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(ASI) Stavolta è proprio il caso di dirlo: è finita un’epoca. Questo adagio fin troppo inflazionato non suona retorico se associato alla notizia della chiusura del Bagaglino, già da tempo anticipata ma confermata solo nei giorni scorsi da Pier Francesco Pingitore, autore - insieme al compianto Mario Castellacci - di questo celebre contenitore teatrale e televisivo che ha avuto il pregio di saper far ridere gli italiani delle miserie che costellano lo “stivale”.

Il Bagaglino cede così il passo ad altri format, evidentemente più graditi agli spettatori di oggi, cresciuti in un contesto di cultura televisiva molto distante da quello offerto dai tempi in cui l’improvvisazione, l’autoironia, lo spirito d’avventura e la forza di volontà consentirono anche a due come Pingitore e Castellacci, personalità estranee a quei circuiti artistici che detenevano il monopolio della cultura nell’Italia post-bellica, di creare con mezzi limitati e tra tante difficoltà la loro compagnia di cabaret.

E’ il 1965 quando a Roma, in un anfratto di cantina situato a vicolo della Campanella, nello storico e centralissimo rione Ponte, Pingitore e Castellacci si mettono a capo di un gruppo di artisti e giornalisti, provenienti da esperienze diverse ma accomunati da un forte spirito critico nei confronti della società italiana di allora e avversi all’ideologia imperante nei gangli della cultura e dell’informazione. Il gruppo d’amici dà vita ad una compagnia di spettacolo, stabilendo di esprimere il loro disgusto nella maniera più schietta e immediata: mediante la satira. E’ così che nasce il Bragaglino, in onore di Anton Giulio Bragaglia (regista e saggista vicino al futurismo deceduto pochi anni prima). Bragaglino che fa il suo esordio precisamente il 23 novembre 1965, lanciando già prima del cambio di nome in Bagaglino (che avviene molto presto) diversi attori nel mondo dello spettacolo. Gli anni ’70 rappresentano per il Bagaglino l’approdo verso lidi più prestigiosi, il coronamento di sacrifici versati senza assilli di successo ma con l’allegria e lo spirito di gruppo. Nel 1972 la compagnia si trasferisce al Salone Margherita, in via dei Due Macelli; nel 1973 avviene invece l’esordio nel grande schermo, con lo spettacolo “Dove sta Zazà”.

L’affermazione del Bagaglino, a suon di risate, si consolida proprio in anni duri, in cui un’Italia attraversata da stagioni di violenze cova un forte desiderio di evasione satirica dalla realtà. Gli anni ’80 registrano il picco del successo di questo spettacolo cabarettistico, il quale si trasferisce nel più ampio Salone Umberto e diventa una presenza costante all’interno del palinsesto televisivo, nelle reti Rai e Mediaset. In questi anni, il Bagaglino inizia a caratterizzarsi per le imitazioni e le prese in giro dei personaggi più in vista della politica e del costume: tra i più celebri imitatori, citazione d’obbligo per Oreste Lionello (nella foto, con Castellacci e Pingitore). I capitoli meno gratificanti della storia d’Italia degli ultimi anni sono stati tutti affrontati dagli illustri maestri di comicità che hanno calcato i palcoscenici del Bagaglino con estrema sagacia, riuscendo a suggerire agli italiani un’espressione di indignazione più leggera ma non meno mordace.

Pingitore, il padre di questo fenomeno di costume tutto italiano, annuncia che il prossimo 4 ottobre vi sarà occasione di salutare il Bagaglino con gli onori che merita, nel palcoscenico elegante, un po’ dandy di via Veneto, a Roma: “Voglio celebrare - dice - lo spettacolo con la serata ‘Bye Bye Bagaglino’: una grande festa che si svolgerà nel locale Elle. Sarà un’occasione di gioia e allegria offerta alla stampa e agli amici per salutare il Bagaglino. Insomma, non sarà un necrologio”. Del resto, “se deve finire un’epoca, deve finire bene e in allegria”. Allegria che questa fusione tra teatro e tv sapeva procurare spontaneamente negli spettatori, gli stessi che oggi debbono sorbirsi nuovi prodotti televisivi, non autoctoni già nel nome (reality) e più artificiali di quanto il genio satirico italiano seppe fornirci con il Bagaglino.

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