(ASI) Chieti - Finalmente, la Chiesa di Sant'Agata, nell'antico rione Santa Maria di Trivigliano, dopo mesi di restauri e consolidamenti, a cura della ditta edile "De Cesare Ingegner Ulrico Srl" dell'imprenditore Angelo De Cesare.
De Cesare che vanta una vasta esperienza nel settore del restauro dei Beni Culturali, è tornata agibile e visitabile,dopo che l'incuria del tempo aveva lasciato i suoi segni diffusi sia all'interno che all'esterno del tempio di culto, a cui si sono aggiunti i danni del terremoto del 2009, a tal punto che pietre di importantissimo valore rischiavano di staccarsi con conseguente pericolo per l'incolumità pubblica. Così nel pomeriggio di Sabato 4 ottobre 2014, gli ospiti dell'Aduc Chieti hanno potuto visitare la chiesa in anteprima e conoscere la sua storia e gli interventi di restauro effettuati.
I lavori di restauro e consolidamento della Chiesa di Sant'Agata sono stati possibili grazie ad un contributo di circa 200 mila euro stanziati dalla Conferenza episcopale italiana e sono stati progettati dall'Architetto Lorenzo Leombroni e diretti dallo stesso architetto insieme all'Ingegnere Luca Cipollone della Diocesi.
I lavori più importanti hanno riguardato il portale in pietra e il rifacimento della copertura, oltre che il consolidamento della volta.
La Chiesa, molto cara ai fedeli del quartiere di Santa Maria, è tra le fondazioni religiose più antiche di Chieti. Sant'Agata fa parte della parrocchia di Sant'Agostino il cui pastore spirituale è Don Michelangelo Tumini e risulta annessa al complesso dell'ex Conservatorio del S.S. Rosario, ora di proprietà del Comune di Chieti che si affaccia su una piccola piazza delimitata dalle ali del Conservatorio e da un fianco del Palazzo Siciliani D'Alaneto, in un quartiere destinato in età medievale e d' "Ancien Regime" ad ospitare ceti appartenenti ai piccoli artigiani e commercianti. Sant'Agata, di origine siciliana, molto adorata nella tarda antichità e nell'alto Medioevo dalle popolazioni barbariche gote e longobarde, è la protettrice dei fonditori di campane, degli ottonai e dei passamanieri, insieme alla toponomastica sopravvissuta nei vicoli è un chiaro attributo alla antica vocazione artigianale del quartiere.
La Chiesa di Sant'Agata è antichissima. Il Vescovo Teodorico Il Grande, eletto per volontà dell'Imperatore Sacro Romano Imperiale Ludovico Il Pio, ci dice nel 840 che Sant'Agata era la sede di uno "xenodochium", cioè di una comunità, oppure come sostiene lo storico delle Diocesi Italiane, Abate Ughelli, la chiesetta aveva al suo fianco uno ospizio per i pellegrini. Probabilmente fondata dai Goti e arricchita dai Longobardi, Sant'Agata era un punto di riferimento soprattutto per la comunità longobarda di Teate che viveva fuori dalla cerchia muraria più antica. Solo con gli Angioini fra il XIII e il XIV secolo, la Chiesa fu inclusa nella più ampia cerchia muraria della città che si era gradualmente ripopolata dall'anno Mille in poi. Dunque, nacque una nuova Chiesa di Sant'Agata, per opera del notabile teatino e scrittore Rainaldo da Celano. Una epigrafe del 1288, durante il pontificato di Nicola IV, testimonia che il Vescovo teatino Tommaso pose la prima pietra. Delle opere realizzate in tale occasione, restano ancora cospicui resti, tra cui le finestre murate laterali e il portale gotico, delle lapidi come lo spigolo di pietra concia visibile sul lato sinistro della facciata, e l'interno di ridotte dimensioni con impianto a navata unica molto allungato, terminante in una abside quadrata. La Chiesa divenne nel corso dei secoli di proprietà dei Baroni Henrici che vi godevano del diritto di sepoltura, venne innalzata a parrocchia nel 1634 da Mons. Antonio Santacroce, Cardinale e Presule teatino. Nel Settecento, le venne affiancato un Conservatorio per le donne "pentite", divenuto nel Novecento, con il trasferimento della confraternita omonima rimasta senza sede dopo la demolizione di San Domenico, un Convitto per fanciulle intitolato al S.S.Rosario. Negli ultimi decenni, la Chiesa di Sant'Agata, dopo aver subito l'ultimo restauro nel corso dell'Ottocento per volontà del Vescovo Manzo, è stata sempre meno frequentata e abbandonata sempre più nell'incuria, soprattutto dopo aver ceduto, negli anni '30 del Novecento, la dignità parrocchiale alla vicina Sant'Agostino che fino al 1987 era denominata "Parrocchia di Sant'Agata in Sant'Agostino". Dell'aspetto angioino trecentesco della rifondazione conserva comunque un bel portale sestiacuto in fine stile francese e benché spoglia, lascia intravedere le sue nobili origini. Sul portalino barocco c'è ancora lo stemma in pietra dei Baroni Henrici: "onde marine con al capo tre rose". La chiesa, anche se ristrutturata ampiamente nell'Ottocento, ha diversi altri elementi barocchi come ad esempio la copertura a botte "lunettata" con due altari per lato e gli stucchi decorativi neoclassici. L'arredo pittorico è pressoché assente a causa di un recente furto. L'uniche opere degne di nota sono il dipinto sull'altare con il Sacrificio di Sant'Agata realizzato nel secondo decennio del Settecento da Donato Teodoro per celebrare le nozze del Barone Paolo Henrici con una nobildonna veneziana della famiglia dei Dandolo e il possente Cristo Crocifisso ligneo del Seicento, custodito in sacrestia, la cui proprietà era contesa tra il Comune e la Diocesi, ma, che recentemente è stato rubato da ladri d'arte, insieme ai dipinti sacri sugli altari laterali. La profanazione della Chiesa di Sant'Agata ha lasciato il segno anche antiestetico all'interno della chiesa come una ferita aperta e mai rimarginata. Il danno morale e materiale causato dal rovinoso e sacrilego furto non si rimarginerà mai,almeno che un giorno non ricompaiano gli oggetti sacri trafugati, ma dal punto di vista estetico qualcosa è possibile fare, per esempio si potrebbe far dipingere da un artista esperto di arte sacra delle riproduzioni delle tele che sono state rubate dagli altari laterali.
Con l'intercessione dell' Arcivescovo Bruno Forte e del Parroco di Sant'Agostino, Don Michelangelo, qualcosa sicuramente si potrà fare.
Cristiano Vignali - Agenzia Stampa Italia