(ASI) Chieti - Nell'antico Sannio, in Abruzzo, nell'attuale estremo lembo sud - occidentale della Provincia di Chieti, lungo la dorsale del Subappennino Vastese, sorge Schiavi d’Abruzzo che domina dall’alto la vallata del Trigno, una delle culle degli avi italici umbro - sabelli, di cui restano notevoli testimonianze archeologiche, anche grazie alla natura selvaggia e all'isolamento dovuto alle scarse comunicazioni che han preservato fino ad oggi la cultura delle civiltà sorte all'ombra dell'Appennino Centrale durante l'Età del Ferro (X - I secolo a.C.).
Molti di questi tesori sono conservati ed esposti nei musei nazionali di Chieti, in quello di Monteodorisio e nel locale museo di Schiavi d'Abruzzo.
Sopra un'alta terrazza, sotto questo suggestivo borgo montano che deve il suo nome a una colonia di Slavi che si stanziò qui nel Medioevo, sono visitabili i resti di un’area sacra con templi di divinità italiche sconosciute e una necropoli di defunti, utilizzata per oltre venti secoli dagli albori dell’Età del Ferro al Basso Medioevo (dal IX secolo a.C al XIV secolo d.C.), fino a quando il tempio di culto più piccolo, trasformato in chiesa cristiana, venne sepolto da una frana.
I tesori di questa terra magica, rimasero come incantati nel tempo fino ad alcuni decenni fa, quando si decise di iniziare degli scavi archeologici nell'area, riportando alla luce alcuni dei tesori delle popolazioni che si sono stanziate e hanno prosperato sulle alte colline alle pendici dell'Appennino, spina dorsale della nazione italica, dall'Etruria, passando per il Piceno, il Sannio, il Gran Sasso e la Maiella, la cui memoria va preservata dal relativismo culturale del Mondialismo del XXI secolo.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia