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A Perugia imminente la sentenza d’appello su Amanda Knox e Raffaele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher.

di Fortunato Vinci




(ASI) Perugia affollata di giornalisti in attesa della sentenza d’appello su Amanda Knox e Raffaeele Sollecito per il delitto di Meredith Kercher. I giudici della Corte d’Assise d’appello di Perugia, presieduta da Claudio Pratillo Hellmann, entreranno lunedì prossimo, 3 ottobre, in camera di consiglio per decidere la sorte dei due imputati. La Corte, dopo un lungo processo con molti colpi di scena, ha sostanzialmente, con qualche piccola possibile variante, tre opzioni: confermare la condanna, uniformando il verdetto alla sentenza di primo grado, assolvere gli imputati come ha chiesto la difesa, condannare all’ergastolo Amanda e Raffaele come meritano secondo le tesi della pubblica accusa, sostenute dal sostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola e dai pm Manuela Comodi e Giuliano Mignini.

Le tre ipotesi sono rigorosamente in ordine di probabilità e la prima ha molte più chance rispetto alle altre, almeno per due ragioni principali. Da tutto il materiale probatorio, dalle tesi a confronto dell’accusa e della difesa, dalla pronuncia della Cassazione (sentenza Rudy Guede) sembra si possa ritenere, con ragionevole convincimento, che in quell’appartamento, quella terribile sera, c’era non solo Rudy Hermann Guede, già condannato come autore del delitto, con sentenza definitiva a 16 anni, ma anche Amanda e Raffaele, e che, con ruoli diversi, tutte e tre hanno provocato l’omicidio della studentessa inglese. Se si dà per accertata questa importante circostanza ne consegue che sia da escludere l’ipotesi dell’assoluzione, così come richiesto dalle appassionanti arringhe dei difensori degli imputati, gli avvocati Giulia Bongiorno, Donatella Donati e Luca Maori per Raffaele Sollecito; Carlo dalla Vedova e Luciano Ghirga per Amanda Knox. Escluderei anche la condanna all’ergastolo perché è vero che ci sarebbe, secondo quanto ha sostenuto l’accusa, l’aggravante dei futili motivi, ma i giudici, soprattutto quelli popolari, terranno certamente anche conto che si tratta di due giovani, incensurati, e che se hanno commesso l’omicidio, lo hanno certamente fatto in condizioni psicofisiche alterate (droga o altro).

Intanto rivediamo, in sintesi, le fasi di questa drammatica storia che si trascina ormai da quasi quattro anni.

Due profonde ferite alla gola, con un coltello da cucina e Meredith Kercher non ebbe scampo. Morì così, dissanguata, sul letto, seminuda, nella notte del primo novembre del 2007 nell’appartamento di Via della Pergola a Perugia, la diligente studentessa inglese, in Umbria perché iscritta all’Università di Perugia, nell’ambito del progetto “Erasmus”. Ad ucciderla, secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti ed avallata, in primo grado, dai giudici della Corte d’Assise, la sua compagna di appartamento, Amanda Knox, americana di Seattle, di 23 anni, il suo “fidanzato” Raffaele Sollecito, di 25 anni, di Giovinazzo (Bari) unitamente al l’ivoriano Rudy Hermann Guede di 23 anni. Con la sentenza di primo grado Anna Knox e Raffaele Sollecito furono condannati per omicidio e violenza sessuale, rispettivamente, a 26 e 25 anni, mentre Rudy Hermann Guede, che ha optato per il rito abbreviato, ha già subìto il processo d’appello e la condanna definitiva a 16 anni, confermata dalla Cassazione.

Il delitto, così come il processo, di primo e secondo grado, hanno suscitato un interesse straordinario su tutti i mezzi di comunicazione di mezzo mondo. Mai visti tanti giornalisti e tante emittenti trasmettere in diretta, in tutte le ore, i particolari dell’omicidio, durante le lunghe e tormentate indagini e, poi, le principali fasi dei processi.

Sulla storia, con alcuni aspetti morbosi, sono stati già scritti dei libri e girato un film. Non sono mancate, da parte degli innocentisti americani, aspre polemiche e critiche feroci, sicuramente esagerate, per come furono condotte le indagini dalla polizia e dai pm, Giuliano Mignini e Manuela Comodi. Hanno sentito il bisogno di intervenire per fare qualche inopportuna polemica perfino Hillary Clinton e Oprah Winfrey

Nei processi indiziari, come questi di Perugia, peraltro caratterizzati (e inquinati) da molte confessioni, in parte inattendibili e in parte lacunose e dalla incertezza di alcune prove, così come sostenuto, nel corso del dibattimento, dai due periti nominati dalla Corte, Carla Vecchiotti e Stefano Conti dell’Università “La Sapienza” di Roma, l’esito è sempre incerto e mai scontato.

Eppure dalla ricostruzione che si ricava, sfogliando le 427 pagine della sentenza di primo grado, pare che i giudici non abbiano avuto dubbi nel ricostruire i fatti.

Quella notte, in quell’appartamento, a due passi da palazzo Gallenga, sede dell’Università per stranieri, in una stanza c’erano, fidanzati da qualche giorno, Amanda e Raffaele, a scambiarsi effusioni e tenerezze, e nella stanza attigua Meredith e Guede, che cercava un approccio violento a sfondo sessuale. Alle grida di aiuto di Mez accorsero Amanda e Raffaele, i quali, invece di portarle aiuto avrebbero partecipato, secondo la ricostruzione dell’accusa, tutte e tre, all’omicidio. La coltellata più violenta, addirittura, l’avrebbe inferto Amanda che, come gli altri, si è sempre proclamata innocente, scrivendo lettere dal carcere di Capanne, alle porte di Perugia, dove è stata rinchiusa in questi quattro anni, invocando la libertà perché non voleva essere “chiusa tutta la vita per niente, dimenticata come se non valesse niente”. Ma lei, secondo l’ultimo intervento del pm Mignini “in caso di assoluzione è pronta ad una fuga all’estero alla quale non si potrebbe più rimediare” da qui l’appello ai giudici “a salvare l’onore di questo Stato che è sovrano”.

I giudici, sempre nelle motivazioni della sentenza di primo grado, sostengono che “i fatti risultano essere stati realizzati in forza di contingenza meramente casuali…senza alcuna programmazione, senza alcuna animosità o sentimento rancoroso contro la vittima, che in qualche modo possano essere visti quale preparazione-predisposizione al crimine. Amanda e Raffaele partecipano attivamente all’azione delittuosa di Rudy finalizzata a vincere la resistenza di Meredith, a soggiogare la volontà e consentire a Rudy di sfogare i propri impulsi lussuriosi. La prospettiva di aiutare Rudy nel proposito di soggiogare Meredith, per abusarne sessualmente, poteva apparire come un eccitante particolare che, pur non previsto, andava sperimentato. Il movente è quindi - sostengono sempre i giudici della Corte d’Assise - di natura erotica sessuale violento che, originatosi dalla scelta del male operata da Rudy, trovò la collaborazione attiva di Amanda e Raffaele. Che tale partecipazione, attiva e violenta, abbia coinvolto anche gli attuali imputati in concorso con Rudy deriva da quanto si è osservato, parlando delle lesioni subite da Meredith, dall’esito delle indagini genetiche, dalle impronte del piede nudo in vaie parti della casa”. Se queste sono le fasi del delitto, ricostruite dalla Corte d’Assise, si stenta a credere come giovani, apparentemente normali e tranquilli, possano diventare, improvvisamente, sia pure in condizioni psicofisiche fragili e precarie, per l’assunzione di droga, e sia pure, come si è visto, in presenza di una situazione “erotica sessuale violenta”, tre incontenibili belve feroci.

Tra poche ore sapremo qualcosa di più, quel che è certo è che la decisione, qualunque essa sia, non sarà definitiva, è, infatti, scontato il ricorso in Cassazione o da parte della difesa, in caso di condanna di Amanda e Raffaele o da parte della Procura, in caso di assoluzione.

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