La vicenda è quella che tutti noi conosciamo: il delitto Meredtih. Letto secondo una prospettiva, decisamente pro-Amanda, si ricostruisce la famiglia da “mulino bianco”, la vivacità positiva della ragazza e l’amore che l’ha risucchiata in una dimensione molto sentimentale, accompagnata solo da qualche “innocente cannetta”. Amanda, la ragazza americana, brava coinquilina, amica di Meredith, che portata all’esasperazione dai “terribili” inquirenti, si è confusa e ha accusato l’innocente Patrick Lubumba e tirata in ballo da quel Raffaele, che tanto aveva amato.
Onestamente? Ricostruzione decisamente fiabesca, che dice di basarsi su fatti processuali, ma a parte qualche spezzone delle requisitorie di Mignini (tra l’altro rielaborate), è un affresco volto a difendere l’immagine della ragazza americana e a demolire Perugia e l’Italia. Insomma, quanto siamo cattivi e incompetenti noi italiani?
La vicenda si chiude con la sentenza di primo grado e nelle scritte finali si completa la storia, ma quello che traspare è che Amanda sia solo vittima dell’incompetenza del sistema giudiziario italiano e che solo l’appello avrebbe riportato giustizia. O forse la vera ingiustizia è che ci sia, attualmente, un solo condannato in concorso di persone?
Sul piano della regia, il film lascia a desiderare, poco credibile, con scene forzate per adeguarsi alle immagini conosciute da tutti; la sceneggiatura è molto debole, il personaggio di Rudy è tralasciato, quello di Raffaele si perde, Meredith è in secondo piano e la complessità di Amanda la si tocca superficialmente (forse volutamente?). L’unica cosa apprezzabile è la somiglianza tra i due attori protagonisti e Amanda e Raffaele, apprezzabile, invece la Panettieri (di chiare origini italiane), che non è male nella sua interpretazione.
Evidente che di Perugia non ci sia niente, dal momento che il film è stato girato a Roma (e lo si nota) non essendo stato autorizzato, salvo tre panoramiche. Della notte del 1 Novembre 2007, si capisce poco e ci sono solo alcune scene violente, fatte in maniera trash, che sono, però, il frutto di ricostruzioni mentali.
D’accordo che l’omicidio Meredith sia complesso e un caso articolatissimo, ma stupisce che il film sia così superficiale, paragonabile alle nostre fiction più brutte. Bisognava essere più oggettivi, essere realmente fedele ai fatti o, se si voleva incentrare sull’enigmatica figura di Amanda in chiave assolutoria, bisognava creare uno sviluppo più ampio del personaggio e della persona. Oltre a ciò la produzione americana poteva soffermarsi un po’ più sugli scenari italiani per arricchire la scenografia e la fotografia e non riproporre sempre le solite scenografie, in Italia basta girarsi per trovare un bello scorcio o un bel panorama. Insomma Amanda sarà stata assolta, ma questo film è da condannare.
Voto: 3.
Daniele Corvi – Agenzia Stampa Italia