(ASI) Istanbul – Il 29 Maggio 1453, il giovane Califfo Ottomano Maometto II, entra a Costantinopoli, dal 330 d.c., nuova Capitale dell'Impero Romano. La città è caduta dopo un lungo assedio sotto i colpi di un grande cannone che riuscì a sopraffare quelle che fino all'epoca erano considerate le inespugnabili e insuperabili mura della “Nuova Roma”, Costantinopoli.

L'entrata del Califfo Ottomano nella città di Costantino il Grande (274 - 337), segnò simbolicamente la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna, avvenimento frutto praticamente di un fattore che è stato determinante nella storia e nella società mondiale fino all'inizio del Novecento: l'utilizzo e il miglioramento nell'uso della polvere da sparo per lo sviluppo di armi da fuoco più potenti.

La vittoria degli Ottomani, discendenti dei Selgiuchidi che ha posto fine alla continuità giuridica diretta del potere imperiale romano da Ottaviano Augusto in poi, ha molteplici risvolti che gli storici leggono in maniera differente.

C'è chi vede nella vittoria degli Ottomani su Costantinopoli la vittoria o la rivincita se si vuol chiamare così dei “Persiani” sui “Romani” nell'antico eterno scontro nato a partire del I secolo avanti cristo con il Triumviro romano Crasso a Carre (53 a.c.).

C'è chi vede, invece, nella creazione di un impero orientale ricompattato sotto il Califfo Ottomano, il ritorno di un impero unito dal Danubio all'Eufrate come ai tempi di Alessandro Magno (circa 324 – 319 a.c.), col nuovo trionfo di quei valori dell'Ellenismo Classico che le guerre religiose fra Cristianesimo e Paganesimo prima, fra religione cristiana ufficiale ed eresie, poi fra Cattolicesimo e Ortodossia e infine fra Cristianesimo e Islam, avevano dilaniato. Il Sultano Ottomano era pressoché tollerante verso ogni religione.

C'è chi vede nella fine dell'Impero Romano di Costantinopoli (per la cronaca l'ultimo imperatore fu Costantino XI Paleologo), la rivincita di Roma e dell'Occidente (ergo del Pontefice che si definiva anche erede dell'Imperatore Romano) nei confronti dell'Oriente, dopo la caduta romano – occidental edel 476 d.c, con la conseguente riunificazione spirituale della Chiesa sotto il Papa, dopo la fine della “Pentarchia” che in età antica reggeva il Cristianesimo, formata dai Vescovi di Roma, di Costantinopoli, di Alessandria, di Antiochia e di Gerusalemme, teoria già messa in realtà in crisi dal Concilio di Calcedonia del 451 e che funzionò solo nel VI secolo con Giustiniano il Grande che ristabilì per pochi anni l'unità del Mediterraneo sotto l'autorità dell' “Imperator Romanus”.

In Occidente, alcuni salutarono la caduta dell'Impero Romano d'Oriente detto anche “Bizantino”, come il rafforzamento del Sacro Romano Impero che politicamente, in quel momento, rimaneva l'unico erede dell'Universalismo Romano.

Ma, come poi la storia con i suoi corsi e ricorsi dimostrò, le cose non andarono proprio esattamente così.

Oggettivamente, il Sultano Ottomano e il Pontefice di Roma furono quelli che immediatamente ebbero i vantaggi più evidenti, rafforzando il loro potere con la fine dell'Impero Romano di Costantinopoli.

Il Papa, dopo il Concilio che sembrava decretare la riunificazione con la Chiesa Ortodossa di Costantinopoli nel 1445, pensò di aver unificato sotto la sua guida l'ecumene cristiano e, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Oriente, si diede a manovre espansionistiche della Fede verso Occidente, spalleggiando le potenze nazionali atlantiche, sopratutto la Spagna che aprì la nuova rotta oceanica verso l'Estremo Oriente, non più facilmente raggiungibile dal Mediterraneo Orientale a causa del blocco da parte dei Turchi Ottomani dell'antica “Via della Seta” ripercorsa dal veneziano Marco Polo nel suo viaggio poi raccontato ne “Il Milione” fra il XIII e il XIV secolo.          

Inoltre, nel XV secolo, la fine della Costantinopoli “romana”, mette in crisi il sistema che suddivideva l'ecumene cristiano nell'Impero Romano d'Occidente e d'Oriente, ancora fortissimo nel Medioevo, anche a causa dell'avvento delle potenze delle monarchie nazionali, di Francia, Inghilterra e sopratutto di Spagna che si stava unificando con il matrimonio fra Isabella di Castiglia e Ferdinando di Aragona e la cacciata definitiva degli Arabi dalla Penisola Iberica nel 1492 a Granada, stesso anno in cui Cristoforo Colombo scoprì l'America.

Gli Stati Italiani che fino all'epoca, benché non uniti in una unica monarchia nazionale, avevano dominato la scena politica, entrarono in crisi.

Testimonianza della crisi dell'universalismo imperiale occidentale – cristiano e delle potenze mediterranee italiane, come le Repubbliche Marinare di Venezia e Genova, a confronto degli Stati Nazionali Atlantici, fu, ad esempio, il fatto che all'appello del Pontefice di difendere Costantinopoli dagli Ottomani, rispose solo uno sparuto contingente militare mercenario, inviato dalle due potenze marittime italiane che avevano forti interessi nella zona del Bosforo e dei Dardanelli, ma che, nel contempo, non volevano assolutamente inimicarsi neanche i commerci con i mercanti del mondo islamico. Le grandi monarchie europee non mandarono pressoché nessun contingente.

Ma, con la caduta di Costantinopoli, i commerci nel Mediterraneo per le potenze italiane si compromisero e l'Italia entrò in un periodo di crisi politica – economica, legata allo spostamento sempre maggiore dell'asse commerciale europeo principale dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico.

La crisi degli Stati italiani nel Cinquecento, raggiunse il suo culmine con la calata di Spagnoli e Francesi nella Penisola, chiamati anche dal Pontefice per mettere fine a una frammentazione politica che non poteva far altro che favorire una possibile invasione dell'esercito ottomano in Italia per ricreare l'unità del Mediterraneo.

La maggior parte del territorio italiano finì sotto l'influenza politica degli Asburgo di Spagna, come sancito dalla pace fra Francia e Spagna nel 1559 a Cateau – Cambresis.

Così il Papato si legò a doppio filo alla Spagna e agli Asburgo che per le loro mire imperiali universalistiche, furono gli alfieri della colonizzazione e della cristianizzazione delle terre del Centro e del Sud America con la fine delle antiche civiltà precolombiane.

A rovinare, l'ambizioso progetto di un nuovo universalismo imperiale e papale occidentale fu la Riforma Protestante, iniziata nel XVI secolo con le 95 Tesi di Lutero e conclusasi con la Pace di Rocroi che sancì definitivamente il principio della libertà religiosa e la fine di fatto del potere universale del Sacro Romano Impero che, da quel momento, servì esclusivamente da elemento di stabilità per l'inquieto e diviso mondo germanico in Europa Centrale.

Il resto lo fece l'Illuminismo e la Rivoluzione Francese che poi partorirono il Giacobinismo e Napoleone con la distruzione definitivamente di ogni nuova ambizione cattolica di universalismo europeo.

Anche l'Impero Ottomano, benché rafforzatosi in quel momento con la conquista di Costantinopoli, dei Dardanelli e del Bosforo, in realtà aveva messo i presupposti per la crisi dell'idea di impero universale in Oriente alcuni secoli dopo.    

Il Sultano di Costantinopoli, sembrava aver definitivamente portato la pace, politica e religiosa in un Mediterraneo Orientale sempre pieno di dispute spirituali e di guerre etniche.

L'Impero Ottomano sembrava aver risolto il conflitto per il controllo del cosiddetto geopoliticamente “Heartland” (cuore della terra) il cui controllo si contendevano: prima le civiltà della “Mezzaluna fertile”, poi le polis greche e i Persiani, poi i Regni Ellenistici nati dallo smembramento dell'Impero di Alessandro Magno, poi l'Impero Romano con i Parti e i Persiani, poi l'Impero Bizantino con gli Arabi e infine sempre i Bizantini con i Turchi Selgiuchidi. Ma, non sarà così.

Il Califfo Ottomano si considerava l'erede dell'Imperatore Romano, degli antichi Re Persiani e dell'Ellenico Alessandro Magno, in virtù del concetto di “Cesaropapismo”, si sentiva la guida non solo dell'Islam, ma anche della Chiesa Ortodossa, nominando o influenzando la nomina dei patriarchi, e cercava di espandere il suo impero ulteriormente verso Nord – Ovest e verso Nord – Est.

Ma, le ambizioni di potenza vennero ben presto contrastate dalla nascita dell'Impero Zarista con il matrimonio fra l'ultima erede dell'Imperatore Romano d'Oriente, la nipote Sofia Paleologa e il Gran Principe di Mosca, Ivan il Grande (1440 – 1505).

Non è da dimenticare lo Scià di Persia (Iran) che contendeva all'Imperatore Ottomano, Sultano della “Soave Porta”, l'eredità ellenistica, “persiana” e islamica.

E sopratutto, non è da trascurare, come già accennato che la fine della Costantinopoli romana, portò alla definitiva rottura del mercato economico mediterraneo con il graduale spostamento dell'asse europeo commerciale verso l'Oceano Atlantico, con la nascita degli Imperi coloniali delle grandi potenze europee come la Spagna, la Francia e l'Inghilterra,

Iniziò il periodo delle scoperte ed esplorazioni geografiche della terra che può definirsi terminato agli inizi del Novecento.

Agli inizi del Settecento, con la guerra di successione spagnola che portò allo smembramento dell'impero ispanico universale degli Asburgo (su cui splendeva sempre il sole come affermava Carlo V), con i venti rivoluzionari che alla fine del Settecento spirarono sull'Atlantico con la Rivoluzione Francese nel 1789 e sopratutto con la Rivoluzione Americana che portarono alla costituzione degli Stati Uniti d'America con la dichiarazione di indipendenza del 4 luglio 1776 (cioè della prima colonia che si rese indipendente da una potenza europea) nuovi principi come il materialismo laico illuminista, il liberismo e il nazionalismo come autodeterminazione dei popoli, andavano affermandosi.

Così, all'inizio dell'Ottocento, le potenze europee liberali di Francia e Inghilterra che si fecero precursori e alfieri dei principi liberali e illuministici, vinsero definitivamente la guerra coloniale con la Spagna, alfiere della spiritualità e del Cattolicesimo che perse il suo impero coloniale americano sotto i colpi del indipendentismo liberal - nazionalista; e una nuova potenza liberal-democratica, gli Stati Uniti d'America, nacque sulla scena globale che portò avanti un nuovo concetto di dominio globale, quello legato al liberismo, con una influenza di potere prevalentemente economica e culturale e non territoriale, lasciando i Popoli “liberi” di avere almeno apparentemente una forma di governo indipendente, frutto della “sovranità” della Nazione.

Così nacque quell'Occidente liberale e progressista che noi conosciamo e che porta avanti delle idee in antitesi con l'Oriente autocratico e tradizionalista e che lotta con esso per il controllo dell' “Heartland”, il cuore del mondo, la zona dell'antica Mesopotamia per intenderci.

Il principio nazionalista fu lo stesso che poi nel corso dell'Ottocento e soprattutto nei primi anni del Novecento, spirò in Europa e sul Mediterraneo e che portò alla crisi e all'inizio dello smembramento dell'Impero Ottomano, sotto i colpi delle potenze occidentali anglo – francesi che si facevano alfieri di tale principi per mere loro ambizioni di potenza coloniale.

Con la Prima Guerra Mondiale (1914 – 1918) il Nazionalismo e il materialismo laico raggiunsero il loro culmine e decretarono la fine sia dell'Impero Asburgico d'Austria (1919), ultimo erede del Sacro Romano Impero e della monarchia universale europea cattolica occidentale, sia dell'Impero Zarista (1917), erede dell'Impero Romano d'Oriente, sia ovviamente dell'Impero Ottomano (1922) e dell'unità del mondo islamico sotto un Califfo.

Nel XXI secolo, con la fine della Guerra Fredda e l'avvento della Globalizzazione, nuove potenze si scontrano per il controllo del mondo e dell'Heartland, quell'area geografica che era stata sempre oggetto di dispute fra diversi imperi, potenze che hanno una diversa idea di universalismo e di potere, come ad esempio, le potenze regionali di Turchia e Iran (eredi della tradizione imperiale Ottomana e Persiana), come gli Stati Uniti (che si definisce erede dell'Impero Romano d'Occidente) e la Russia (che dopo la fine del Comunismo e l'avvento di Putin ha ripreso la vecchia tradizione zarista dell'Impero Romano d'Oriente e di Mosca “Terza Roma”), oltre all'Isis o Stato Islamico che vorrebbe ricreare un nuovo Califfato che riporti sotto una nuova autorità religiosa unitaria il mondo islamico come avvenuto dal VII al VIII secolo.

Pertanto, l'entrata di Maometto II in Costantinopoli la mattina del 29 maggio 1453, può essere in realtà considerata come il primo atto verso la crisi dell'universalismo ecumenico religioso mondiale sia Cristiano che Islamico che col relativismo culturale moderno, rischia definitivamente di essere sopraffatto in questo nuovo Millennio.

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

 

ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione

Ultimi articoli

A Montecarlo apre il museo Michael Jackson di Salvo Nugnes

(ASI) Un progetto di grande portata internazionale è pronto a vedere la luce nel cuore del principato. Un museo monumentale dedicato a Michael Jackson, il Re del Pop, figura immortale della ...

Cleopatra oltre il mito di Elisa Fossati

(ASI) Tutti crediamo di conoscere Cleopatra, anche attraverso le numerose interpretazioni cinematografiche che ne sono state fatte.

Agricoltura, Almici (Fdi): Su lupo preservata delega per regolamentazione equilibrata  

(ASI) "Sul tema del lupo è arrivato il momento di smetterla con ricostruzioni fantasiose e titoli pensati per fare rumore. La realtà è semplice: la delega al Governo non è stata rallentata, ma ...

XIV giornata di Campionato tra Coppe e verdetti. Il punto di Sergio Curcio

XIV giornata di Campionato tra Coppe e verdetti. Il punto di Sergio Curcio

Suolo, Confeuro-Accademia IC: “Meno consumo e più agricoltura rigenerativa per tutela”

(ASI) “In occasione della Giornata Mondiale del Suolo - dichiarano Andrea Tiso, presidente nazionale Confeuro, e Carmela Tiso, portavoce nazionale di Accademia Iniziativa Comune - è necessario ribadire con forza quanto ...

La funzione fondamentale delle film commission raccontata attraverso il libro di Daniele Corvi e Fabio Melelli al Laceno d’Oro.

 (ASI) Al cinema Eliseo di Avellino è stato presentato il libro “Le Fondazioni Film Commission. Tra ruolo istituzionale e cineturismo” di Daniele Corvi e Fabio Melelli in un evento collaterale ...

Lavoro: Coldiretti, bene proroga occasionale, ora stabilizzarlo in finanziaria. Misura sociale utilizzata da studenti e pensionati che completa il mercato del lavoro nei campi

(ASI) La proroga del lavoro occasionale in agricoltura contenuta nel ddl Semplificazioni è importante rispetto a uno strumento che ha dimostrato di rappresentare una misura utile, anche a livello sociale, senza ...

UGL entra per la prima volta nella RSU della STS Società Tipografica Siciliana S.p.A.

(ASI) Per la prima volta l'UGL conquista la rappresentanza sindacale all'interno della STS Società Tipografica Siciliana S.p.A., nella Zona Industriale di Catania. Alle elezioni per il rinnovo delle ...

Ue: Giglio Vigna (Lega), non imporre ideologia. Italia per neutralità tecnologica 

(ASI) Roma, 5 dic. - "L'Italia è per la neutralità tecnologica. L'Italia è contro l'ideologia dell'elettrico al 100%. Per questo diciamo sì a tutte le tecnologie: elettrico, biogas, biocarburanti, idrogeno, e-diesel, diesel di ultima ...

Rosellina Madeo (Pd): «Superare le divisioni interne per tornare alla maggioranza»

(ASI) Cosenza – «Il grande progetto del Partito Democratico ha bisogno di tutti noi, nessuno escluso. Occorre superare le divisioni interne e mettere da parte i personalismi – così la consigliera regionale ...