(ASI) Roma - La scomparsa di Maurizio Costanzo fa calare definitivamente il sipario su uno dei salotti mediatici più influenti della televisione italiana. Un linguaggio il suo diretto, mai scontato, tanto da divenire un vero e proprio pupillo di un certo Indro Montanelli. Sue le parole dell'immortale "se telefonando"cantata da Mina.
Qualsiasi cosa si possa pensare o qualsiasi critica si possa muovere sulla banalità di alcune delle sue serate televisive, per onestà, è giusto ritenere Costanzo un apripista di un nuovo modello televisivo. Un anello di congiunzione tra una tv che fu, quella che tentava di essere educativa ( celebre Non è mai troppo tardi) con l’impegno ad abbattere l’analfabetismo, a un modello di tv puramente commerciale, totalmente inserita nel circuito della società dello spettacolo.
Dialoghi, discussioni ed analisi in più di 50 mila interviste, da Gorbačov ad Alda Merini, da Riondino a De Crescenzo, Gaber a Jannacci, da Carmelo Bene a Gino Strada. Insomma, Maurizio Costanzo ha reso, diremmo oggi, virali migliaia di personaggi, noti o meno noti, dando voce a chi non ne aveva o illuminando con la cultura lì dove il buio dell’ignoranza portava ombra.
Il suo agire, scovare, mostrare, intervistare a 360 gradi, lo ha portato a diventare figura centrale dell’intrattenimento culturale, vicino però anche a grandi scandali, cambiamenti politici o del costume del Paese. Nel 1982 il suo nome apparve sulle pagine dal Corriere della Sera nelle lunga lista, (quasi mille note personalità) degli appartenenti alla loggia massonica P2 di Licio Gelli. “una cretinata”, come ebbe modo di definirla in un’intervista a Peter Gomez nel 2019.
Un certo Rino Gaetano nel 1978, nella trasmissione “acquario”, gli sbattè in faccia il singolo “nuntereggae piu”, rendendolo, a sua insaputa, eterno, seppur complice, in un testo-denuncia, delle storture della società in contino mutamento. La potenza e veridicità di quello che Rino Gaetano denunciava all’epoca, ancora attualissima, venne rimarcata dal secondo ospite, Susanna Agnelli, che alla fine della performance, incalzata dalla domanda di Costanzo su cosa ne pensasse del concetto di italietta espresso da Gaetano, ebbe modo di rispondere: Al posto suo farei la stessa cosa.
Ecco, Costanzo c’era, era li presente, tra vette culturali inarrivabili, a serate trash con il tronista di turno.
Faceva parte del sistema si ma lo aveva criticato, come nel 1991, quando dedicò una puntata sull’uccisione dell’imprenditore siciliano Libero Grassi, che si era opposto al sistema mafioso del pizzo, triangolando con Michele Santoro in Rai nel raccontare il potere mafioso in Italia. Sul palco c'era Giovanni Falcone e tirò talmente tanto la corda che finì vittima di un attentato in via Fauro a Roma, nel 1993, mentre stava tornando a casa in automobile assieme alla compagna Maria De Filippi.
Maurizio Costanzo ha raccontato questo paese per oltre quarant’anni, con ironia, competenza intelligenza, coraggio e, chissà forse questo gli avrebbe fatto piacere leggerlo, anche con leggerezza e una sana dose di cretineria.
Sipario.
Emilio Cassese - Agenzia Stampa Italia