(ASI) Roma. Di seguito l'intero programma mensile del cinema Trevi e un approfondimento della prima settimana di marzo:
1-7-8-15 marzo Capolavori del cinema in 2k
3 marzo Auguri Tomas
4 marzo Le maschere del potere tra teatro, cinema e politica
5 marzo Incontro con il Cinema Sardo a Roma
6 marzo Il senso della vertigine. Il cinema di Paolo Bologna
7-8 marzo Profondo rosso
10 marzo Maurizio Merli, il poliziotto ribelle
11 marzo Federico Fellini e la Spagna
12 marzo Pino Zac, il genio del Male
13 marzo "Ri-conoscere Fernando Birri - 90 anni di militanza dell'immagine"
14 marzo Cinema e psicanalisi: Un mondo precario
15 marzo Fatti e strafatti
17 marzo Pier Paolo Pasolini, il mistico delle borgate
18-19 marzo Claudio Bondì, un cineasta globale
20 marzo 6 dita di follia. Il cinema di Rino Di Silvestro e dei suoi eredi
21-22 marzo Fratelli nel cinema: Risi e Muccino
23-26 marzo Le metafore armene nel cinema
24-29 marzo Il cinema etico di Nanni Loy
31 marzo Cineteca Classic: Louis Malle
martedì 3 marzo
Auguri Tomas
La Cineteca Nazionale rende omaggio a Tomas Milian nel giorno del suo compleanno con la proiezione di due film di culto: il poliziesco Squadra volante e il western Vamos a matar compañeros, fra i pochi film in cui possiamo sentire la vera voce dell'attore, con il suo inconfondibile accento.
Si ringrazia Giorgio Navarro (www.tomasmilian.it)
ore 16.30 Squadra volante di Stelvio Massi (1974, 93')
«Da quando gli hanno ucciso la moglie durante una rapina, il commissario Ravelli (Milian) cerca la vendetta contro il marsigliese (Moschin), criminale tisico e spietato che, allestendo un finto set cinematografico, porta a termine l'ennesimo sanguinario colpo. Primo poliziesco diretto da Stelvio Massi, tenuto in piedi dagli attori e dalle scene d'azione. Straordinario Milian, che dopo la decadenza dello spaghetti-western crea una figura atipica nel poliziesco dell'epoca, con il toscano sempre tra le labbra e il basco in testa» (Mereghetti).
ore 18.15 Vamos a matar compañeros di Sergio Corbucci (1970, 121')
«Il Messico è spaccato tra due rivoluzionari: il laido Mongo (Bodalo) e l'idealista Xantos (Rey), prigioniero degli americani. Un mercante d'armi, lo Svedese (Nero) e un uomo di Mongo, El Basco (Milian), devono far evadere Xantos, che conosce la combinazione di una cassaforte. Le alleanze si ribalteranno. Corbucci riprende e perfeziona il meccanismo di Il mercenario – la strana alleanza tra il gringo e il compesino – e la presenza dell'istrionico Milian, sempre più parolacciaro, fruttò un incasso doppio (un miliardo dell'epoca)» (Mereghetti). «Cult di una generazione cresciuta a lotta politica e spaghetti-western» (Giusti).
mercoledì 4 marzo
Le maschere del potere tra teatro, cinema e politica
La presentazione del film di Flavio De Bernardinis, Maschere crude, offre l'occasione per riflettere sui rapporti tra teatro e cinema e tra teatro e politica. Come il cinema si è avvicinato al suo "fratello maggiore"? Le possibili risposte risiedono in due esempi curiosi e interessanti: Di padre in figlio (1982), ovvero quando il palcoscenico diventa il pretesto ideale per un confronto tra due generazioni (quella di Vittorio Gassman e quella di suo figlio Alessandro) in un braccio di ferro tra immagini non solo cinematografiche; Il principe di Homburg (1984), rappresentato con successo sulle scene teatrali da Gabriele Lavia, diventa l'occasione per esordio cinematografico del celebre regista e attore teatrale, ponendo notevole risalto espressivo da una parte alla cornice del dramma (ambienti, divise, accessori d'epoca...) e dall'altra a un'inedita dimensione onirica e fantasiosa. Il rapporto tra teatro e politica lo si può già ravvisare nel mondo antico: i Greci, infatti, consideravano il teatro non come una semplice occasione di divertimento e di evasione dalla quotidianità, ma come un luogo dove la polis si riuniva per celebrare le antiche storie del mito, patrimonio comune della cittadinanza.
ore 17.00 Di padre in figlio di Alessandro e Vittorio Gassman (1982, 96')
La commedia della vita nel rapporto tra padri e figli. Dal 1974 Gassman filma suo figlio per realizzare in futuro una specie di riflessione sul complesso di Edipo. A questo intercala citazioni di vecchi successi (Kean, Il sorpasso, Brancaleone) e scene dalla propria messa in scena di Affabulazione di Pasolini. Film di famiglia dove il teatro prevale sul cinema. Vi partecipano tutti i Gassman: accanto a Vittorio e Alessandro ci sono Diletta, Paola, Vittoria e Jacopo.
ore 19.00 Il principe di Homburg di Gabriele Lavia (1984, 97')
Contravvenendo agli ordini stabiliti, un audace principe-generale (Lavia) ottiene la vittoria contro gli svedesi, ma viene condannato a morte per la sua disobbedienza dal Grande Elettore, che lo grazia in extremis. «Spettacolo adatto d'altronde anche al generoso attore che Lavia è: nella monumentale cornice colta tra Bracciano, Caprarola e Caserta dallo scenografo Giovanni Agostinelli e dal direttore della fotografia Tonino Nardi, il suo Homburg si muove con vibrante umanità dalle sue appassionate premesse amorose ed eroiche giù di colpo alla sconvolgente contemplazione della morte imminente e poi gradualmente di nuovo su verso l'estremo affinamento del senso del dovere e dello spirito di sacrificio. Ma non da meno, intorno al protagonista, sono Monica Guerritore, che dà alla principessa da lui amata un toccante equilibrio di dolcezza e forza d'animo, e Massimo Foschi, un Principe Elettore di prestanza e nobiltà assai notevoli» (Biraghi).
ore 21.00 Incontro con Roberto Cicutto, Flavio De Bernardinis e Giuliano Ferrara
a seguire Maschere crude di Flavio De Bernardinis (2014, 63')
Un doppio ritratto della realtà italiana dagli anni Trenta del fascismo agli anni Ottanta della P2. Le maschere del Potere e le maschere di chi al Potere tenta di resistere. Il teatro italiano: i generi, le forme drammaturgiche, i registi, gli attori e le attrici, che mettono in scena il Potere e tutte le sue maschere. «Da Eduardo De Filippo a Vittorio Gassman, da Romolo Valli a Luigi Vannucchi, da Alberto Lionello a Giancarlo Sbragia, da Gianni Santuccio a Renato De Carmine, da Glauco Mauri a Pino Micol, da Lilla Brignone e Giuliana Lojodice, da Valeria Moriconi a Carla Gravina, da Luigi Proietti a Gabriele Lavia, da Carmelo Bene a Mariangela Melato, ai grandi attori italiani si sovrapponevano e intrecciavano gli uomini politici italiani, anch'essi grandissimi attori, dal ministro degli esteri conte Carlo Sforza ad Ugo La Malfa, da Aldo Moro a Giovanni Spadolini, da Giovanni Malagodi a Amintore Fanfani, da Giulio Andreotti a Mariano Rumor. Palesemente, l'uomo politico italiano era innanzitutto un grande attore, che traeva dal sentimento teatrale le risorse verbali e gestuali per intercettare e persuadere i cittadini» (De Bernardinis).
Proiezione a ingresso gratuito
giovedì 5 marzo
Incontro con il Cinema Sardo a Roma
Il Gremio, in occasione del suo 65° anniversario (1948-2013), continua ad organizzare con la collaborazione della FASI (Federazione delle Associazioni Sarde in Italia), della Cineteca Sarda - Società Umanitaria e della Cineteca Nazionale, una serie di proiezioni e dibattiti con attori e registi, all'interno della rassegna Incontro con il Cinema Sardo, presso il Cinema Trevi.
La giornata è dedicata alle autrici Marilisa Piga e Nicoletta Nesler, che lavorano insieme dal 1991, attraversando diversi media e forme narrative: dalla radio alla tv, alla produzione di film indipendenti e documentari. Accompagna spesso i loro passi lo sguardo originale di Carlo A. Borghi, che collabora ai testi. Marilisa Piga vive a Cagliari e lavora tra Cagliari e Roma. Nicoletta Nesler vive a Roma e lavora tra Roma e Cagliari.
Programma a cura di Franca Farina - Ingresso gratuito per i soci de Il Gremio
ore 17.00 Anni Settanta a Sant'Elia di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (2014, 25')
Un filmato del 1973 ritrovato per caso sulla memoria di un quartiere popolare affacciato sul mare, il vecchio borgo dei pescatori, abbandonato e ridotto a simbolo del malessere e del degrado sociale.
ore 17.30 Lilliu prof. Giovanni di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (2013, 60')
Il celebre archeologo Giovanni Lilliu viene affiancato dal nipote Gabriele di nove anni nel 1999, poi diciottenne nel 2008, in una visita nei luoghi che hanno caratterizzato il corso della sua vita e della sua attività: Barumini, Tuili, Cagliari e la Cittadella dei Musei.
ore 18.45 Inventata da un dio distratto - Maria Lai di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (1998/2000, 45')
La storia e le opere dell'artista di Ulassai. Nel film compaiono soltanto donne di Ulassai, caprette di Ulassai come lei, ansiose di storie e di precipizi. Non un film d'arte o d'artista, ma un andamento, un sentimento del racconto e del narrare suo personale che le autrici restituiscono intatto. È un mood vicino al blues di parole. L'artista dà voce e forma a tutto, ma nasconde ancora segreti.
a seguire Lunàdigas il webdoc di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (2015, 30')
Gran parte delle donne occidentali sceglie di non avere figli. Lunàdigas è dedicato a loro, a noi.
ore 20.00 Incontro con Nicoletta Nesler, Marilisa Piga, Carlo A. Borghi,
Pia Brancadori, Alessandra Di Pietro, Cristiana Scoppa
introdotto da Antonio Maria Masia e moderato da Alessandra Peralta
segue un brindisi
a seguire Li casi di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (1998, 30')
Un documentario a carattere etnografico sulla civiltà degli stazzi della Gallura, presentato fuori concorso alla IX Rassegna Internazionale di Documentari Etnografici di Nuoro nell'ottobre del 1998. Sceneggiatura di Umberto Cocco e Marta Maiorca.
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Santa Greca. La festa di settembre di Nicoletta Nesler e Marilisa Piga (2000, 30')
Documentario sulla festa di Santa Greca a Decimomannu.
Proiezione a ingresso gratuito
venerdì 6 marzo
Il senso della vertigine. Il cinema di Paolo Bologna
Dopo un'infanzia sul lago di Bolsena e la maturità al liceo scientifico di Viterbo, Paolo Bologna si trasferisce a Roma per frequentare la facoltà di Architettura. Segue i corsi dell'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, dove debutta come attore in due saggi del regista Guido Compagnoni; è poi nel Macbeth, con la compagnia Scenaperta. Sperimenta il cinema in super8, gira tanti cortometraggi sperimentali con il grafico e compagno di studi Alberto Hohenneger, film legati al cinema delle avanguardie storiche cinematografiche. Porta il cinema nelle performance della Postavanguardia teatrale romana, crea multi-proiezioni nei teatri off del Beat '72 e della Piramide, lavora come scenotecnico e coregista con La Gaia Scienza, Ennio Fantastichini e Benedetto Simonelli. Nel 1982 debutta nel cinema di fiction con Fuori dal giorno, film metropolitano dal budget ridotto, scritto, diretto, montato e prodotto dallo stesso; ben accolto dalla critica, riceve qualche premio e diventa un caso, un esempio del nuovo cinema indipendente, di etichetta neorealista. Scrive tre racconti gotici per il cinema e la televisione, ma non riesce a produrli. Nel 1987 fonda con Donatella Palermo la Myskin film, casa di produzione il cui nome deriva da quello del principe del romanzo L'idiota di Dostoevskij. Insieme producono Il senso della vertigine, film noir ambientato in provincia, da lui scritto e diretto, in concorso al Mystfest di Cattolica nel 1991. Realizza qualche lavoro per la Rai e un documentario industriale. Sommerso da problemi finanziari e scoraggiato dall'eterno clima negativo del cinema italiano, nel 1993 lascia il cinema per dedicarsi all'architettura; realizza case ed appartamenti, sempre coltivando la sua vocazione di viaggiatore e fotografo; gli ultimi 10 anni li passa per buona parte dell'anno in Oriente e nel Sudest asiatico, scrive due libri di viaggio. Nel 2014 riesuma tutto il materiale filmico legato al periodo delle sue sperimentazioni cinematografiche e del teatro d'avanguardia della fine anni Settanta; lo restaura, digitalizza e aggiunge musiche ed effetti. Certo di riportare alla luce opere di valore storico ed artistico, considera il risultato (che presenta in anteprima al cinema Trevi) il traguardo più alto del suo cinema. In fondo, ritiene di essere stato sempre uno sperimentatore incapace di compromessi.
ore 17.00 Il senso della vertigine di Paolo Bologna (1991, 84')
Giacomo è un ragazzo di provincia, appassionato lettore di libri gialli. Ha abbandonato una promettente carriera calcistica in seguito ad una brutta frattura e ora lavora in una rivendita di camper e motoscafi sul lago, quello stesso lago dove si ritira a pescare. La sua vita scorre senza felicità e senza dolori, spegnendo nell'anonimato sogni e desideri. Ma l'incontro con Sara, sospettata dell'omicidio del marito, un ricco possidente della zona, cambia improvvisamente la sua esistenza. Per scriverlo Bologna segue le fasi di un processo di omicidio passionale, studia a fondo tante storie raccontate nella provincia, nella letteratura italiana; la provincia come luogo metafisico dell'esistenza. Le riprese del film, nell'estate del 1988, sono risultate particolarmente difficili, vista la grande quantità dei plein-air e con una troupe ridottissima. Il film è dedicato a Charles Williams, il grande giallista americano degli anni Cinquanta e Ottanta.
ore 18.40 Fuori dal giorno di Paolo Bologna (1982, 80')
Nel suo doppio mestiere di piccolo spacciatore e regista filmaker, come camminatore instancabile, Leo ci conduce tra i personaggi della grande metropoli (la Roma delle periferie del boom economico), nel suo ritmo quotidiano, dall'alba al tramonto di una torrida giornata estiva. Personaggi assurdi ed iperreali, situazioni fugaci, rapporti duri. Le scene del film che sta girando e quelle della realtà sembrano intrecciarsi e confondersi quasi senza soluzione di continuità. Il soggetto attinge alla tradizione del neorealismo italiano, "film tutto in un giorno e sulla strada", dentro Roma, come Ladri di biciclette di De Sica-Zavattini e La notte brava di Bolognini-Pasolini, oltre al protagonista piccolo delinquente metropolitano ribelle, come Accattone di Pasolini e Fino all'ultimo respiro di Godard; ma viene raccontato con i ritmi dilatati e le scatole spaziali vicini ad Antonioni de La notte e L'eclisse. Gli altri riferimenti sono la metropoli come spazio di solitudine di Taxi Driver di Scorsese-Schrader e l'uomo eternamente in fuga e cinema nel cinema di certo Hitchcock.
ore 20.10 Incontro con Paolo Bologna, Enzo Bargiacchi, Bruno Di Marino,
Memè Perlini, Bruno Roberti moderato da Paolo Luciani
11 filmati di cinema sperimentale di Paolo Bologna 1977-84 (54')
Olimpica di Paolo Bologna (1977, 16')
«La ricerca linguistica di Olimpica (è il nome della grande arteria viaria dentro Roma, creata in occasione delle olimpiadi di Roma del 1960) era quella di sperimentare una sorta di musica filmica che avesse una partitura-battitura simile a quella musicale, trovare i legami intimi tra film e musica. Ero per di più ossessionato, disgustato dalla società delle macchine e dei consumi, del suo ciclo violento e disumano, quella strada sembrava contenere il suo respiro. Questo piccolo Koyaanisqatsi ante litteram, girato e montato nel 1977, utilizzava per la proiezione lo stesso tipo di musica minimalista (Terry Riley) del film successivo di G. Reggio (Philip Glass). Olimpica risulta essere anche una danza, ipnotica ed affascinante-quanto mortale, dell'uomo macchina spersonalizzato» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Movjole-Jole catturata dalla moviola di Paolo Bologna (1977, 7')
«Jole è stata catturata dalla moviola e non riesce ad uscire; era andata a sedersi su un muretto, a strapiombo su di un vasto panorama aereo, quando la moviola l'ha catturata. La fa andare avanti ed indietro, la bombarda di gelatine colorate, cieli improbabili, la fulmina con stop-frame continuati; il tempo non è più quello di Zeus, ma ondivago, invece che 24 fotogrammi al secondo sembra trascinato da un paio di buoi; e poi d'improvviso il quadro esce fuori dai pattini della moviola...» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Tiburtina' Dream di Paolo Bologna (1977, 4')
«Tiburtina' Dream è la cinepresa presa a calci, vola in alto fra i palazzi mentre un autobus velocissimo ci porta finalmente fuori da un quartiere simbolo della Roma della speculazione intensiva del dopoguerra; enormi costruzioni senza verde, castelli [...], costruiti in altezza e in larghezza, senza una curva, una traccia di armonia o grazia, al fine di ottenere il massimo spendendo il minimo, riempiendo il quartiere di nuova gente inurbata» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Expanded Jole di Paolo Bologna (1977, 8')
«Expanded Jole si muove tra due scatole concepite come spazio dato: il tunnel-corridoio circolare di un interno di palazzo, e i tunnel notturni illuminati della metropoli. [...] A portarci dentro al film è l'ombra di una cinepresa, a portarci fuori è un proiettore di cinema con la bobina oramai esaurita. Interno ed esterno, continuamente si inseguono. Jole, come sorte di corriere-guida, ci precede nel corridoio, inseguita dalla cinepresa; lo spazio è dato, immutabile, come una sua ossessione» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ocean, Man, Faeces di Palo Bologna (1977, 2')
Un uomo fa i suoi bisogni in una costruzione aperta sulla spiaggia di fronte l'oceano.
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Jole' Pavane di Paolo Bologna (1977, 2')
«Inquadratura fissa, con Jole che si muove nello spazio come fosse una nota fissa in uno spartito musicale. La pavana è una danza barocca in 4 tempi. Qui sono 4 passaggi più uno parziale e rallentato» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ketama Lumière di Paolo Bologna (1977, 3')
«Inquadratura fissa in un cortile di una casolare sui monti del Ketama. Il riferimento è ai fratelli Lumière come tempo cinematografico puro; in questo caso privo di apparenti attrazioni se non la semplice vita che scorre» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Museo residuo del mare di Paolo Pitagora (1977, 2')
«Quell'architettura fatiscente e abbandonata vicino alla spiaggia, isolata e lontana da qualunque altro manufatto, un luogo deserto senza traccia di umani. [...] Ma la sorpresa era dentro. Era un perfetto museo d'arte contemporanea, con dipinti di vasi con fiori, graffiti alle pareti, segni e simboli su altre, enormi lettere di alfabeti diversi, muretti con paia di scarpe abbandonate; padelle come residuo di utilizzo come umano ricovero [...]; oggetti abbandonati, tutto era un'esposizione di ready-made significanti. E dagli squarci del muro si vedeva il mare che caricava il tutto di una valenza temporale straordinaria» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Guerre stellari - Jole in the crowd di Paolo Bologna (1977, 2')
«Il 1977 è l'anno della seconda grande ondata di protesta della cultura giovanile.
"Siamo realisti, chiediamo l'impossibile!". Le bobine di film erano due, la seconda me la sequestrò un carabiniere: erano i tempi in cui si sparava alle manifestazioni , i pacifici erano sequestrati dai violenti di ogni parte e colore. Nel montaggio ho privilegiato i momenti individuali: un ragazzo si gira a cercare qualcuno che ha perduto tra la folla; un altro si fissa a guardare delle ragazze carine come qualcosa di irraggiungibile. Il film, nei manifesti cinematografici inquadrati, dicono tanto del periodo e del cinema: Guerre Stellari, film che segnò la definitiva morte del grande cinema artigiano ed "epico" (western-horror) italiano, Squadra antitruffa (il poliziottesco che sopravvisse ancora per poco), Holocaust 2000, film sulla paura dell'energia nucleare» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire J&A+ di Paolo Bologna (1977, 3')
«J sta a Jole. A sta ad Alberto, + sta come additivo. L'additivo era semplice hascish o più raramente marijuana. Ritrovare il gioco infantile, il "fumo" era questo; ritrovare quel momento ludico, fuori dalla realtà, significava continuare a rendere sociale, l'eredità delle sperimentazioni dei poeti dell'800 e della Beat generation, reclamare una realtà più a misura dell'infanzia dell'uomo che non dell'uomo adulto schiavo della macchina e dell'economia» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Il demone del telecomando di Paolo Bologna (1984, 5')
«Avevo già debuttato nel cinema narrativo e facemmo un cortometraggio di fiction in bianco e nero, con dei chiari riferimenti al cinema muto narrativo classico e surreale. Buona parte del montaggio fu fatto "in macchina", cioè calcolando anticipatamente la consequenzialità delle inquadrature e la loro durata» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
3 spettacoli della Postavanguardia teatrale romana 1979-80 (42')
Filming and editing Il ladro di Bagdad di Paolo Bologna (1979, 22')
«Lo scenario, il luogo delle performance, sono i giardini della Reggia di Caserta, il 22-24 giugno 1979. Barberio Corsetti è supportato, per la dicitura dei testi da Ennio Fantastichini, da Francesco Baldi ed Adriano Vecchiotti (già scenografo con il gruppo) come accompagnatori musicali, ora fissi ora itineranti, con improvvisazioni di strumenti a fiato. Le riprese (in tre luoghi dell'azione scenica) furono impostate in quadri rigorosamente fissi e dal valore pittorico, [...] con una leggera variante finale (ravvicinato per il quadro tre). [...] Nel montare il girato, 35 anni dopo, visto che le riprese senza sonoro risultavano particolarmente statiche, ho aggiunto [...]idee in linea con tutto il meta-cinema sperimentato nei precedenti anni 1977-78» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire Ensamble di Paolo Bologna (1980, 10')
«Ensamble è la terza ed ultima collaborazione con La Gaia Scienza, gruppo costitutivo della Postavanguardia teatrale italiana, (composto da Giorgio Barberio Corsetti, Nunzia Camuto, Marco Solari ed Alessandra Vanzi) riunitosi proprio in occasione dello spettacolo. La riproposizione cinetica si basa principalmente sui due filmati super8, proiettati all'interno dello spettacolo, sui testi critici di Enzo Bargiacchi, sulla brochure dello spettacolo e altri materiali. La dicitura Ensamble invece di Ensemble, nasce dal titolo dato dalla recensione di Bargiacchi, come tale mantenuto variato» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
a seguire La battaglia di Anghiari di Paolo Bologna (1980, 10')
«La battaglia di Anghiari è la seconda ed ultima collaborazione con Benedetto ed Esmeralda Simonelli. La riproposizione cinetica si basa principalmente sui due filmati super8, proiettati all'interno dello spettacolo, sui testi critici di Enzo Bargiacchi, sulla brochure dello spettacolo e su dichiarazioni dello stesso Benedetto Simonelli. Per effettuare le riprese Benedetto ed Esmeralda si immersero tra le onde del mare di Ostia: erano i primi giorni di gennaio di un giorno di tramontana...» (Bologna).
Proiezione a ingresso gratuito
7-8 marzo
Profondo rosso
Il CSC-Cineteca Nazionale, in collaborazione con Rti, ha presentato al Festival di Torino il restauro digitale di Profondo rosso (1975), capolavoro del maestro dell'horror Dario Argento. Film indimenticabile: per il geniale puzzle narrativo, per l'esasperante suspense, per la presenza del protagonista di Blow-up David Hemmings, per il clamoroso ritorno sulle scene della diva dei telefoni bianchi Clara Calamai, per l'inquietante colonna sonora, in cui il rock progressive dei Goblin incrocia le sonorità jazz di Giorgio Gaslini, per la capacità di racchiudere e portare a compimento l'irripetibile stagione del thriller all'italiana. Un vertice della cinematografia italiana, conosciuto, studiato e imitato in tutto il mondo.
Il restauro digitale è stato eseguito presso il laboratorio L'Immagine Ritrovata di Bologna, avvalendosi della collaborazione del direttore della fotografia Luciano Tovoli.
sabato 7
ore 16.30 Profondo rosso di Dario Argento (1975, 130')
«Se l'estrema ambizione di Dario Argento è di restituire ai reduci dai suoi spettacoli il gaudio di sobbalzare a ogni scricchiolio, di guardare sotto il letto e raddoppiare la dose di tranquillante, il "terrorista" del cinema italiano può dirsi contento. Era infatti un bel po' che un film non prendeva altrettanto allo stomaco e popolava i nostri sonni di incubi così barbari. Perché Profondo rosso è malfermo e tutto epidermico, ma al traguardo della paura va molto vicino: la ragione scalpita, e indispettisce sentirsi coinvolti in un cervellotico congegno, e tuttavia il cuore batte più svelto. Mamma mia, che impressione. Il fattaccio comincia a una seduta di parapsicologia, dove una signora "sente" i pensieri cattivi di un criminale. La poverina ha tanta ragione che dopo poco sente anche spaccarsi la testa da un'accetta. Chi sarà mai l'assassino? Mentre la polizia si gingilla, Marcus, un pianista inglese di jazz che lo ha intravisto, ma non è in grado di riconoscerlo, si intestardisce a scoprirlo, insieme con una giornalista in cerca del solito colpo, tal Gianna. È ovviamente un cacciarsi nei guai» (Grazzini).
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale - Prezzo unico: 4 euro
ore 18.45 Profondo rosso di Dario Argento (1975, 130')
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale - Prezzo unico: 4 euro
Capolavori del cinema in 2k
La Cineteca Nazionale è lieta di presentare, a partire da questo mese, i classici del cinema mondiale in versione digitale, in collaborazione con Nexo Digital.
Digitalizzati 2k, risplendono di nuova vita i film più amati del cinema. L'unicità di Nexo Legend deriva dall'idea di utilizzare le nuove tecnologie per ridare vita e definizione a grandi pellicole, comparse per la prima volta sugli schermi cinematografici decine di anni fa e mai più riproposte nelle sale. I film, grazie alla digitalizzazione in 2K (2 milioni di pixel per fotogramma), vengono riproposti con uno splendore e una nitidezza che non hanno mai conosciuto in precedenza, nemmeno ai tempi del loro esordio.
Per le proiezioni della rassegna Capolavori del cinema in 2k prezzo unico: 4 euro
ore 21.00 Il padrino di Francis Ford Coppola (1972, 175')
Prezzo unico 4 euro
domenica 8 marzo
ore 16.30 Profondo rosso di Dario Argento (1975, 130')
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale - Prezzo unico: 4 euro
ore 18.45 Profondo rosso di Dario Argento (1975, 130')
Copia restaurata dalla Cineteca Nazionale - Prezzo unico: 4 euro
Capolavori del cinema in 2k
ore 21.00 Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese (1990, 146')
«Era dal memorabile Toro Scatenato (1980) che Martin Scorsese non tornava nell'ambito di quel milieu italoamericano che meglio di ogni altro regista della nuova Hollywood aveva saputo raccontare sin dai suoi esordi. Ma anche se Goodfellas copre un arco temporale che va dal 1955 al 1980, le modalità di rappresentazione del regista sono già pienamente calate nell'estetica degli anni '90. Nel filmare una classica storia di mafia e violenza, ascesa e caduta, volgarità e ferocia imperniata sulla figura del mafioso di mezza tacca (realmente esistito) Henry Hill (Liotta), Scorsese imprime infatti alle immagini un ritmo mozzafiato, adrenalinico, drogato. Dialoghi come frustate, enfatizzati dal un turpiloquio che diventa la cifra stessa del film, un design sonoro innovativo e i "suoi" attori (meritatissimo l'Oscar di Joe Pesci) intonati all'unisono: per distaccarsi volutamente dalla visione epica del Padrino di Coppola o dal romanticismo estremo di C'era una volta in America di Leone e riportare la mafia alla sua altezza reale fatta di sangue, soldi, prostitute e ferocia sospendendo il giudizio a favore di una distanza/aderenza quasi documentaristica alla materia. Alla Mostra di Venezia fu insignito di un discusso Leone d'Argento, che sapeva di consolazione. Ma ha resistito alla prova del tempo meglio di qualunque altro film del genere. Immensa la colonna sonora: 46 brani stipati in due ore e mezza, tra Rolling Stones, Giuseppe Di Stefano, Aretha Franklin, Muddy Waters, Derek and the Dominoes» (www.nexodigital.it).
Prezzo unico: 4 euro