La “Rimpatriata 2016” degli Abruzzesi di Piemonte e Valle d'Aosta a Corfinio, l'antica prima capitale d'Italia

monetacorfinio(ASI) Abruzzo - La tradizionale rimpatriata dell'Associazione degli Abruzzesi di Piemonte e Valle d'Aosta, presieduta dal Dott. Carlo Di Giambattista, ha assunto per quest'anno un valore simbolico per la località dove si è svolta: Corfinio, l'antica Corfinium, già capitale del popolo italico dei Peligni e prima capitale d'Italia durante la Guerra Sociale 91 – 88 A.C.
La città è ricordata anche nella guerra fra Cesare e Pompeo (49 – 48 A.C.).

Infatti, proprio qui, furono coniate le prime monete col nome d'Italia allorché i popoli italici, elessero a loro capitale il centro abruzzese, nella guerra contro Roma per l'ottenimento della cittadinanza e dei conseguenti diritti civili e politici.

I popoli italici confederati (Marsi, Peligni, Marrucini, Vestini, Piceni, Sanniti, delegazioni di Lucani e Apuli), portavano avanti le loro legittime aspirazioni, avendo combattuto con i Romani nelle campagne di conquista, e scelsero capitale Corfinium, soprattutto per la sua posizione geografica, punto nevralgico di collegamento fra la costa tirrenica e quella adriatica. Alla città in quel periodo fu dato il nome di Italica.

Infatti, l’antica Corfinium, sul cui sito sorge anche l'attuale Comune in Provincia di L'Aquila, si trova nella conca di Sulmona nei pressi dell'Aterno, a 345 metri d'altezza, in posizione strategica sulla Tiburtina – Valeria, percorso che collegava Roma con Teate Marrucinorum (Chieti).

Ma, il ruolo di capitale d'Italia durò poco per Corfinio. Verso la fine del 90 A.C., il console Lucio Cesare, fece votare in Senato la "Lex Iulia de civitate", che concedeva la piena cittadinanza alle comunità latine ed italiane rimaste fedeli a Roma. All'inizio dell'anno 89 A.C. la nuova "Lex Plautia Papiria", proposta dai tribuni Plusio Silvano e Papirio Carbone, allargò la cittadinanza a tutti i latini e gli Italici.

In epoca imperiale la città ebbe un importante sviluppo architettonico, urbanistico e di servizi con templi, terme, teatri, anfiteatri e altri servizi tipici della civiltà romana, fino a che le invasioni barbariche e la seguente età tardo – antica mandarono Corfinio quasi in rovina.

A tal punto che in età medievale è conosciuta prima come sede del gastaldato longobardo di Valva, ma soprattutto come sede della Diocesi di Valva, con l'imponente cattedrale di S.Pelino.

Scompare dai documenti il riferimento alla città di Corfinium, facendo in particolare riferimento a Valva, inteso come un vasto territorio che confinava con i possedimenti cassinesi. Tutto ciò ad indicare una fase di decadimento dell'importanza della città, a tal punto che alcuni storici, mettono addirittura in dubbio l'esistenza della città in età tardo antica.

La cattedrale di San Pelino venne inaugurata dal vescovo Trasmondo nel 1024. lo stesso che cambiò il nome della città da Corfinium a Pentima, nome sopravvissuto fino al 1928, quando Mussolini, amante del mondo classico, ridiede alla città l'antico nome e iniziò imponenti scavi di recupero dei reperti archeologici che confermano la fama dell'antica città.


Attualmente, nel ridente paese di Corfinio, in ogni angolo si respira l'aria dell'antichità classica e sopravvivono le vestigia del glorioso passato.

Il paese ha un aspetto medievale e sorge su uno sperone di roccia sulla strada moderna che ricalca il tracciato dell'antica Tiburtina – Valeria.

Percorrendo la Via Italiae si giunge in Piazza Corfinio dove è possibile individuare il sito dell'antico teatro, su cui si sono sovrapposte le abitazioni del centro storico, conservandone ben leggibile la pianta.

Pochi metri prima, lungo l'antica strada consolare si possono ammirare, accanto ai resti murari dell'antica città romana, la basilica Valvense di S.Pelino, sorta sul sito di un cimitero paleocristiano dove sarebbe stato sepolto Pelino, vescovo di Brindisi martirizzato a Corfinium verso l'anno 350. A fianco alla cattedrale sorge anche l'Oratorio di S. Alessandro.

Vi sono, inoltre, i resti dell'antica area sacra lungo la denominata via di Pratola, dell'anfiteatro, i cui resti non sono giunti fino ai giorni nostri, ma la cui presenza è ricordata da una iscrizione, testimoniata anche dalla presenza di un avvallamento sul terreno dalla forma inequivocabile.

Vicino la cattedrale di San Pelino, si ergono i resti di un mausoleo romano, denominati Morroni di San Pelino; i resti dei muri, degli intonaci e dei pavimenti in mosaico di una villa romana in località Piano San Giacomo.

Gran parte dei reperti di Corfinio sono attualmente custoditi nel Museo civico Archeologico “Antonio De Nino”, dove è esposta la prima moneta in argento con la scritta “Italia” coniata durante la guerra sociale 91/89 a.c. .

E proprio in questo museo, testimonianza della gloria passata di Corfinio, si è svolto l'incontro fra la rappresentanza degli Abruzzesi di Piemonte e Valle d'Aosta (circa una quarantina) e le autorità locali, a testimonianza di come le genti d'Italia e d'Abruzzo, proprio tramite l'emigrazione del secondo dopoguerra, dal Meridione al Settentrione del Paese, hanno per certi versi raggiunto la vera unità della eterogenea nazione italiana, rimanendo però sempre legati alle proprie terre di origine. Dunque, nessun luogo poteva essere più idoneo per un incontro simile dell'antica capitale degli italici: Corfinium.

Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia

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