(ASI) A quasi 50 anni di distanza dai fatti che lo hanno visto protagonista, il giornalista Loris Campetti mette nero su bianco, per i tipi di Manni Editori la sua vicenda storicopolitica che lo ha visto finire alla sbarra per terrorismo ed associazione sovversiva.
Siamo nel 1972 nell’Italia degli opposti estremismi che dopo la rivoluzione culturale del 1968 si prepara alla “generazione 78” ed a quella che sarà la parte più oscura e tragica della storia dell’Italia repubblicana.
All’epoca dei fatti il protagonista, lo stesso Campetti, è un giovane neolaureato in chimica impegnato in politica a sinistra, troppo per la dirigenza del Pci dell’epoca che lo espellerà dal partito. Una mattina la sua vita cambia improvvisamente quando durante una retata i carabinieri, alla ricerca di un arsenale militare con cui i gruppi di sinistra starebbero preparando un attentato, trovano perquisendo casa sua una cartina geografica della zona tra Camerino e Svolte di Fiungo. Per le forze dell’ordine è la prova di un suo presunto coinvolgimento in affari poco leciti, per lui è l’inizio del periodo più turbolente della propria vita.
Inizialmente infatti il protagonista si dà alla macchia salvo poi tornare sui propri passi nel tentativo di avere giustizia e non finire per sempre etichettato in base ad un’inchiesta che fin dai primi momenti è parsa assurda e costruita su misura in favore di altri.
Il libro, molto ben scritto, tratta uno spaccato d’Italia che purtroppo negli anni di piombo è stata comune a troppi giovani finiti in ingranaggi più grandi di loro con il compiacimento di servizi segreti a detta di molti deviati anche se come dicono in molti “tutti i servizi sono deviati perché naturalmente svolgono attività e azioni segrete” troppo spesso però incuranti, volenti o nolenti, delle vita di chi hanno davanti.
L. Campetti, “L’arsenale di svolte di Fiungo”, Manni editore, pagg.176, €14,00