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(ASI)  Padova – Alle 10.30 di venerdì 03 gennaio, si sono svolti i funerali di Giuliano Lenci, presso la Chiesa della Sacra Famiglia a Padova. Presente il Ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato, che ha letto un messaggio del Presidente Giorgio Napolitano. Per molti si tratta di un nome sconosciuto, probabilmente di un anziano novantaduenne che si è spento proprio prima che iniziasse il 2014. Ebbene, non è stata una personalità qualsiasi: partigiano, medico, politico, storico. Docente di pneumologia al Bo (l’Università di Padova) e primario dell’Ospedale Busonera (l’odierno Istituto Oncologico Veneto, sempre a Padova), era nato a Pisa, nel 1921. Potrebbe tranquillamente essere uno di quei “Maledetti toscani”, alla Malaparte, ma è stato proprio un toscano a fare una gran parte della storia della città del Santo. Giunto in città nel 1955, dopo la Laurea presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, e l’ha lasciata solamente pochi giorni fa. E’ stato partigiano, nella divisione “Folgore”, e per tutta la vita, s’è sempre considerato comunista, scegliendo poi l’impegno politico attivo dagli anni ’80 del secolo scorso, con Pci, Ds e infine Pd.

Ho conosciuto Giuliano Lenci nel 2005, quand’ero ancora un giovane studente delle scuole superiori. Egli, faceva parte di quelle “personalità” che organizzavano conferenze negli istituti superiori, per spiegare all’uditorio cosa fossero: la libertà, le democrazia, la tirannide fascista e la guerra di liberazione. Molto provocatoriamente, gli ho chiesto cosa ne pensasse di una eventuale equiparazione giuridica dei combattenti della RSI con quelli della resistenza. E lui, con toscana verve, mi ha risposto che “mai si potrebbero equiparare chi ha scelto libertà e democrazia, con chi aveva scelto Hitler e l’olocausto”. Una replica retorica, quanto mai sconclusionata, per un “protagonista dei fatti”. Anche la mia risposta, è stata quanto mai provocatoria; non potrei nemmeno io immaginare una comunanza tra chi ha combattuto per l’onore d’Italia, sapendo di perdere e facendo un’impari lotta contro sangue e oro, e chi invece ha tradito, consegnando il Paese al nemico, distruggendone libertà vera ed indipendenza geopolitica. Ed egli, guardandomi con occhi stupefatti, non ha mai voluto raccontarmi le sue battaglie, né tantomeno se in guerra avesse ammazzato qualcuno.

Giuliano Lenci è passato alla storia non tanto quale storico e politico, ma come uomo, che in Piazza della Frutta a Padova, nel lontano 7 giugno 1984, ha soccorso (senza successo) per primo il lì morente Enrico Berlinguer. Come storico, lo possiamo ricordare per l’assidua collaborazione alla Rivista “Padova e il suo territorio” (pregevolissima rivista di alto valore scientifico, ove scrivevano anche Andrea Zanzotto e Diego Valeri), per le opere: Padova nel 1943 (assieme a Giorgio Segato), “Memorie Pisane”, e un pregevolissimo volume sull’armistizio della prima guerra mondiale, chiamato “Le giornate di Villa Giusti. Storia di un armistizio”. Curatore di moltissime mostre, tra le quali ricordiamo una sui manifesti della prima guerra mondiale presso la Rinascente di Padova, o presente anche in quella su Casa Savoia del 2010, sempre nella città del Santo.

Si può ricordare il Prof. Lenci anche per un altro evento del 2010: una foto. Moltissimi ricorderanno l’ex partigiano abbracciato ad una giovane modella, e dietro di loro una splendida veduta della città di Firenze. Ritratto per una campagna pubblicitaria dei Jeans “Roy Rogers”, era curata da suo nipote Vanni.

Lo ricorderò sempre, ogni 4 novembre, alla cerimonia della festa della Vittoria presso il Municipio di Padova, e conseguentemente, a fine della stessa, a Villa Giusti, per illustrare ai visitatori che luogo fosse. E lo voglio segnalare anche come uno dei più assidui promotori del Museo del Risorgimento e dell´Età Contemporanea, fino a pochi anni fa inesistente. E’ stata una sua idea la risistemazione del Piano Nobile del Caffè Pedrocchi, dotando la città di un archivio – Museo splendido che copre temporalmente la fascia 1790 – 1948.

Persona colta, di grandi capacità, indubbiamente. 5 Legislature in consiglio comunale, non sono poche. Una gran carriera possibile in gran parte grazie alla sua scelta di campo. Chi, come altri, ha scelto la RSI, ha fatto spesso nel dopoguerra una vita di stenti o molto difficile. Chi invece, come lui, ha scelto la resistenza, proponendola sino infine (vedansi l’ultima intervista per il Corriere del Veneto lo scorso 25 aprile) come unico modello di vita e come parte giusta (e si sa che nella storia, soprattutto in una guerra civile, non vi sono parti giuste o sbagliate) ha potuto godere di fama, meriti e cariche. Ad ogni modo, ciao, Giuliano.

Valentino Quintana per Agenzia Stampa Italia

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