(ASI) Padova - Italia Martin conserva nel suo cuore un segreto tremendo. Talmente grande da non poter essere rivelato, né ora né mai. Questo è il pensiero di associazioni come l'ANPI, che impediscono la libera circolazione nei cinema nazionali del film di Il segreto di Italia, avente sceneggiatura di Antonello Belluco e del defunto Gerardo Fontana.
Perché tanto accanimento? Non si capisce per quale motivo un film debba essere censurato "politicamente". E' così grande il segreto della giovane, quindicenne Italia? Sembra proprio di no. O meglio, storicamente, i fatti che prendono il nome di "Eccidio di Codevigo" (provincia di Padova) sono esistiti. La 28ª Brigata Garibaldi "Mario Gordini", comandata da Arrigo Boldrini, è esistita, ed è responsabile della morte (ovviamente coadiuvata da altre formazioni) di più di 100 persone. Un eccidio dettato da rabbia, rancore e soprattutto, insensatezza. Nessuno arrogava loro il diritto di ammazzare militi fascisti e civili di quel paese (e non), proprio a livello giuridico. E qualora vi fosse stato tra loro qualche criminale di guerra, non erano certo quelli i metodi per instaurare la democrazia. Tutt'altro.
Eppure, sebbene i fatti siano accaduti, e siano documentati, non si devono sapere. Tutto ciò incrinerebbe la vulgata resistenziale, sebbene anche l'ex Presidente Giorgio Napolitano avesse parlato, proprio in occasione della ricorrenza de 25 aprile, di "zone d'ombra" nella resistenza. Tuttavia, il vero oscurantismo, è cercare di negare la realtà dei fatti, occultando un film, che nulla ha di compromettente, salvo raccontare, grazie ad una fantasiosa storia d'amore, ciò che è accaduto 70 anni fa.
La bellezza del film, forse, non sta nella possibile storia d'amore di Italia con Farinacci Fontana. La famiglia della quindicenne Italia si trova ad ospitare Ada Mikovich Martini, fiumana, sfollata dalla città del Carnaro, vedova di un eroe di guerra. Quest'inattesa ospitalità, provoca un certo tumulto nelle famiglie Martin e Fontana, rispettivamente, quelle di Italia e Farinacci. La vita contadina scorre ugualmente, e l'occupazione tedesca non sembra scalfire particolarmente la quiete della campagna veneta. Essa ha i suoi ritmi, la sua esistenza secolare, le sue leggi, e secondo il padre di Italia, sebbene su di essa vi siano passati: romani, veneziani, austriaci, fascisti ed ora comunisti, essa rimarrà sempre la stessa. Ada è splendida, Farinacci la nota. Eppure, Italia, che lo ama da sempre, dopo aver visto un film di Luisa Ferida con lui, desidera quello che designa il suo ragazzo. Nel frattempo, la famigerata Brigata Garibaldi arriva in città, si insedia e comincia la sua mattanza. L'ingenuità e la gelosia di Italia, avrebbe portato a raccontare dove fossero nascosti Ada e Farinacci, allontanatisi per una notte d'amore. Questo suo terribile sbaglio, avrebbe portato all'eccidio di Codevigo. Un segreto troppo grande, per una ragazza che amava profondamente quell'uomo, provava affetto per la sua amica, che la porterà a non sposarsi mai, a cambiare esistenza trasferendosi negli Stati Uniti, e a tornare nel paese natio solamente 55 anni dopo, per il matrimonio della nipote, anch'ella di nome Italia. Eppure, non è stato un ritorno semplice. A trovarla al suo rientro c'era anche un ex partigiano, uno di quelli che voleva impedire le stragi, non assetato di sangue come Arrigo Boldrini ed i suoi complici. Questo partigiano prova a spiegare all'ormai adulta Italia che lei non aveva colpe per quanto accaduto, tutto quanto difatti era premeditato ed inevitabile. Ed è vero. Qualora questa storia d'amore scomparisse, e si tornasse per un attimo ai fatti storici, nessuno avrebbe potuto fermare la furia assassina di quegli uomini. Le responsabilità di un massacro simile sono enormi, e fanno veramente riflettere sui lati oscuri della nostra recentissima storia patria. Porzus, Codevigo, il triangolo della morte sono pagine che meritano sia la massima diffusione storica, sia il coraggio dell'opera cinematografica. Linguisticamente, Belluco, sceglie di far parlare molto spesso i protagonisti in dialetto veneto. L'ambientazione, i ritmi, le parole, le espressioni: questa, a mio avviso è la particolare bellezza del film. Un tributo alla civiltà contadina, spesso dimenticata, o banalizzata, o addirittura, di questi tempi, considerata superata. Per nulla. La saggezza di quanto usciva dalle bocche di quelle semplice persone che vivevano quei tristi "giorni di caino", supera di gran lunga le migliori filosofie moderne. Certo, non è semplice al di fuori del Veneto individuare parole specifiche usate durante i dialoghi. Eppure, se siamo abituati a seguire spesso il dialetto napoletano in prima serata, anche il veneto nella sua accezione agreste e rurale ha il suo fascino. E come ha detto l'adulta Italia sul finale, il vero segreto è giusto quando va rivelato. E non saranno le etichette, la prepotenza e la viltà a fermare la verità.
Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia