(ASI) Chieti - E' scoppiato in questi giorni l'allarme “Legionella” al Policlinico S.S. Annunziata di Chieti. La “Legionella” è una patologia sviluppata da diversi batteri gram – negativi aerobi di cui esistono oltre cinquanta specie. Quella più pericolosa,, è il tipo “pneumophila”.
Essa deve il nome all'epidemia acuta che nell'estate del 1976 fece ammalare alcuni veterani della “American Legioin”, riunitisi in un albergo di Filadelfia, causando trentaquattro morti su duecentoventuno contagiati (oltre quattromila erano i veterani presenti).
.L'infezione da “Legionella” può dare luogo a due diversi quadri clinici: la “febbre di Pontiac” e la “Legionellosi”. La prima ha un periodo di incubazione di max 24 – 48 ore e si risolve in max due giorni. I sintomi sono: malessere generale e cefalee seguiti da febbre. La seconda, invece, ha un periodo di incubazione medio di cinque – sei giorni ed è molto più grave: oltre a malessere, cefalee e tosse, possono essere presenti sintomi gastrointestinali, neurologici e cardiaci e complicanze varie, nei casi più gravi può addirittura essere fatale.
Il batterio, entra nel corpo umano, tramite l'inalazione di piccole goccioline di acqua contaminate che entrando a contatto con i polmoni, creano nei soggetti a rischio delle infezioni.
Pertanto, massima attenzione nell'ospedale teatino per scongiurare il pericolo epidemia che può portare conseguenze disastrose in un ambiente dove sono ricoverate anche persone con gravi patologie e con fisici altamente debilitati e quindi facilmente colpibili dal batterio. In particolare, sono tenuti sotto controllo i rubinetti dell'acqua.
A tal proposito, per tutta la giornata di venerdì 3 giugno 2016, fino alle sei di mattina di sabato 4 giugno, è stato effettuato il trattamento per debellare questo pericoloso batterio, tramite l'uso di ioni argento e perossido di idrogeno al posto del cloro per disinfettare i rubinetti che devono restare chiusi per un certo numero di ore per mantenere alta la concentrazione delle sostanze bonificatrici nell'impianto idrico. All'uopo sono stati anche messi ovunque cartelli che avvertono di non aprire le manopole dell'acqua.
Compito degli Assistenti Sanitari che sono stati richiamati tutti d'urgenza in servizio fino alla fine del trattamento, è quello di dare le istruzioni ai reparti sul comportamento da tenere, di seguire l'operazione di bonifica e di venire incontro alle più svariate esigenze.
Comunque sia, tutti i reparti sono stati forniti di acqua minerale,e l'autobotte della protezione civile ha approvvigionato la struttura sanitaria dell'acqua necessaria per l'igiene personale, oltre al gel alcolico disinfettante che in ospedale non manca mai.
Finito il trattamento “antilegionella”, l'acqua dei rubinetti è stata riaperta e riutilizzata, ma con le dovute cautele ( Ad esempio: divieto di fare la doccia e di lavare i denti e le protesi dentarie), in attesa delle nuove analisi di verifica, effettuate sia dalla Asl che dal Servizio Prevenzione e Protezione dell'Università “Tor Vergata” di Roma.
Si potranno dare dati attendibili solo fra una decina di giorni per far cessare o meno definitivamente l'allarme “Legionella” nella struttura ospedaliera più importante d'Abruzzo.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia