Il commissario Hogan e il ministro Martina inaugurano la 51ma Vinitaly "
(ASI) Verona - La presenza del commissario europeo Hogan nell’anno del 60° anniversario dei Trattati di Roma è l’occasione concreta per un confronto sul futuro della vitivinicoltura italiana ed europea, sulle misure di promozione OCM e sulle prospettive della politica agricola comunitaria dopo il 2020». Lo ha detto oggi, all’inaugurazione del 51° Vinitaly, il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese. «Il nostro export enologico – ha aggiunto – è fondamentalmente basato sui tre mercati di Stati Uniti d’America, Germania e Regno Unito, il che potrebbe diventare un fattore di rischio. Per questo è necessario diversificare, sviluppando o aprendo mercati minori e potenziali, e occorre farlo anche attraverso la condivisione delle politiche di promozione e sviluppo dell’Unione Europea. Veronafiere con Vinitaly ha organizzato un imponente piano di incoming con circa 50mila operatori esteri attesi da 140 nazioni».
Secondo le elaborazioni di Ismea, realizzate per Veronafiere in occasione dell’inaugurazione del Vinitaly, il Vecchio Continente giganteggia in quasi tutti i mercati del pianeta, in un contesto in cui il vino si sta affermando sempre più come bevanda globale. Complessivamente sono 166 i milioni di ettolitri di vino prodotti nell’Ue a 28, per un fatturato export di circa 20mld di euro. Due dati chiave che fanno della ‘piccola’ Unione europea (solo il 3% della superficie terrestre) la vera superpotenza enologica del pianeta, con quasi i 2/3 della produzione mondiale e circa il 70% della quota di mercato globale. E la crescita sembra non arrestarsi nonostante la concorrenza dei produttori emergenti. Nel periodo 2010-2016 il valore delle esportazioni dei produttori europei è cresciuto infatti del 37%, per contro gli scambi mondiali hanno registrato un aumento del 33%. Nel dettaglio sono Francia (8,3mld di euro), Italia (5,6mld di euro), Spagna (2,6mld di euro), Germania (931mln di euro), Portogallo (727mln di euro), e Regno Unito (606mln di euro) i primi 6 Paesi produttori della Ue a 28. Completano la top 10 i Paesi Bassi, l’Austria, il Belgio e la Danimarca. I top 6 exporter sommano complessivamente ben oltre il 90% delle vendite Ue; tra questi l’incremento più importante tra il 2010 e il 2016 lo segna l’Italia (+43,5% in valore), seguita dalla Spagna (+40,2%), dalla Francia (+30,3%), dal Regno Unito (+24,1), dal Portogallo (+18,4%) e dalla Germania (+5,8%), per una volta con un trend commerciale nettamente inferiore a quello italiano.