(ASI) Una volta per stipulare un contratto ci si doveva recare dal notaio. Oggi basta un click sul computer o sul telefonino e il contratto è approvato.
Non solo, prima si faceva con qualcuno di cui si aveva una qualche conoscenza, ora non si sa chi è la controparte: un illustre sconosciuto, uno del call center, ma può anche essere una macchina che lo fa automaticamente. Si stenta a credere ma le cose stanno esattamente così. E’ Internet, è la rete. Quanti misfatti, più o meno dolosi, nel nome del (presunto) progresso. Capita a tanti, soprattutto ai meno giovani, che, inavvertitamente, con il telefonino, nel corso delle a volte travagliate navigazioni in internet, premino inavvertitamente su un messaggio criptato, scritto a volte anche con caratteri minuscoli e in un attimo significa che hanno sottoscritto un “regolare” contratto, anche piuttosto oneroso. E’ capitato a me l’altra sera quando mi sono imbattuto, mio malgrado, in un non meglio precisato “Mobile Pay”. Mi è giunto il messaggio che mi informava - ovviamente con mia somma letizia - che era stato attivato il servizio a 5,09 euro a settimana. Ora è il caso che io abbia un abbonamento con Tim e con 10 euro al mese, oltre al collegamento ad Internet, posso usufruire di tanti altri servizi. Quali servizi offriranno mai questi signori per pretendere più del doppio di Tim e con pagamento anticipato? Ma il problema non è solo questo. Intanto c’è da dire che è vero che si stia cercando di andare verso la semplificazione, ma non è possibile stipulare un contratto, come pretendono questi avvoltoi che si nascondo dietro società più o meno regolari, soltanto sfiorando il tasto di un apparecchio. Così chiamando il 119 ho anche scoperto che ho attivi, naturalmente senza che ne sia mai venuto a conoscenza, e soprattutto senza averli mai voluto attivare, tanti altri “interessanti“ servizi. E alcuni di questi - fanno sapere sempre dal 119 - non sono disattivabili o forniscono un numero che non riceve assolutamente nulla. Ne consegue che appena si fa una ricarica questa viene immediatamente utilizzata da tutti questi fornitori di servizi che non si conoscono. E’ possibile continuare così? Migliaia (o forse milioni) di persone sono vittime di questi truffe. L’Agcom c’è ancora? L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni quando ritiene opportuno intervenire?
E’ possibile che sia all’oscuro di tutto?
I clienti delle tante banche fallite - ricordate? - sono stati tutti rimproverati (pure dopo che gli avevano preso i loro risparmi) che non avevano letto bene i contratti, che non avevano capito il rischio, ed altre idiozie di questo genere. In questi casi i contratti dove sono? Chi li ha redatti? Chi li legge? Chi li firma? Ma poi, Tim (vale, ovviamente, anche per gli altri operatori) che riceve le ricariche non dovrebbe essere responsabile e gestire con maggiore accortezza questi soldi?
Questa già sgradevolissima situazione porta un’altra altrettanto spiacevole conseguenza. La Tim - non so se lo facciano altri operatori - con straordinaria sollecitudine, informa il cliente quando il credito sta per scadere, o è scaduto, ed offre un prestito: 5 euro, da restituire appena verrà fatta la ricarica. Fin qui non ci sarebbe nulla da dire, basta rispondere sì ed il problema è risolto. La questione, peraltro di una gravità inaudita, è che per questo prestito, che può durare da poche ore a uno, massimo due giorni, la Tim chiede 1,5 euro, vale a dire il 30 %. Certo, si può accettare e si può anche non accettare, ma a volte non si è in condizioni di fare immediatamente la ricarica e si ha bisogno urgente di telefonare, insomma non ci sono alternative se non quella di accettare l’offerta, ma il prestito ha un costo spropositato. Più che usura sembra una rapina. E allora, visto che l’Agcom è assente e, anche in questo caso, all’oscuro di tutto, sarebbe necessario che almeno la Procura della Repubblica intervenisse per porre un freno a questo mercato selvaggio che con la scusa del progresso consente a tanti di guadagnare milioni di euro, con un banale, inconsapevole, semplice click.
Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia