(ASI) Abruzzo – Si è ormai perduta la memoria degli antichi fasti dell’Abruzzo, col suo passato magico e arcano, le sue genti fiere e orgogliose, il ricordo del tempo in cui era una terra prospera e potente, famosa in tutta Europa.
A tal proposito, il libro “Storie della Storia d'Abruzzo” di Camillo Chiarieri con illustrazioni di Valerio Perilli, vuol contribuire a recuperare tale memoria, celebrando la bellezza dell’Abruzzo e raccontando di come in determinati periodi esso abbia contribuito a costruire la Grande Storia .
L'intento dell'autore è quello di riportare alla luce e condividere con tutti la storia popolare abruzzese, ponendo le basi per la crescita di un Abruzzo più unito e solidale che dal suo passato tragga la forza e la conoscenza per affrontare il futuro.
L'opera, racconta di cinque vicende storicheche delineano un quadro generale della storia d’Abruzzo, innestato nella più grande storia europea, in un viaggio ideale con i pastori della transumanza; nelle caverne abitate fin dal Paleolitico; tra i boschi e sulle vette con gli eremiti, per comprendere come la contemplazione della bellezza naturale e la vicinanza al cielo, potessero avvicinare l'uomo alla grandezza divina; sulle vie commerciali della lana e dello zafferano che hanno dato vita a un’economia prospera; al fianco dei briganti che difesero tenacemente la propria terra.
Tutte storie che presentano ancora delle “pagine” a tutt'oggi da scoprire e approfondire.
Pertanto per comprendere affondo questo libro, abbiamo intervistato l'autore Camillo Chiarieri che nella vita fa la guida turistica, a cui abbiamo posto alcune domande:
Che Abruzzo racconta il suo libro "Storie della Storia d'Abruzzo"?
“Racconta una terra magica e arcana, dal cuore antico e nobile, dalla natura spettacolare e luminosa e dalla storia importante. E narra delle genti, delle persone comuni che, nel corso dei secoli, con il lavoro, i sogni, le speranze e i sacrifici, hanno costruito la nostra cultura regionale, il comune sentire di tutta la nostra società”.
Qualche episodio curioso che viene raccontato nell'opera?
“Difficile scegliere: secondo me la storia d’Abruzzo è talmente sconosciuta (anche agli stessi abruzzesi) che al termine della lettura gli episodi per così dire “curiosi” risulteranno essere moltissimi. l libro è strutturato in cinque Capitoli, in ciascuno dei quali si narra una storia in particolare, tratta dal lungo fluire della storia regionale (da questo procedere il senso del titolo): si va dalla grande epopea dell’industria armentizia a un racconto romantico della storia dell’Aquila che fu, dal tentativo di tracciare una storia della religione regionale che parta dal Paleolitico e arrivi al Medioevo, fino a un capitolo dedicato all’approfondimento della figura di Pietro del Morrone (il famoso papa Celestino V), fino a una ricostruzione del fenomeno del brigantaggio post-unitario. In ciascun capitolo ci sono molti “episodi curiosi”: mi piace pensare che ciascun lettore ne avrà uno preferito”.
Chi è Camillo Chiarieri?
“Mmh, domanda impegnativa e complessa… In questo contesto possiamo dire che è una persona generalmente molto curiosa, sempre desiderosa di sapere. E che gli piace poi raccontare e condividere le cose che scopre e impara”.
Quali e quante radici nella storia d'Abruzzo?
“Tante e diverse. Come del resto è lo stesso per tutta l’Italia. Siamo un grande Paese proprio perché qui i millenni hanno sedimentato tantissime storie e culture. L’Abruzzo non è meno complesso e stratificato di territori ben più noti della penisola: è importante solo che i suoi abitanti di oggi lo ricordino, recuperino quei valori fondanti attualizzandoli e li riutilizzino per costruire una società più orgogliosa e coesa”
Cosa crede che bisogna migliorare per far decollare turisticamente la regione?
“Credo che persone originarie di un luogo ne siano un po’ i “padroni di casa”. Hai mai visitato una bella casa guidato dal suo padrone? Ti farà notare particolari, ti racconterà con amore la storia di ciascuna stanza, ne sentirai l’orgoglio… Insomma, probabilmente alla fine di quella casa farà, almeno un po’, innamorare anche te… Anzi: dirai “che bella casa!” proprio perché l’avrai vista con i suoi occhi. Per sviluppare turisticamente l’Abruzzo le cose da fare sono migliaia… Ma credo che la prima in assoluto sia proprio fare in modo che gli abruzzesi conoscano e amino la loro terra. Se essa non ha valore per noi che vi viviamo, perché le persone dovrebbero venire a vederla fin da lontano? Una catapecchia interessa pochi, un bel castello tutti vogliono vederlo: gli abruzzesi cosa trasmettono all’esterno? L’idea di abitare una catapecchia o un castello?”
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia
Copyright © ASI. Riproduzione vietata