(ASI) È da poco disponibile in italiano, per i tipi della Zambon, il saggio "La grande guerra di classe" di Jacques R. Pauwels pubblicato nel 2014 in occasione del centenario della I Guerra Mondiale.
Il libro offre una dettagliata e documentata analisi dei fatti che portarono allo scoppio della Grande guerra e del suo evolversi nel corso degli anni.
Particolarmente interessante la ricostruzione delle cause che portarono allo scoppio del conflitto, la storiografia classica fino ad oggi ha sempre visto e indicato il casus belli nell'assassinio dell'Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo mentre la guerra fu piuttosto l'evoluzione di una situazione che si trascinava da tempo nel vecchio continente.
Per Pauwels infatti quasi tutti i paesi volevano e necessitavano di una guerra più che altro per regolare i conti con forze interne emergenti, su tutti i socialisti che stavano guadagnando consensi in Europa. A scatenare la guerra fu quindi la grande aristocrazia dei proprietari terrieri e l'alta borghesia di industriali e finanzieri. Nello specifico i governi di tutta o quasi l'Europa avevano bisogno di un conflitto per mettere a tacere lo svilupparsi della coscienza del proletariato come classe in grado di giocare un ruolo attivo nel processo elettorale e decisionale dello Stato. La I Guerra mondiale fu quindi, come titola giustamente l'autore, una guerra di classe.
La guerra però, contrariamente da quanto ipotizzato da chi l'aveva voluta assunse presto connotati mai visti prima non tanto per la durata, in Europa tanto per citarne due si erano già combattute una "Guerra dei 30 anni" ed una "Guerra dei 100 anni", quanto per le dimensioni che raggiunse con il convolgimentio di quasi tutta la popolazione civile.
La grande guerra oltre a violenze mai viste prima portò anche nuovi metodi di fare la guerra, in primis la trincea ed i bombardamenti aerei, ma anche per lo sviluppo che diede, ad esempio, ai Servizi segreti.
Grande pregio di Pauwels nel suo libro quello di aver ribaltato alcuni dei luoghi comuni sulla Grande guerra e non solo. Analizzando, ad esempio, l'entrata nel conflitto degli Usa lo scrittore belga smentisce la vulgata popolare che vede Washington, sin dall'epoca, destinata a portare la pace, la libertà e la democrazia nel mondo. Gli Usa all'epoca erano un paese che per il suo sistema elettorale risultava in forte deficit di democrazia ed indietro rispetto alla Germania.
L'occasione dell'ingresso in guerra offrì inoltre agli Usa la possibilità di avviare quella macchina propogandistica chiamata Hollywood che ancora oggi, a 100 anni di distanza, si premura di dividere il mondo in buoni e cattivi, con gli Usa sempre e solo nella parte dei primi, per preparare il mondo a nuovo guerre.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia
J. R. Pauwels, "La grande guerra di classe" ed. Zambon, pagg.561, €27,00