(ASI) Perugia - Tra la seconda metà del ‘700 e gli inizi dell’800, una schiera di pittori provenienti da tutta Europa, affascinati dalla bellezza della natura italiana, iniziarono a dipingere, per la prima volta nella storia dell’arte, en plein air, all’aria aperta. Fino a quel momento il pittore dipingeva soltanto nel suo atelier, recandosi all’esterno solo per prendere veloci appunti di un panorama, di uno scorcio o di una veduta. Il quadro vero e proprio veniva realizzato solo ed esclusivamente nella tranquillità dello studio.
Questi originali artisti erano venuti in Italia per studiare le opere del recente e lontano passato, custodite a Firenze, Roma, Napoli, ma, deludendo anche i loro maestri, rimasero abbagliati dallo splendore dei panorami italiani, dei boschi, delle valli, dalle rovine alle periferie delle città o dimenticate nelle campagne, lontane eco di acquedotti romani e strade consolari.
Luoghi privilegiati di questa attenzione artistica furono Roma, Napoli, alcune zone della Sicilia e la valle di Terni. L’Umbria fu così amata dai plenaristi, questo il nome dato in seguito agli artisti stranieri, che delle Cascate delle Marmore, per esempio, ci sono tramandati centinaia di dipinti, tra olii, olii su carta, schizzi e bozzetti.
Nonostante la straordinaria importanza artistica del fenomeno, il movimento è stato negletto dalla critica italiana, che ha trascurato le opere di questi artisti, nello stesso modo in cui i pittori italiani dell’epoca trascuravano il dipingere all’aperto.
Per approfondire la conoscenza delle opere e dei loro autori, Franco Passalacqua, pittore perugino di fama internazionale, ha diretto la realizzazione di un documentario dedicato ai plenaristi.
Alla presentazione dell’opera, il 3 febbraio 2016 presso il Cinema PostModernissimo di Perugia, davanti ad una sala gremita di appassionati e curiosi, il regista ha introdotto ed illustrato il fondamento del suo ultimo lavoro, allietando gli ascoltatori con aneddoti relativi ai suoi predecessori. Il documentario, della durata di trentasette minuti, oltre ad essere gradevole e scorrevole, riesce immediatamente a far entrare il pubblico in medias res, accanto agli artisti dell’epoca, attratti e distratti dalla natura italiana, che impediva loro di dedicarsi allo studio canonico dell’arte e della sua storia attraverso l’imitazione del passato. Con la voce del narratore che legge brani di lettere di pittori del tempo, le immagini ci accompagnano tra le opere d’arte generate dal quel periodo rivoluzionario, sempre inframmezzate dai panorami reali che ispirarono i realizzatori.
La valle incantata racconta dell’amore, della passione e del trasporto che folgorò centinaia d’artisti, tra cui Corot, di quel tempo che avrebbe visto anticipare la ricerca fotografica ed ispirato, anzi permesso, la svolta impressionista francese.
Ilaria Delicati - Agenzia Stampa Italia
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