La prima grande opera teatrale di Riccardo Scamarcio: l’attore racconta le sue sensazioni e paure.
(ASI) Paolo Santolini, attore e regista teatrale, ha avuto due idee geniali: 1- chiamare a recitare Riccardo Scamarcio e dargli il ruolo di Romeo; 2- filmare le prove e le quinte relative dello spettacolo e creare una sorta di docu-film sul ruolo e la dimensione dell’attore. Caratteristica del lavoro è che si riesce a capire cosa vuol dire affrontare una platea numerosa, quanto possa essere sensibile a un pubblico coinvolto e di come il teatro sia cosa ben diversa dal cinema. Lo sa bene Riccardo Scamarcio che tornando sul palco, venendo a contatto con attori diversi e con il pubblico ha avuto paura e si è confessato. Lui uomo duro, impenetrabile ha fatto trasparire la sua fragilità di artista che si innervosisce sia davanti ai giornalisti che sono sempre pronti a fare domande per metterti in difficoltà e carpire qualcosa della tua vita sia davanti a un certo pubblico che si siede per criticarlo. Santolini ha voluto azzardare e mettere “un antipatico” davanti a un pubblico diverso e più difficile. Scamarcio non è però uno che si tira dietro davanti alle sfide, magari soffre, fuma in continuazione sigarette per riprendersi, ma cerca in tutti i modi di migliorare e per questo si è affidato prima al bizzarro Santolini che ha lavorato psicologicamente su di lui e sulla starvagante Deniz Ozdogan, attrice turca molto brava, ma che non lavorava sulla dizione e poi a quel pubblico che tanto lo terrorizzava. La scomessa di Santolini è stata vinta, Scamarcio se la è cavata a teatro e l’opera cinematografica risulta molto interessante perché ci fa capire l’umanità di un divo e soprattutto ci illumina sull’affascinante quanto complesso mestiere dell’attore di teatro.