(ASI) In questi giorni l’intera penisola italiana è stretta nella morsa del gelo, poiché sono sopraggiunte sul nostro territorio delle terribili correnti di aria fredda provenienti dalla Siberia.
Come prevedibile, le suddette condizioni climatiche hanno creato un profondo disagio alla popolazione, che è stata colta alla sprovvista e che, soprattutto in alcune zone della penisola, non gode delle attrezzature necessarie a contrastare il freddo siberiano.
Il tempo non accenna a migliorare e, ancora oggi, domenica 5 febbraio, la colonnina di mercurio è scesa di molti gradi sotto lo zero in varie regioni del centro-nord.
Questo l’aspetto ‘visibile’ a tutti e indiscutibile per chiunque. Ma ciò che può risultare interessante e che spinge a riflettere è la realtà che si nasconde ‘sotto la coltre di neve’ che ha coperto la penisola.
L’evento che ha maggiormente scosso l’opinione pubblica, dando adito a critiche e ad aspre invettive è stata la reazione feroce del sindaco di Roma, Alemanno, che ha dichiarato di voler una commissione d’inchiesta, chiamando in causa la Protezione Civile, per aver fatto delle previsioni riduttive.
La stessa popolazione romana ha vissuto e continua a vivere in condizioni di profondo disagio, solo nella giornata di ieri la centrale operativa dei carabinieri della capitale ha ricevuto ben venticinquemila chiamate di soccorso.
Questa critica situazione di cui hanno lungamente parlato i media ha scosso gli animi degli abitanti del nord Italia, molti dei quali si sono sentiti trascurati ed hanno definito eccessivo l’allarmismo creato dai giornalisti riguardo alle condizioni di Roma, rivendicando, pertanto, maggiore attenzione anche alle proprie regioni.
In questi ultimi giorni le varie emittenti radio hanno trasmesso interviste e hanno permesso a molti ascoltatori di intervenire in diretta per esprimere il proprio disappunto in merito e per ‘dar voce’ al proprio malcontento.
Questa mattina un abitante di Forlì ha avanzato delle aspre critiche ai romani, definendoli ‘incapaci’ e ‘arrendevoli’ e sostenendo che, questi ultimi, dovrebbero prendere esempio dai settentrionali ‘armandosi di pala per spalare la neve’e contribuendo, in tal modo, ad agevolare una situazione indubbiamente critica.
Un altro ascoltatore di radio 102.5, di origine piemontese, lamentava la mancata informazione da parte dei giornalisti riguardo alle disagiate condizioni dei piccoli centri delle regioni del nord, richiedendo più aggiornamenti in merito.
Ciò che trapela da queste ed altre dichiarazioni è l’eterna rivalità’ fra gli abitanti del nostro paese. Si auspica da lungo tempo la costituzione di un’ Italia più unita e coesa ma, proprio attraverso questi eventi naturali che, apparentemente, sembrano non intaccare questa sfera, ci si rende conto di trovarsi di fronte a pura utopia. La vera preoccupazione degli italiani non dovrebbe derivare tanto dal provvisorio disagio che si è venuto a creare quanto piuttosto dall’incapacità di farsi carico del proprio e dell’altrui malessere.
Di recente l’intero popolo italiano ha celebrato i 150 anni dall’unità d’Italia. Oggi sorge spontanea una domanda che non deriva dall’aver vissuto eventi storici che hanno segnato una svolta, ma da una semplice condizione di disagio procurata da un’insolita ondata di maltempo: è possibile che non si riesca a provare un’indignazione generale e unanime dinnanzi alla disorganizzazione di molti comuni italiani? Perché neanche il ‘disagio comune’ è in grado di rendere unito un paese?
Si può trarre spunto da questa riflessione per analizzare la radice del problema e per prendere atto del sempre più accentuato individualismo degli italiani, lo stesso che incentiva la crisi economica e sociale, che fa si che il monopolio del potere si concentri nelle mani di pochi e che la bella Italia rimanga affossata e incapace di reagire ai soprusi e alle sopraffazioni.
E’dalle piccole cose che si traggono grandi insegnamenti e si sviluppa la capacità critica. C’è solo un imperativo categorico al quale ‘dare ascolto’: ‘interrogati!’ E allora interroghiamoci sul perché riesca a prevalere solo l’egoismo e su come si possa ovviare a tutto ciò che ne deriva.
E’ questo il solo modo per salvare un’Italia che arranca e che ha fame di solidarietà e di concretezza.
Maria Vera Valastro