Roberto d'Amato (Centro Studi Dannunziani e Patriottici): "vogliamo aprire un dialogo con la comunità slovena della Venezia Giulia"

(ASI) Il 3 di aprile 2025 a Gorizia, il Centro Studi Dannunziani e Patriottici, fondato dal giornalista e saggista storico Cristiano Vignali e dal saggista e critico d'arte Roberto d'Amato, ha organizzato un evento dannunziano in onore del Vate d'Italia Gabriele d'Annunzio, a cui erano stati invitati anche esponenti del mondo culturale della comunità slovena per un dialogo pacifico e costruttivo. Ma, nessuno della comunità slovena è intervenuto.

A tal proposito ha commentato Roberto d'Amato; "Noto con sommo dispiacere che la comunità slovena che vive a Gorizia e nella Venezia Giulia, fra mille privilegi e finanziamenti dei loro circoli culturali, non ha partecipato al nostro evento su d'Annunzio. Inoltre, noto con dispiacere che alcuni sloveni e comunisti faziosi non sanno la storia del d'Annunzio e della Carta del Carnaro, una Costituzione del 1919, molto democratica e attuale anche oggi. In questa Costituzione - ha spiegato d'Amato - si cercò di attuare un capitalismo sociale (che poi il Fascismo in modo grossolano cercò di riprendere con Bottai, il fascista di sinistra),  voto alle donne, tolleranza verso l'omosessualità, il divorzio, le donne impiegate come militari e ufficiali (ricordiamo Incisa di Camerana, primo tenente donna) e tanto altro.

Cari fratelli sloveni che vivete in Italia, nonostante vivete qui, una parte di voi è ancora legata all'ideologia del macellaio Tito (che a guerra finita ha infoibato migliaia di Italiani, colpevoli solo di essere di un'altra etnia, Sloveni cattolici, Croati cattolici e anticomunisti, Serbi monarchici); gli Italiani hanno sbagliato con il Fascismo e condanno gli eccidi del generale Roatta. Ma con che faccia parlate di capitale della cultura 2025 Gorizia-Nova Goriza se non si chiede al Governo sloveno di levare il nome del macellaio comunista dal Monte Sabotino di fronte Gorizia, già premiato purtroppo dal nostro presidente partigiano Pertini, con il titolo di commendatore? Senza dimenticare le pensioni elargite agli Sloveni durante il governo Dc, quando venivano concesse anche a chi non aveva versato in Italia neanche una lira per i contributi, bastava dichiarare di aver fatto il servizio militare in Italia, anche una settimana, per percepire la pensione. Adesso siamo noi che paghiamo i costi di questa politica scellerata di sprechi, non andiamo in pensione quasi neanche a 70 anni, grazie alla demagogia gratuita dei nostri politici. 

Italiani brava gente, ma non tutti fessi" ha concluso Roberto d'Amato del Centro Studi Dannunziani e Patriottici, con la speranza che qualcuno della comunità slovena accolga il messaggio di distensione nei rapporti sociali e l'appello di dialogo. 

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