e la cranio-sacrale, invece, di pertinenza prettamente osteopatica, si indirizzano, nell’ordine, a problemi disfunzionali addominali, come ad esempio difficoltà di transito, distensione colica, oppure problematiche legate all’apparato stomatognatico.

Quali sono le differenze principali con la medicina “tradizionale”?
A mio avviso le differenze sostanziali sono da ricercarsi nel percorso terapeutico: quello allopatico classico è sostanzialmente rivolto alla risoluzione del dualismo sintomo-cura mentre la pratica osteopatica affonda le sue radici su un’osservazione globale del soggetto ed una palpazione sottile di tutte le sue sfere per ricercarne la causa primaria scatenante la perturbazione dell’intero organismo. All’osteopata, in ultima analisi, interessa la primarietà generante la sintomatologia dolorosa e non quest’ultima, in quanto, molto spesso, semplice punta dell’iceberg e raramente, se non in presenza di traumi diretti, causa dell’algia.

E con l’omeopatia?
Senza dubbio la parte che riguarda la diagnosi, nel nostro caso osteopatica, e lo studio del soggetto sofferente a 360°, si sposa molto alla filosofia osteopatica olistica, anche se poi il principio Hahnemaniano del “similia similibus curantur” e tutt’altra cosa dalla pratica osteopatica. Il curare, per l’osteopata, è lasciato alle innate capacità del corpo di autoguarirsi in un sistema, ovviamente, equilibrato, mentre per l’omeopata è il principio omeopatico somministrato che va a risolvere la patologia.

C’è qualcosa che non si può curare con l’osteopatia?
L' Osteopatia ricerca, individua e normalizza le disfunzioni corporee non patologiche attraverso l’esecuzione di tecniche manipolative. Una volta ristabilito il sistema, il corpo provvede alla propria autoregolazione in modo spontaneo e naturale. L’Osteopatia si differenzia dalla Medicina in quanto mira al ripristino della salute in un corpo non affetto da patologie ma che presenta disfunzioni, ovvero funzioni alterate nella mobilità di uno o più distretti. Va evidenziato che tutto quello che esita in patologia conclamata è di stretto ambito medico per il resto l’osteopatia può aiutare molto il corpo a riguadagnare la sua naturale fisiologia.

Ci può fornire qualche testo per approfondire l’argomento?
A mio avviso per avere una rapida e chiara idea su quelli che sono i principi del fondatore A.T. Still io consiglierei due dei suoi più illuminati scritti, Filosofia dell’Osteopatia e Autobiografia. Se dopo l’interesse diventasse qualcosa di più io consiglierei i testi di E. Mossi D.O. e F. Marelli D.O., due osteopati particolarmente attivi nella compilazione di testi specifici.

Cosa ne pensa delle multinazionali del farmaco e, più nello specifico, delle continue azioni mediatiche di presunte malattie che ci circondano?
Il rischio, qui, è quello di addentrarsi in un campo minato pericolosissimo. L’uso ed abuso, comunque, che l’uomo civilizzato fa del rimedio farmacologico è evidente e chiaro a tutti, soprattutto alle case farmaceutiche che incrementano mediamente quattro punti percentuali in più ogni anno attestando la spesa sanitaria intorno 150 miliardi annui, che ricoprono circa l’11% del PIL del nostro paese: numeri, questi, importanti che sicuramente migliorano la qualità della vita di una nazione che sta invecchiando sempre più. Detto ciò, però, vorrei congedarmi con un interrogativo in merito alle pandemie tanto sbandierate dai media, vedi l’ultimo caso scoppiato con la vaccinazione preventiva antinfluenzale, che potrebbero colpire l’intero globo terreste: sono queste minacce concrete oppure semplici movimenti di mercato?

 

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