‘Dalla lotta alla lotteria’... povera Italia!
Natura e origini della crisi
Le Facoltà di Scienze politiche e di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia, in collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Perugia, propongono un ciclo di incontri aperti alla cittadinanza dal titolo “I volti della crisi. Economia, politica e società”.
Il primo appuntamento "Natura e origini della crisi" si è tenuto mercoledì 7 marzo 2012, alle ore 17, nella Sala dei Notari di Perugia.
(ASI) Se in un qualsiasi orario della giornata entriamo in un bar o in una rivendita di tabacchi e ci fermiamo a riflettere su ciò che appare ai nostri occhi, non possiamo che esclamare: povera Italia!
Tutti intenti ad acquistare gratta e vinci e a tentare la sorte, scrutando con la coda dell'occhio i movimenti del proprio vicino.... “se dovesse vincere lui per me diminuirebbero le probabilità di vincita!!”
Ebbene si, sembra proprio che negli ultimi anni il nostro amato Paese abbia subito una drastica trasformazione, passando dalla “lotta alla lotteria”. Se prima, infatti, ci si illudeva di poter cambiare le proprie condizioni di vita lottando per i propri ideali e rivendicando il diritto alla libertà, adesso l'italiano medio è assorbito dal gioco e passa molto tempo nelle ricevitorie del lotto aspettando il 'colpo di fortuna', quello che da un minuto all'altro potrebbe cambiargli la vita, trasformandolo in Paperon de' Paperoni!!
Possiamo partire da qui per introdurre il tema relativo alla Natura e alle origini della crisi, trattato dal Professor Magatti, docente di Sociologia Generale all'Università Cattolica di Milano.
Il primo incontro del ciclo “I volti della crisi. Economia, politica e società” si è tenuto ieri pomeriggio a Perugia presso la Sala dei Notari di Palazzo dei Priori.
Questo primo incontro è stato introdotta dal Professor Sorrentino, docente di Analisi del linguaggio politico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia e ideatore, assieme al Professor Sant'Ambrogio, (docente alla Facoltà di Scienze Politiche) del ciclo di incontri in questione.
Per l'occasione sono stati invitati a riflettere sul tema studiosi di varie discipline, affinché ci si interrogasse sulla natura profonda di una crisi, probabilmente non solo economica ma anche strutturale.
Come ha affermato il Professor Sorrentino, lo scopo di queste riflessioni è di “comprendere attraverso quali lenti venga letta la crisi” e quali conseguenze abbia l'utilizzo di alcune lenti piuttosto che di altre.
La crisi del nostro Paese è parte di una crisi internazionale, sul cui tema si è concentrata l'analisi del Professor Magatti. E' importante acquisire la consapevolezza che alle nostre spalle vi sia una grande stagione di trasformazione capitalistica, che ha inizio nei primi anni Ottanta, si afferma con forza con la caduta del muro di Berlino e termina con la crisi finanziaria del 2008. Questa fase va nettamente distinta dal precedente ciclo, quello iniziato con la Seconda Guerra mondiale e che entra in fibrillazione negli anni Sessanta e Settanta.
A determinare questa stagione di mutamenti, durata vent'anni, è una logica di 'espansione', sia sul piano soggettivo, che su quello strutturale. Per quanto riguarda i comportamenti individuali, infatti, il periodo alle nostre spalle, è stato caratterizzato dalla sperimentazione della 'libertà di massa', ovvero di benessere materiale, di forte democrazia politica e di inedito pluralismo culturale.
Il collasso che avviene con la crisi finanziaria è consequenziale alla suddetta esperienza che ha condotto, da una parte, all'accentuazione della 'liberazione del sé', (secondo cui ognuno è legislatore di se stesso) e, dall'altra (secondo la visione neo-liberista di destra) al concetto di libertà individuale intesa come 'libertà di scelta'.
Queste due declinazioni si sono combattute per lungo tempo, ma entrambe presentano un punto in comune: la centralità dell'io. L'essere umano appare come un sé aperto che si pone in esplorazione di un mondo sempre nuovo e l'idea di libertà va nella direzione di una continua ricerca.
Per quanto, invece, concerne l'espansione sul piano strutturale, questa ha a che fare con la globalizzazione dei mercati e con la costituzione di un macrosistema planetario: nel 1986 la borsa telematica unisce New York e Londra e i capitali iniziano a circolare liberamente. Non solo nascono i mercati finanziari ma, progressivamente, il mondo intero viene abbracciato da questo macrosistema che rende possibile l'interazione sul piano monetario su base tecnica.
La stagione che abbiamo alle spalle ha dunque segnato una incredibile fase di espansione sia dal punto di vista individuale (determinazione del sé) che dal punto di vista economico e tecnico.
Da una parte, nelle società democratiche avanzate, si afferma l'idea che ciascuno di noi sia volontà di potenza, in quanto libero e desideroso di sperimentare la vita. Chiunque attivi energia mette in moto questo meccanismo e il sistema cerca di rispondere alla domanda di volontà di potenza aumentando la stessa e dando sempre più garanzie di espressione di libertà.
Emblema del modello creatosi è la finanziarizzazione , che ha dato avvio a una politica di sviluppo tecnico tesa a rendere omogeneo il Paese.
A questo punto sorge spontanea una domanda: com'è possibile che dopo vent'anni di crescita economica sbalorditiva, ci si sia indebitati? Sembra paradossale ma tale condizione è derivata proprio dalla necessità di sostenere la continua crescita della macchina finanziaria. La stessa logica della tecnica ha innescato l'indebitamento al fine di auto sostenersi.
Ma quali sono gli effetti prodotti da questi vent'anni di sviluppo? L'indebitamento, a cui si è precedentemente accennato, l'aumento delle disuguaglianze, con un indebolimento progressivo del tessuto sociale che è alla base dell'economia. La finanziarizzazione, infatti, ha prodotto un processo di attrazione di risorse sottratte ad altri comparti che si sono dunque indeboliti.
La terza eredità negativa di questi venti anni è quella della crisi energetica, che riguarda due fattori: l'invecchiamento della popolazione, prodotto da una mentalità sbagliata della 'società dei liberi', i quali hanno pensato che il problema del 'generare' riguardasse qualcun altro, rimanendo dunque a guardare. Il secondo fattore ad entrare in gioco è quello delle materie prime: nel 2030 la disponibilità di acqua potrebbe essere insufficiente su scala planetaria per il 40% se non si correrà ai ripari, facendo opportuni investimenti. Si può dunque affermare che sia sul piano psichico che su quello delle materie prime il modello espansivo degli ultimi venti anni risulta essere comune.
Riflettendo sulla condizione odierna, a seguito di questa importante riflessione sulle origini della crisi, è possibile concludere che la stagione di forte espansione è terminata e che ciò porterà alla ricerca di nuovi modelli di sviluppo e ad una fase di contrazione, durante la quale sarà indispensabile ricercare nuovi equilibri e rinnovate alleanze.
Nella prospettiva di entrare in quella che si può definire 'seconda globalizzazione', è possibile ipotizzare l'entrata in scena di più attori politici (non più i soli paesi anglosassoni, come avvenne dopo la caduta del muro di Berlino) e la necessità di tornare a 'fare economia', attraverso il buon utilizzo delle risorse disponibili.
Come ha ricordato, al termine della propria relazione, il Professor Magatta, lo psicologo Erik Erikson diceva, a proposito dello sviluppo soggettivo, che vi è una fase infantile, poi una adolescenziale e, in seguito quella della maturità. Probabilmente la prima stagione di libertà di massa che abbiamo trascorso è stata una fase adolescenziale in cui ha dominato l'individualità e che, secondo Erikson non sempre è destinata a terminare bene.
Oggi si afferma un'idea che lo psicologo definirebbe 'generativa' di libertà, attraverso l'acquisizione di consapevolezza che la libertà possa essere “sempre a rischio di inconsistenza” e che, dunque, possa sussistere solo in relazione a qualcos'altro. A conclusione di tali considerazioni si sollevano dei dubbi: “ci siamo liberati per che cosa? Le società più avanzate, nel loro pluralismo possono esprimere solo lo spettacolo del tecnicismo o anche altro?” Nel tentativo di trovare risposta a questi interrogativi sarebbe bene riproporre e approfondire la riflessione sulla nostra condizione di uomini e donne liberi e far si che ciascuno si rendesse responsabile della propria libertà e di ciò che fa esistere.
Maria Vera Valastro - Agenzia Stampa Italia