“Memoria e diletto”, l’Aquila nelle immagini di Amalia Sperandio. Il prezioso volume fotografico il 12 dicembre, alle ore 17:30, a Palazzo Camponeschi

libro Amalia Sperandio(ASI) L’AQUILA – Uscito in questi giorni per i tipi della One Group Edizioni “Memoria e diletto. Amalia Sperandio - Scatti inediti sull’Aquila e dintorni tra ‘800 e ‘900”, il prezioso volume della grande Fotografa aquilana Amalia Sperandio – uno scrigno di rara bellezza – sarà presentato a L’Aquila, mercoledì 12 dicembre alle 17:30 presso Palazzo Camponeschi, in via Camponeschi 19. La straordinaria operazione culturale che porta alla luce la grande Artista si deve all’iniziativa del Gruppo aquilano di azione civica Jemo ‘Nnanzi. Il volume, dedicato “A L’Aquila, alle donne nel decennale della rinascita”, reca i contributi di Duilio Chilante (editore), Cesare Ianni (Jemo ‘Nnanzi), Anna Ventura (poetessa e scrittrice), Daniela Nardecchia (direttrice Archivio di Stato dell’Aquila), Marta Vittorini (archivista di Stato), Alessandra Tacchin (architetto), Francesca Pompa (editore, esperta di comunicazione).

Il prezioso volume “Memoria e diletto, Amalia Sperandio”, documenta in prima nazionale gli inediti scatti della fotografa aquilana Amalia Sperandio (Corfù, 1855 – L’Aquila, 1948), offrendo un singolare spaccato storico e sociale del primo Novecento, a L’Aquila e dintorni. Efficacemente diviso in undici capitoli, le immagini della Sperandio disegnano il volto della città, di alcune famiglie aquilane, della vita sociale, dei paesaggi, degli ambienti, di singolari scorci architettonici, infine dell’Aquila e degli aquilani all’indomani del terremoto del 13 gennaio 1915. E’ la cifra di un’artista di rara sensibilità. La Sperandio riesce a rendere compiutamente l’idea di un’epoca, con istantanee di luoghi, volti ed abitudini d’un ambiente cangiante e suggestivo della Provincia italiana. Davvero uno scrigno d’inimmaginabili tesori d’arte fotografica, per oltre un secolo conosciuti solo da una ristretta cerchia d’amatori ed ora finalmente venuti tutti alla luce, dopo l’assaggio in piccola dose proposto due anni fa in un’intrigante rassegna espositiva a Palazzo Fibbioni, che pure destò larga eco tra gli appassionati e cultori di questa disciplina artistica, e non solo. 

 

Amalia Sperandio è una personalità eclettica, una pioniera della fotografia. Donna tenace e dotata di raffinata sensibilità, vissuta a cavallo di due secoli, riuscì a trasformare la sua passione in arte e l’arte in mestiere. Un singolare personaggio femminile che in un tempo caratterizzato dai conformismi sociali ha saputo vincere i pregiudizi e precorrere i tempi, cimentandosi magistralmente nell’attività fotografica, all’epoca d’esclusiva pertinenza maschile. Dunque, una vera antesignana dell’emancipazione femminile, nell’arte e nel costume. E’ interessante scoprire, infatti, come il talento della Sperandio sia nato dalle molte difficoltà che la vita non le ha risparmiato dopo la morte del padre, a Napoli, che con l’attività di libraio aveva permesso ad Amalia di frequentare ambienti raffinati della colta società partenopea e d’intraprendere studi letterari e musicali. Le disavventure della vita la riportarono all’Aquila, a Preturo, paese d’origine della famiglia, insieme alla madre ormai anziana, quasi prive ambedue di mezzi di sostentamento. Alla fine dell’800 la miseria e l’isolamento trasformarono Amalia nei modi, senza intaccare la sua sensibilità. La famiglia Leosini, antica stirpe aquilana, legatasi a lei da affettuosa amicizia, le offrì ospitalità.

Con la sua voglia d’emozionare e il gusto di catturare immagini, Amalia affinò le competenze tecniche dello sviluppo e della stampa fino a pubblicare, con le sue foto, cartoline dell’Aquila e dintorni, con senso artistico e perfezione fotografica. Voleva emozionare, documentando un territorio di cui aveva già intuito la valenza e la suggestione per essere raccontato, guardato e promosso. Una volta migliorate le sue condizioni economiche, Amalia Sperandio riuscì a sperimentare nuovi processi, come il colore con le lastre Autocrome Lumiere. Divenne, inoltre, fotografa ufficiale delle famiglie nobili aquilane, soprattutto dei marchesi Dragonetti de Torres, della quale famiglia ha lasciato una messe di immagini nei palazzi gentilizi cittadini e nelle belle dimore esterne, come la splendida Villa Dragonetti a Paganica.

Il volume “Memoria e diletto”, nelle sue 264 pagine di eccellente qualità grafica, propone un ampio ventaglio del patrimonio d’immagini che Amalia Sperandio ha lasciato in eredità alla città dell’Aquila. Gli scatti raccontano la vita quotidiana del popolo aquilano che si caratterizza per realismo e passione, scorci di una città che profumano di nostalgia e che non ci sono più. Ancor più preziosi gli scatti dell’artista oggi, quando la comunità aquilana va ricostruendo faticosamente, dopo la terribile prova del terremoto del 2009, il puzzle della sua memoria civica, della sua identità, del suo straordinario patrimonio d’arte. E dei talenti aquilani, che tale patrimonio hanno contribuito a costituire ed accumulare. Tra questi sicuramente un posto di rilievo spetta ad Amalia Sperandio. Forse ha proprio ragione Cesare Ianni, esponente di punta dell’associazione Jemo ‘nnanzi, quando afferma che Amalia Sperandio con la sua arte può a buon titolo diventare “…un’ambasciatrice dell’Aquila, per la forza e la suggestione della sua Fotografia. Probabilmente neanche gli Alinari potrebbero vantare una donna con il temperamento e il talento artistico della Sperandio”.

Goffredo Palmerini

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