(ASI) Ipotizziamo che abbiate l’idea per un business vincente e mettiate su la vostra impresa. Ipotizziamo che le cose vadano bene e possiate permettervi il lusso di assumere dipendenti.
Ipotizziamo che la vostra idea sia davvero vincente ed entriate a far parte di un importante franchising.
Ipotizziamo che le cose vadano così bene che per incrementare le vostre vendite decidiate di spostare la vostra sede in un posto più grande.
Ecco, siamo in Italia ed a questo punto iniziano i guai e non certo per colpa vostra ma della burocrazia in Italia.
Questo è infatti, per grandi linee, ciò che è accaduto alla Enosis Cristalli S.r.l. operante nel settore della sostituzione cristalli auto. La Enosis infatti alcuni mesi fa ha avuto la necessità di dover trasferire la propria sede in un locale più grande per ingrandire anche il proprio giro d’affari.
Per un azienda che opera nel settore di cristalli auto è ovviamente essenziale avere sempre a disposizione nel minor tempo possibile i vetro necessario che, per ragioni facilmente intuibili, non può sempre essere tenuto in magazzino ma va ordinato di volta in volta al proprio fornitore.
Avere una buona connessione telefonica è quindi essenziale.
All’inizio la Enosis si è affidata ad una delle più importanti aziende del settore telefonico operante in Italia che però in occasione del trasferimento di sede ha impiegato ben 5 mesi per trasferire le linee nella nuova sede dell’azienda, provocando un buco di fatturato enorme, l’azienda l’ha quantificato in circa 180mila euro.
Nonostante un procedimento giudiziario d’urgenza ex Art.69Bis C.p.c. che, con perizia del tribunale, ha riconosciuto la totale inadempienza dell'operatore telefonico , non si è giunti ad alcuna conciliazione. Anzi, al termine delle operazioni peritali che avevano come scopo la ricerca di una transazione bonaria, l'azienda telefonica inadempiente ha rifiutato la proposta della Enosis e non ha effettuato alcuna controproposta. Solo in seguito alle varie azioni intraprese (Blog, Petizione, Crowdfunding, Interpellanza, Segnalazione AGCOM, ecc.), Telecom si è fatta viva proponendo verbalmente, al fine di comporre la controversia in via conciliativa, 18.000 euro, un risarcimento che, anche se accettato dall’azienda, metterebbe la stessa a rischio sopravvivenza.
Mario Rivabene, il titolare della Enosis, sta ora cercando di salvare in tutti i modi la sua azienda, e nella sua battaglia ha trovato anche l’appoggio dell’onorevole Mauro Pili autore di un'interpellanza al Governo per chiedere come intenda esso affrontare la situazione di abuso che aziende operanti in regime concessorio, sfruttando la loro posizione di predominio, attuano nei confronti dei cittadini consumatori.
Una storia tutta italiana che dimostra ancora una volta di come sia difficile fare impresa in nel nostro Paese.
Fabrizio Di Ernesto - Agenzia Stampa Italia