(ASI) Chieti – La sera di sabato 9 giugno 2018, si è tenuto presso il Civico 20 RistorArtGallery di Roccascalegna (Ch), l'evento “Dai Voce al Tuo Tempo”, a cura di Nicola Scutti, una serata interamente dedicata alla poesia, dove i partecipanti hanno spaziato tra letture dialettali, o in lingua, recitazione di monologhi tratti da opere teatrali, interpretazioni dei passi di scrittori contemporanei o del passato, fino ad arrivare al cabaret.
A tal proposito, noi abbiamo intervistato lo scrittore Camillo Carrea, originario di Colledimezzo, piccolo centro della Provincia di Chieti sul Lago di Bomba che sta per pubblicare un romanzo storico – politico inedito, intotolato “Questa Storia”, che sulla trama dell'amicizia intima di due ragazzi, costruisce una connessione fra la guerra spagnola, la lotta partigiana e gli “Anni di Piombo” in Italia, trattando alcuni degli avvenimenti più spinosi della storia italo - spagnola in una chiave di interpretazione originale, passando per Acca Larentia, la Strage di Bologna, il Rogo di Primavalle, Piazza Fontana, Valle Giulia, fino ad arrivare alla guerra di Spagna e all'organizzazione degli indipendentisti baschi “Euskadi Ta Askatasuna”, più nota come ETA.
Ma, sentiamo cosa ha dichiarato ai nostri microfoni Camillo Carrea: https://www.youtube.com/watch?v=rfzOVJZx198&feature=youtu.be
Sinossi di “Questa Storia” di Camillo Carrea
“Sigfrido e Franco sono amici. Un'amicizia la loro che valica confini stabiliti e regole imposte. A legarli è un destino che ha radici nel passato e proiezioni infinite, strane, mutevoli nel futuro. Un'infanzia passata in un piccolo paesino, un legame forte nonostante il collegio in cui Sigfrido ha passato molto tempo, completamente solo. Gli anni scorrono, Franco rimane il solito taciturno, chiuso nella sua corazza di ghiaccio che non gli fa provare nulla, almeno all'apparenza, da quando la madre è morta mentre accarezzava i suoi amati fiori sul balcone. Sigfrido, sempre più alto, sempre più bello, lambisce quella superficie ghiacciata giorno dopo giorno in attesa che si sciolga da sola, a contatto con quel po' di calore che riesce a imprimergli. Sigfrido è biondo, ha lunghi capelli che gli sfiorano le spalle. È alto e grande, con spalle forti. Non ha nulla a che vedere con il generale, suo padre, e la distante e distaccata madre che sembra un'estranea. Franco è diverso. Franco è la fotocopia del generale, e molti in paese sanno bene che quella somiglianza non è casuale. Quali segreti nascondono le loro famiglie? Chi è quell'uomo dal passato glorioso e dal carattere autoritario che Sigfrido chiama papà? Da questi dubbi non si ha scampo, e le domande sulle loro origini ritornano costantemente, soprattutto dopo la scoperta di quelle foto maledette che ritraggono il generale e la moglie durante la guerra civile spagnola, sorridenti in posa sopra a decine di cadaveri. Ma la vita fluisce, e Sigfrido segue la sua strada. Gli anni dell'università a Roma sono anni di lotta nel movimento studentesco, anni di rivolta contro il sistema, di occupazioni e di guerriglia urbana. È la fine degli anni Sessanta e Sigfrido vive sulla sua pelle le botte dei fascisti, i lacrimogeni della polizia, le parole di Pasolini sul giornale. Ma nella mente c'è sempre Franco, che rimane imperterrito nella casa che fu di sua madre, tra turni di lavoro in fabbrica e qualche prostituta, mentre Sigfrido diventa insegnante. Lunghe telefonate, qualche ritorno al paese in cui sedersi insieme sulle rive del lago a fumare e bere vino, e un grande desiderio di Sigfrido: portare Franco in viaggio, farlo uscire da quel perimetro entro cui si è rinchiuso, e fargli conoscere il mondo. Dopo un primo tentativo, che si intreccia a una delle pagine più tragiche della storia del nostro paese, e tante insistenze Sigfrido ce l'ha fatta, partiranno per la Spagna. E il viaggio che li aspetta cambierà tutto. Una malattia sordida e letale, una donna dai capelli rossi che incanta e sfugge come un miraggio, un passato che ritorna prepotente con tutte le sue risposte, una casa irreale immersa nei campi di cotone. Una corsa dentro loro stessi che Sigfrido e Franco vivono come hanno vissuto tutta la loro esistenza, amandosi, a modo loro”.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia