Italia. Quello che non si ha il coraggio di dire sul rogo della discarica abusiva di Bucchianico (Ch)

(ASI) Abruzzo - La discarica fuorilegge incendiata vicino Chieti con montagne di rifiuti speciali pericolosissimi per la salute umana di tipo edile, metallico, plastico, chimico e ospedaliero, sita nel Comune di Bucchianico (CH), non era sconosciuta alle autoritá.

Infatti, nel 2009 venne sequestrata dalla Guardia di Finanza di Pescara che la scoprì sorvolando la zona con un elicottero. Ma dopo sei anni nessuno l'ha mai bonificata. Anzi, è stata incredibilmente dimenticata.
Così gli ecocriminali hanno potuto continuare a compiere i loro loschi affari omicidi, scaricando impuniti rifiuti di ogni sorta, risparmiando i tanti soldi necessari per smaltirli, ricavando altissime plusvalenze dal business della monnezza che in Italia negli ultimi venti anni è diventato probabilmente il più lucroso in mano il più delle volte alla malavita organizzata.
A onor del vero c'è da dire che spesso le ditte che si occupano dello smaltimento, lavoro per cui prendono fondi pubblici, per risparmiare i costi di gestione, non trattano bene i rifiuti e così si mettono in tasca quei soldi. Oppure, le ditte che devono smaltire rifiuti speciali scarto della lavorazione, invece di smaltirli, li abbandonano in discariche abusive per risparmiare sui costi esosi.
A tal proposito, uno Stato lungimirante per ridurre i costi e i rischi per la popolazione, potrebbe riprendere la gestione diretta dello smaltimento dei rifiuti e investire in fondi anche europei in nuove tecnologie per abbassare il costo.
Comunque sia, tornando alla nostra storia, c'è da dire che solo in questi giorni, dopo l'inchiesta mediatica di Lorenzo Colantonio de "Il Centro" di Chieti che ha girato finanche un inquietante video nel sito inquinato della discarica, la Procura della Repubblica ha deciso di sequestrare la ecodiscarica abusiva.
A questo punto,venuta alla luce del sole una situazione probabilmente compromettente per le istituzioni e per il potere economico, la notte fra sabato 27 e domenica 28 giugno, qualcuno ha avuto la brillante idea di andare ad appiccare il fuoco alla discarica con tonnellate di rifiuti bruciati che ci hanno fatto respirare sostanze tossiche micidiali per la vita umana e portatrici di gravissime malattie oncologiche.
Le nubi tossiche della discarica in fiamme sono arrivate almeno a una ventina di chilometri di distanza dal sito inquinato e solo nella prima mattinata i Vigili del Fuoco hanno potuto domare le fiamme che stavano per mettere in pericolo le abitazioni circostanti.
Nei prossimi giorni sapremo con esattezza cosa stiamo respirando e conosceremo gli esatti danni provocati all'ecosistema da questo incendio che sicuramente non saranno roba da poco. Intanto, a causa dell'incendio scoppiato probabilmente non scopriremo mai i responsabili materiali di questo crimine contro l'umanità, perché le prove sono state incenerite.
Ciò che è certo è che qualcuno nelle istituzioni non ha fatto abbastanza, si è limitato al massimo a fare il minimo indispensabile, forse per superficialitá, forse per complicitá, senza ostacolare questo scempio che con azioni forti e incisive si sarebbe potuto evitare. Pertanto, la popolazione si chiede: perché le istituzioni sapevano e non sono intervenute prima? Perché sono stati lasciati gli eco criminali compiere impuniti i loro delitti? Quali controlli e misure di sicurezza aveva predisposto l'autorità giudiziaria per evitare la distruzione di prove che poi è avvenuta? Cosa c'è sotto questo business criminale: Mafia Capitale? Perché lo stato non toglie la gestione dei rifiuti dalle mani di privati (spesso di incerta competenza e moralità) investendo nel contempo nella tecnologia per trattare più efficacemente l'immondizia, abbassando il costo dello smaltimento?

Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia

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