Un dramma in costume, in un fiammeggiante Eastmancolor e in Cinemascope, ritmato dalle musiche di Ciajkovskij e Beethoven. Tratto dal romanzo ottocentesco di Francesco Domenico Guerrazzi, è la tragica vicenda di un’eroina femminista ante litteram, che si ribella per amore all’autorità paterna, nello Stato Pontificio del XVI secolo. Mai restaurato finora e quasi scomparso dalla programmazione televisiva, Beatrice Cenci a Bologna potrà essere apprezzato su grande schermo, e si spera che ritrovi il posto che merita nella storia del cinema italiano.
Il film restaurato sarà proiettato in prima mondiale, giovedì 4 luglio alle ore 11,00 e venerdì 5 luglio alle ore 21,45 all’interno del festival “Il cinema ritrovato” organizzato dalla Cineteca del Comune di Bologna.
Trama
La bella Beatrice Cenci (Mireille Granelli), figlia del nobile Francesco (Gino Cervi), si innamora dell’intendente Olimpio (Fausto Tozzi). Ma deve fronteggiare la gelosia del padre violento e morboso, e l’ostilità della matrigna Lucrezia (Micheline Presle), che ha una relazione con l’altro figliastro, Giacomo (Antonio de Teffé). La matrigna e il figliastro-amante progettano di uccidere Francesco. E quando quest’ultimo muore accidentalmente, decidono di far ricadere la colpa su Beatrice e su Olimpio.
La critica
“Su schermo panoramico, con un budget modesto a cui egli sa donare un aspetto sontuoso, Freda celebra in immagini sontuose le nozze del melodramma e della Storia. L’originalità dello stile del regista trova in questo film una delle sue migliori applicazioni.” (Jacques Lourcelles)
“Un fosco melodramma rinascimentale, ribollente di passioni, con un ritmo di trascinante dinamismo plastico.” (Morando Morandini)
“Avvincente feuilleton che Freda racconta con splendido gusto melodrammatico.” (Paolo Mereghetti)
Il regista e critico Bertrand Tavernier ha omaggiato Beatrice Cenci con un libero remake, La passion Béatrice (Quarto comandamento, 1987), interpretato da Julie Delpy.
Il regista
Riccardo Freda (Alessandria d’Egitto 1909- Roma 1999) è stato uno dei maestri del cinema popolare italiano. Inventore dell’horror italiano con I vampiri (1958), grande autore di film d’azione e di cappa e spada (tra cui quella che è considerata la più riuscita trasposizione dei Miserabili di Victor Hugo, nel 1948), Freda è stato una leggenda della critica italiana e francese. Sono suoi alcuni dei maggiori successi del cinema italiano del dopoguerra, e negli anni ’60 egli è uno dei maestri del cinema fantastico, passando dal peplum (Maciste all’inferno, 1962) a numerosi horror (L’orribile segreto del dottor Hichcock, 1962), dal western (La morte non conta i dollari, 1967) al thriller (L’iguana con la lingua di fuoco, 1971). La sua ultima regia è Murder Obsession (1980).
A Freda sono stati dedicati tra l’altro due film-intervista, uno di Mimmo Calopresti e Steve Della Casa (Un uomo solo, 1998), e uno di Giuseppe Tornatore, che da sempre considera Freda uno dei suoi maestri (Ero il regista più pagato d’Italia, 2007).
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione