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Carceri e giustizia: 4 giorni di mobilitazione dei Radicali in tutta Italia. 130 universitari scrivono a Napolitano. In Umbria 500 firme di cittadini per il garante dei detenuti

(ASI) Cinquecento firme, la metà di detenuti nelle carceri umbre, per richiedere al Consiglio regionale umbro di nominare il Garante dei detenuti. Le hanno consegnate i rappresentanti del Comitato promotore nato ad hoc, Andrea Maori, segretario di “Radicali Perugia – Giovanni Nuvoli”, e Simona Materia, dell’Associazione Antigone, ad Eros Brega, Presidente del Consiglio regionale, ed al consigliere Damiano Stufara, dell’Ufficio di Presidenza.

I promotori chiedono al Consiglio dell’Umbria di autoconvocarsi ad oltranza, finché non si arriverà all’elezione del Garante che, ricordano, è un obbligo previsto da una legge dello Stato del 2006. Per Maori e Materia, l’occasione della nomina, “deve vedere la Regione impegnata a diffondere online i dati dei candidati, in modo da favorire la conoscenza da parte dei cittadini di coloro che si candidano ad assumere un incarico di garanzia che deve essere indipendente dal potere politico e dalla magistratura”.

Il presidente Brega si è impegnato a far conoscere il testo della petizione a tutti i gruppi consiliari e a far inserire la nomina del garante, a partire da settembre, all’ordine del giorno del consiglio.

La figura del Garante è stata introdotta nell’ordinamento italiano a tutela dei diritti dei detenuti, per affermare una cultura basata sulla legalità. Il Garante dovrebbe, tra l’altro, consentire di limitare i danni sulla salute fisica, psicologica e sociale, dei carcerati.

L’iniziativa umbra si inquadra nella mobilitazione di quattro giorni promossa dai Radicali italiani che, secondo alcune stime, ha coinvolto almeno trentamila tra detenute e detenuti, personale amministrativo, polizia penitenziaria, direttori e dirigenze delle carceri, che hanno fatto lo sciopero della fame o sono rimasti i silenzio prolungato per chiedere interventi risolutivi sul problema carceri italiane e, più in generale, sullo sfascio della giustizia italiana.

In un intervento a Radio radicale, Marco Pannella ha sottolineato "il piacere e il dovere di ringraziare questo magnifico popolo che in condizioni di tortura di stato, ha risposto con la serenità, la forza enorme della nonviolenza e della serenità nelle e dalle carceri e che oggi rappresenta una speranza non solo per l'Italia: questa manifestazione, è fatto che sarà scritta nella storia di domani".

Pannella ha anche sottolineato che "non c'e' stata una sola tv o una sola radio, di destra, di sinistra, di centro, che abbia dedicato notizie a questo". Viceversa "è bastato, in questo regime, che duecento no-tav facessero il loro mestiere perché giornali, tv, radio, dedicassero ore di informazione.

 

Le acque sono state comunque smosse . Infatti, c’è da registrare che il costituzionalista ferrarese Andrea Pugiotto e, insieme a lui, oltre 130 ordinari di diritto, hanno indirizzato al al Capo dello Stato una lettera aperta perché eserciti le sue prerogative di rivolgersi al Parlamento con un messaggio, per sollecitare le Camere a discutere di giustizia e di amnistia.

Napolitano ha risposto confermando di seguire sempre con “attenzione e preoccupazione” i problemi della realtà carceraria e della giustizia italiana, e di aver sollecitato più volte “provvedimenti che realizzino un sistema rispettoso del dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sui diritti e la dignità della persone”. Da parte sua, il Presidente non esclude l’adozione dei provvedimenti di amnista e indulto, anche se, al momento, non ritiene che esista “l’accordo politico ampio” richiesto dall’art. 79 della Costituzione, che prescrive che i provvedimenti siano adottati con la maggioranza dei due terzi in ogni Camera.

 

Daniele Orlandi - Agenzia Stampa Italia

 

 

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