(ASI) Marche – Molti dei Comuni compresi nel cratere del terremoto del Centro Italia, sono compresi nei territori appartenenti al Parco Nazionale dei Monti Sibillini, un polmone verde d'Italia e una riserva naturalistica sita fra Marche ed Umbria, divisa fra quattro province, quali quelle di Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Perugia e comprendente 18 Comuni, rigorosamente in ordine alfabetico: Acquacanina, Amandola, Arquata del Tronto, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Fiastra, Fiordimonte, Montefortino, Montegallo, Montemonaco, Norcia, Pievebovigliana, Pievetorina, Preci, San Ginesio, Ussita e Visso.
A Visso (MC), c'è la sede legale e amministrativa dell'Ente Parco, istituito con dpr del 6 agosto 1993. Gli Uffici del Parco sono stati trasferiti in una nuova sede da maggio 2005, in un palazzo storico ex convento con annesso giardino botanico, sito in Piazza del Forno 1.
Il Parco Nazionale dei Monti Sibillini che ha un'area di circa 70 mila ettari, e una popolazione residente di oltre 13 mila persone, si sviluppa intorno all'omonima catena montuosa dei Sibillini, la più alta dell'Appennino umbro – marchigiano, quarto massiccio montuoso per altezza dell'Appennino continentale, dopo le più alte vette abruzesi del Gran Sasso, della Maiella e del Velino – Sirente,
La montagna che avrebbe avuto origine da calde acque marine, come testimoniato dalle rocce calcaree, ha una caratteristica forma ad U, tipica dell'azione glaciale del Quaternario, riconoscibile anche negli ampi cerchi glaciali ancora riconoscibili. La cima più alta della catena è il Monte Vettore (2476 mt slm).
I Sibillini sono famosi per la bellezza e la particolarità dei paesaggi naturali, per la flora e la fauna, ma, soprattutto, per l'aurea di mistero che aleggia intorno a queste montagne.
Infatti, alcune delle cime più importanti della catena, sono famose per essere fucina di antiche leggende e miti, come ad esempio quella del Sentiero delle Fate, percorribile attraversando la Val Tenna, sul versante adriatico dei Sibillini, fra il Monte Priora (2332 mt slm) e il Monte Sibilla (2173 mt slm) , quella del Lago di Pilato, sotto la Cima del Lago (2422 mt slm) e infine quella della Grotta della Sibilla, sull'omonimo Monte Sibilla, tutti posti raggiungibili con escursioni.
La Grotta della Sibilla: c'è una grotta sita poco sotto la cima del Monte Sibilla a quota 2175 mt slm, già conosciuta probabilmente sin dall'antichità di cui si parlava già nel Medioevo, di cui si trova un affresco all'interno dei Musei Vaticani. Secondo la leggenda, resa famosa dal romanzo cavalleresco “Guerin Meschino” di Andrea Barberino e dal libro “Il Paradiso della Regina Sibilla” di Antoine De La Sale, la grotta ospitava il mondo fatato della Maga Sibilla, in cui creature meravigliose tenevano festini perenni, salvo poi trasformarsi il sabato in creature mostruose. Proprio dalla grotta della maga Sibilla, di cui oggi è ostruito l'ingresso da roccie, prende il nome la catena montuosa.
Il Sentiero delle Fate: Si narra che una sera alcune delle fate della Sibilla chiesero alla Maga il permesso per recarsi a un ballo notturno. La Sibilla acconsentì, ma raccomandò di tornare prima dell'alba, perché il sole le avrebbe impietrite. Le fate, prese dalla musica e dalla danza, non si accorsero che il sole stava per sorgere, così iniziarono una folle corsa per rientrare nella Grotta della Sibilla. Di questa folle corsa resterebbero i segni sul versante meridionale del monte Vettore. Secondo alcuni invece, le fate vennero trasformate in pietra dai primi raggi del sole e così si formò il “Sentiero delle Fate”.
Lago di Pilato: situato a 1940 mt slm, all'interno dell'ex circo glaciale del Monte Vettore e visibile interamente dalla Cima del Lago, ha una caratteristica forma “ad occhiali”. Secondo la leggenda sarebbe nato nel momento in cui Ponzio Pilato “si lavò le mani”, permettendo la crocifissione di Gesù Cristo. Secondo altre versioni il corpo di Ponzio Pilato sarebbe in fondo allo specchio d'acqua. Esso sarebbe un posto esoterico e allo stesso tempo maledetto, dove si concentrano le forze del male, proprio per il corpo “deicida”custodito dalle sue acque. E' stato frequentato da maghi e negromanti che solo in quel luogo incantato al confine della realtà, riuscivano a propiziare i loro riti.
Diversi autori hanno trattato nei loro libri queste storie, tra cui ad esempio: De La Sale A. 2001 “Il Paradiso della Regina Sibilla”, Ed. Tararà; Menghini A., 2005, “Il Mistero del Lago di Pilato”., Amp Edizioni; Santarelli G., 1984, “Le Leggende dei Monti Sibillini, Edizoni “Voce del Santuario Madonna dell'Ambro”, Montefortino; Andrea Da Barbarino, 2005, “Guerino detto il Meschino, Nuove Edizioni Romane; Paolucci L, 1967, La Sibilla Appeninica, Ed. Leo S. Olschki:
Queste leggende sono legate alla commistione fra cultura pagana e cristiana, poiché i luoghi montuosi più impervi sono stati proprio i posti dove si sono rifugiati gli ultimi pagani nella Tarda Antichità (V – VII sec). In epoca cristiana, gran parte delle tradizioni pagane sono state riprese e rivisitate per essere adattate alla nuova religione che ha ereditato tanto dai vecchi culti, miti e credenze. Ad esempio, l'antro infernale della Sibilla, secondo i Cristiani, fu il luogo dove la maga si rifugiò con la cristianizzazione dell'Impero Romano.
Oggi, in quest'epoca non più teocentrica, ma tecnocentrica, taluni credono che l'Appennino Centrale, sia la sede di una base aliena in cui i visitatori venuti dallo spazio compiono i loro esperimenti e i loro studi e ciò stuzzica la fervida fantasia e l'immaginazione dell'uomo, soprattutto se si sente impotente davanti alla forza di certi fenomeni naturali. Nella storia i fatti e le circostanze cambiano, ma il comportamento umano resta pressoché immutato nei secoli.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia