(ASI) Si è tenuta nel pomeriggio di ieri, mercoledì 21 marzo, presso la Facoltà si Scienze Politiche di Perugia, la seconda conferenza all'interno del ciclo di incontri intitolato “I volti della crisi. Economia, politica e società”.
L'iniziativa, promossa dalla Facoltà di Scienze Politiche e di Lettere e Filosofia in collaborazione con l'Assessorato alla Cultura del Comune di Perugia ha coinvolto numerosi docenti e studenti.
Il precedente incontro, il cui tema centrale ha richiamato 'La natura e le origini della crisi', ha visto 'protagonista' il Professor Magatti (Università Cattolica di Milano), il quale, in data 7 marzo presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori aveva problematizzato, sul piano antropologico, attorno alla rappresentazione dominante della crisi.
Ieri, mercoledì 22, la Facoltà di Scienze Politiche ha aperto le porte al secondo incontro, intitolato “La politica e la crisi” e per l'occasione è intervenuta la Professoressa Laura Bazzicalupo (Presidente della Società italiana di Filosofia Politica e docente ordinario dell'Università di Salerno). La conferenza è stata introdotta dal Professor Roberto Gatti, (docente della Facoltà di Lettere e Filosofia di Perugia).
La Professoressa ha concentrato la propria riflessione sulla problematizzazione del rapporto fra politica e economia , dal punto di vista filosofico-politico, nel tentativo di svelare il 'lato oscuro' della crisi che ci affligge. Oggi assistiamo ad un livello altissimo di governo economico, mentre la politica appare travolta da quella che la Bazzilacupo definisce una 'crisi di rappresentatività senza precedenti'. “L'economia, essendo la logica della governabilità neoliberale (quella attuale) e di una tecnica di governo, è una forma di politica che organizza la convivenza e i posizionamenti sulla scena pubblico-privata. Una forma di politica che, però, sottrae delle cose e degli eventi alla revocabilità e artificialità umana della politica, presentando l'ordine economico come naturale.”
La dimensione politica non può che essere subordinata alle leggi economiche, poiché su di esse si basano le decisioni politiche.
Come affermava Igor Prigogine nel 1989:
“L'economia politica è forse l'ultima scienza rimasta a non aver accettato il principio della relatività di Einstein”.
Infatti la scienza economica, ha dichiarato la Professoressa Bazzicalupo, “nega il principio di rilevanza che richiede l'adattamento delle teorie ai mutamenti contestuali.” Anche se le cose vanno male, la teoria non muta.
Entrano in gioco due aspetti, messi in luce durante la relazione: il carattere di 'legame sociale' del mercato e la specificità della governabilità neoliberale (governo attuale) che produce 'soggettivazioni' (modi di essere, forme di vita). Ne consegue una chiara tendenza dell'economia politica a rendersi astratta e impenetrabile: il mercato diviene una 'rappresentazione complessa e fantasmatica' e dunque disponibile alla 'revedibilità da parte della politica'.
Per quanto concerne il primo aspetto, relativo all'economia di mercato come legame sociale e politico, bisogna considerare che il lessico moderno interpreta il mercato come 'un luogo di immunizzazione dal legame sociale'. Si creano necessarie interdipendenze fra i soggetti che rimangono però slegati, poiché ancorati a interessi individuali.
Attraverso il mercato moderno ci si sottrae all'originaria dipendenza e all'obbligo della gratitudine: questo 'slegame affettivo' di cui ha parlato la Professoressa Bazzicalupo accomuna sia la politica che l'economia nel governo moderno.
Per quanto riguarda, invece, la produzione di soggettivazioni da parte del pensiero neoliberale, è possibile porre l'accento sull'attuale ruolo dell'economia, come luogo delle relazioni sociali. L'immaginario collettivo è ciò che orienta i comportamenti ed è frutto di una fantasia che sostiene il nostro desiderio. Come ha affermato la relatrice, la sua funzione è quella di non far vedere “l'attrito strutturale che attraversa la società” e sostenere “l'adeguamento all'ordine sociale con l'investimento emotivo.”
La salute, l'assistenza dei bambini e degli anziani, la relazione di mutuo sostegno, i processi si educazione e di formazione, la gestione del tempo libero, la distribuzione degli spazi, la sicurezza del futuro sono tutti aspetti che rientravano nella logica economica di produzione e lo 'spettro', ovvero il 'non detto', è propria la fine della gratuità di queste relazioni fondamentali, la loro 'economicizzazione' che conduce all'oscuramento della disuguaglianza e del conflitto sociale.
Se ci si fosse preso carico di tale processo di 'economicizzazione' delle relazioni , probabilmente il luogo immaginario liberista sarebbe diverso e molti tratti, quali la distruzione della garanzia del lavoro e della sicurezza e l'indefinita prospettiva di crescita e dei salari, non sarebbero distrutti.
“Sono innumerevoli gli effetti destabilizzanti: la deregolamentazione dei rapporti sociali, il carattere servile delle relazioni di lavoro, la lotta spasmodica per l'occupazione, la desocializzazione interiore,...eppure”, ha continuato la professoressa Bazziacalupo, “la destabilizzazione ha ambigue potenzialità emancipative che fanno leva sulla autoresponsabilità.” Il senso comune subisce una trasformazione nel senso privato, l'immaginario lascia nell'ombra i lati oscuri, quali la mercificazione delle relazioni umane, la perdita della posizione 'antagonista', lo spettro della disuguaglianza sociale, la violenza materiale e la svalutazione delle persone. Chi vive queste condizioni vede nella crisi l'evento che rivela i suddetti aspetti, portando alla perdita di tutto e all'isolamento.
Nonostante ciò permangono 'i fantasmi' e la 'non reazione' , la convinzione che l'economia abbia insiti i propri correttivi. Sintomatica della condizione statica del sistema, che sembra non rispondere più ai bisogni è la realtà diffusa e che dovrebbe essere visibile: la condizione di precariato dei giovani, il maltrattamento degli immigrati, che costituiscono una concorrenza 'scomoda', le fabbriche che chiudono i battenti, le manifestazioni, frutto della paura delle disoccupazione, l'ondata di fame che coinvolge le aree più deboli del pianeta.
In conclusione, dunque, la crisi può essere intesa come deviazione nel percorso di sviluppo del Paese ma anche come “riaffiorare del reale..del disagio e del malessere come sintomo psicoanalitico.”
La scissione all'interno del sistema va riconosciuta e nascosta, rendendosi consapevoli dell'esistenza del “processo di soggettivazione che ha occultato la crepa” e prendendo atto della dimensione politica dell'economia.
Si è conclusa così la conferenza tenuta dalla professoressa Bazzicalupo, che ha cercato di proporre spunti di riflessione sul difficile e non definito rapporto fra politica ed economia.
Il ciclo di incontri prevede altre due conferenze, entrambe presso la Facoltà di Scienze Politiche: il 16 aprile (ore 17.00) si assisterà all'intervento del Prof. Ranci (Politecnico di Milano) sul tema dei 'costi sociali del Neoliberismo', mentre il 9 maggio (alla stessa ora) parteciperanno alla tavola rotonda sulla 'ricaduta politica e sociale della crisi' alcuni docenti dell'Università di Perugia, i professori Mirella Damiani, Roberto Gatti, Roberto Segatori, Mauro Volpi e Ambrogio Santambrogio.
Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia