(ASI) Cari sindaci italiani,
la Prima Commissione, Affari Costituzionali del Senato, ha ancora due giorni di lavoro.
Giovedì 22 marzo la modifica costituzionale sarà definitiva. L’attenzione si è polarizzata sull’art.81, ma la perdita di autonomia dei comuni, nel quadro di perdita di sovranità, è nella modifica dell’art. 119.
La Repubblica italiana, come disegnata dalla Costituzione non sarà più la stessa, con le sue peculiarità definita in dottrina come Stato delle Autonomie
Dimenticatevi i concetti di autonomia come enunciati dall’art. 5 della Costituzione, che apparentemente non viene toccato, ma svuotato di significato. La discrasia tra le competenze e funzioni trasferite, dallo Stato alle Regioni e da queste direttamente ai Comuni, e i mezzi finanziari per farvi fronte ha pesato sulla finanza locale.
Ora l’art. 119 Cost. recita ancora: “I Comuni, le Province, le Città Metropolitane e le Regioni hanno autonomia di entrata e di spesa”. Ma si aggiungerà: “nel rispetto dell’equilibrio dei relativi bilanci, e concorrono ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea”.
I comuni virtuosi - quindi - non saranno premiati, perché la loro capacità di “ricorrere all’indebitamento solo per finanziare spese di investimento” con la riforma del sesto comma dell’articolo 119 Cost. lo potranno fare, giustamente, “con la contestuale definizione di piani di ammortamento”, ma anche “a condizione che per il complesso degli enti di ciascuna Regione sia rispettato l’equilibrio di bilancio”.
Lo stabilisce un ordinamento europeo a cui noi ci vincoleremo (mentre, viceversa, i francesi hanno deciso di tutelare i loro Comuni).