Era il 4 agosto del 1935 quando Cesare Pavese, uno dei massimi esponenti della cultura del nostro Novecento, giunge a Brancaleone, un paesino nel cuore della Magna Graecia, accarezzato dalle acque del Mar Ionio. Gli abitanti del luogo lo ricordano scendere dal treno con le manette ai polsi e lo 'sguardo da pazzo' … un piemontese condannato al confino dal regime fascista e costretto al soggiorno obbligato in una terra straniera fino al marzo del 1936.
Erano cinquecento, cinquecento dei suoi, i passi che separavano la stanza dello scrittore dal bar Roma, ove Pavese era solito recarsi per bere un caffé e una o due volte a settimana per mangiare qualcosa di buono e 'rifarsi le ossa', come egli stesso scriveva. E i passi che il professore fece nel paesino della costa ionica furono quelli che gli consentirono di trarre ispirazione per le poesie della raccolta “Lavorare stanca”, fra le più suggestive della sua produzione letteraria. Come scrive il Prof. Giovanni Carteri, infatti, “La Calabria assunse per lui l'evidente carattere di un luogo quasi sacro che ritornava di continuo nella sua memoria, come fatto 'unico', sugello mitico.”
Come ha ricordato il Sindaco, la comunità di Brancaleone ha cercato negli anni di ricordare Pavese, intitolando allo scrittore la Biblioteca Comunale, organizzando 'Le giornate pavesiane' e mantenendo i contatti con Santo Stefano Belbo, suo paese d'origine.
Stefania Vartolo, autrice del libro 'Cesare nudo', in occasione dell'incontro, ha dichiarato di voler far rivivere Pavese attraverso i racconti di personaggi femminili che compaiono nelle sue opere. La Vartolo ha immaginato di 'dar voce' a queste donne, facendole incontrare a Pavese in un tempo altro (dopo la morte), ma nei luoghi in cui realmente egli visse.
“Ero ancora al ginnasio- racconta l'autrice- quando lessi per la prima volta che Pavese aveva trascorso quasi un anno da confinato a Brancaleone, un paese a pochi chilometri da Caulonia dove io sono nata e cresciuta e, sin da subito, questo mi ha suscitato una specie di curiosità irrazionale che è diventata legame anch'esso poco spiegabile … e l'argomento del mio raccontare è rimasto sempre quell'oscuro legame nato in me quando ero ragazzina e lo stupore anche nel rendermi conto di voler raccontare di un estraneo e di ciò che quell'estraneo aveva visto nella mia terra. E raccontare altro non era che la necessità di illuminare con il pensiero l'oscurità di quel legame.. di definirlo con parole.”
Filo conduttore del suo raccontare il concetto di 'estraneità' che aiuta a rendere più lucidi e consente all'autrice di allontanarsi dai luoghi più familiari per meglio vederli. Da qui nasce l'esigenza di scegliere figure femminili lontane dalla sua dimensione, che la aiutino a sviluppare la capacità di una comunione più profonda con gli altri.
“Mi serviva mascherarmi- ha aggiunto la Vartolo- ma non ci si maschera bene se si somiglia troppo alla persona da cui ci si maschera... per cui non avrei potuto scegliere una donna delle mie parti.”
Il Professor Carteri, grande studioso di Pavese e autore dell'introduzione del libro della Vartolo, si è definito entusiasta dell'iniziativa, poiché per lunghi anni lo scrittore era caduto nel dimenticatoio.
“Brancaleone- ha dichiarato Carteri- deve essere fiera di essere stata elevata a dignità letteraria da uno dei maggiori esponenti della cultura del Novecento..” Adesso è necessario lavorare per la creazione di un forte comitato scientifico che operi per il rilancio di Pavese anche attraverso i contatti fra Nord e Sud... fra quel mondo primigenio e autentico delle Langhe e quella realtà lontana ma inconsciamente desiderata da Pavese, la realtà del Sud Italia, nella quale il poeta piemontese aveva scritto di voler tornare, (in una lettera del giugno 1950), per “farsi una manciata di lumache e svuotarsi una bottiglia di vino greco...”
Maria Vera Valastro- Agenzia Stampa Italia