Lo in una indagine dettagliata l’Amsi, l’Associazione medici di origine straniera in Italia.
Urge, secondo Amsi, investire sui laureati italiani e dare accesso ai concorsi ai medici stranieri che lavorano da tempo in Italia, a condizione che, se superati,ottengano la cittadinanza.
In Italia ci sono 80mila professionisti della sanità di origine straniera, di cui 19mila medici.
Di questi solo alcuni hanno la cittadinanza italiana o di un paese comunitario. L'85% lavora nel privato: in mancanza di cittadinanza non può infatti accedere ai concorsi pubblici. Lavorano come guardie mediche, medici di famiglia, oppure in cliniche private e laboratori.
Prima gli stranieri arrivavano come studenti, principalmente dai Paesi arabi e Israele, e rimanevano poi a esercitare in Italia; dopo la caduta del Muro di Berlino (1989), cominciò l'ondata dei medici già laureati provenienti dai Paesi dell'Est. Oggi ad arrivare in Italia sono soprattutto medici laureati e specializzati provenienti da Paesi arabi, Egitto Siria. Nella seconda e terza fase di immigrazione sono arrivati medici già formati che chiedono il riconoscimento dei titoli.
Da qui la proposta: per far fronte alla carenza di medici che si verificherà nel Sistema sanitario italiano nei prossimi anni per effetto dei pensionamenti, si chiede che questi medici, dopo aver lavorato per un periodo, ad esempio per cinque anni, nelle strutture italiane, possano essere ammessi ai concorsi con riserva, e con un termine per ottenere, dopo aver superato il concorso, la cittadinanza. Una misura, questa, che aiuterebbe a far fronte all'emergenza legata alla carenza di specialisti nella Sanità pubblica, ma la prima misura da adottare è far specializzare i medici che escono dalle università italiane, evitando l'imbuto formativo post laurea.
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia