Il modo di raccontare la storia di Pierluigi Romeo di Colloredo, è accattivante. Le note sono brevi, le frasi sono limpide e il contenuto è chiarissimo. In particolare, l’ultima opera da lui data alle stampe, può essere veramente considerata un ottimo modello di storiografia. Essa si intitola La carne del Carnaro, e racconta, come recita il titolo Un giorno nella vita di Gabriele d’Annunzio. Venerdì 12 settembre 1919, la marcia su Fiume.
Leggendo le recensioni virtuali, si può apprendere che si tratti “dello studio più completo circa la preparazione e l’inizio dell’impresa di Fiume di Gabriele d’Annunzio”. La definizione mi sembra corretta, proprio perché Colloredo ha voluto dare spazio a tutti i dettagli, cercando di non trascurare nulla. Ad esempio, è uno dei pochi studi che affronta l’apporto della massoneria fiumana all’impresa e alla causa fiumana. Si potrà obiettare che lo storico Colloredo è massone o simpatizzante della massoneria. Tuttavia, proprio per fornire la migliore inquadratura storica, è necessario parlare di tutte le forze in campo, e in questo caso anche della massoneria.
Si possono apprendere dei dettagli per ulteriori studi dannunziani. Un Vate “martinista”, massone, libero muratore, sono dati tendenzialmente destinati all’oblio, più che allo studio. Eppure, Colloredo dà loro vita e colore. Spiega i significati esoterici e simbolici della vita, della poesia, della simbologia del nido del lago di d’Annunzio. Addirittura, spiega il rapporto “medianico” che ha con la folla, quasi fosse una sorta di trance. Il balcone, e la folla, dopo d’Annunzio, non saranno più banalità, ma i suoi rituali saranno ripresi da molti e molti altri ancora.
Come se non fosse abbastanza, Colloredo è anche un ottimo storico della Prima Guerra Mondiale. Se non altro, perché applica il principio crociano “storia come pensiero e come azione”. Fa rivivere gli avvenimenti, rende il lettore protagonista degli stessi. E’ matematicamente impossibile restare indifferenti di fronte ai racconti di guerra, ai protagonisti di quei luoghi che rappresentano la toponomastica di tutte le strade dello stivale. Non so se Colloredo abbia letto il mio saggio “Il carattere italiano della Venezia Giulia e della Dalmazia”. Eppure, lui cita le motivazioni delle Medaglie d’Oro, esattamente come ho fatto io. Fa rivivere il Lenzuolo Bianco, il Nad Logem, la sbarra di Cantrida, proprio come ho voluto forgiare il mio saggio. Rende omaggio, memoria ed onore a coloro che in tre anni di guerra logorantissima hanno costruito la Nazione, liberandola da un servaggio secolare, innescando la miccia della rivoluzione. Per questo quando racconta la Grande Guerra vittoriosa, è impareggiabile, e non c’è Rochat o Isnenghi che tenga. E questi ultimi si sa, sono accademici di lungo corso e grande fortuna.
La bibliografia finale e la cronologia dannunziana non fan altro che impreziosire il volume. Edito dall’Associazione Culturale “Italia Storica”, dovrebbe essere presente in ogni biblioteca d’Italia.
La Carne del Carnaro, di Pierluigi Romeo di Colloredo
132 pagg, F.to 14x21, alcune ill. b/n. Euro 16,00
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Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia