Vorrei vederli in prima pagina. L'idea di una nazionale di calcio per giocatori amputati nasce da un'intuizione di Francesco Messori che racconta:"Ho creato questo squadra un'anno e mezzo fa, iniziando da Facebook raggruppando un certo numero di ragazzi per poter giocare con loro, ho visto che all'estero esitavano già squadra per amputati e ho voluto provarci. Dopo poco tempo abbiamo disputato, quando eravamo in cinque, il primo torneo di calcio integrato a Correggio in provincia di Reggio Emilia, da dove provengo. Successivamente è stata ufficializzata la squadra nazionale del CSI e ogni mese ci ritroviamo per fare un'allenamento sempre in un posto diverso dell'Italia".
Al gruppo si è unito anche Emanuele Padoan, felice ed entusiasta dell'esperienza: "Ho fatto un primo allenamento con la nazionale durante una manifestazione a Bologna, poi siamo stati in ritiro a Lignano e poi la partita contro la Francia a Cremona che è stato l'apice, in particolare quando hanno suonato l'inno nazionale è stato molto emozionante". "Siamo in gruppo molto compatto - continua Padoan-, ci siamo uniti e fatto amicizia; poi quando giochiamo accadono anche episodi divertenti come quando a Cremona un gruppo di ragazze mi ha chiesto la foto e l'autografo. Spero che quest'avventura proceda per il meglio". Il giovane centrocampista ha anche le idee molto chiare quando si parla di calcio e alla domanda sui chi fosse il suo giocatore di riferimento ha detto: "Il mio modello è stato per un po' Mario Balotelli, anche se gioca come punta ma ultimamente non brilla molto, poi un altro giocatore molte forte per me è Neymar del Barcellona che è un vero talento".
L'Ambasciatore. Seduto accanto a loro c'è l'uomo che ha inventato la cresta nello sport, ma non chiamatela così, perché lui la definisce precisamente un taglio. Andrea Lucchetta, fa parte da tempo del mondo CSI e sul palco è stato anche investito del ruolo di Ambasciatore per le attività dei ragazzi nel 2014, anno in cui il Centro Sportivo Italiano compirà 70 anni. Queste le ragioni che lo ho hanno portato ad Assisi.
"Sono venuto ad Assisi per dare testimonianza l'importanza, e anche un senso di appartenenza, verso un modo per unire lo sport e la voglia di animare con nuovi metodi e modi di comunicazione" - esordisce Lucchetta. "Ad esempio il cartone animato "Il sogno di Brent", andato in onda su Rai 2 la scorsa settimana, dava molta attenzione al mondo della disabilità perché credo che lo sport possa davvero rimetterti in pista, e ho voluto dare questo input con un linguaggio semplice come quello dei cartoni animati che, entrando nelle case può trasmettere dei valori fondamentali nello sport e far iniziare dei percorsi dei ragazzi con le famiglie".
Il cartone animato Spike team da cui Il sogno di Brent è tratto è arrivato alla seconda serie e mostra oltre 50 sport i che, "Anche se giochi ad esempio a pallavolo - spiega l'ex nazionale azzurro -, riescono ad arricchire il tuo bagaglio tecnico e ti danno l'opportunità di condividere dei percorsi avendo sulle spalle più esperienze e quindi l'invito ai ragazzi è: fate sport perché attraverso questo si riesce a trovare una strada". "In più con "Il sogno di Brent" - continua -, ho voluto focalizzare l'attenzione su fatto che ragazzi come Brent, che subiscono un'incidente magari non per colpa loro, ma per distrazioni di altri, e possono veder interrotti i loro sogni. Però Brent, dopo l'amputazione bilaterale delle gambe trova un percorso grazie agli stimoli del suo insegnante di educazione fisica che lo vede depresso e abbandonato dagli altri ma, quando di riflesso blocca il pallone da basket che l'allenatore gli ha tirato, i suoi circuiti si rimettono in moto. Da lì capisce che tramite il basket, l'handbike e il triatlon capisce che dentro di lui c'è ancora la voglia di essere il ragazzo più veloce di tutti, quindi trova nei 100 e 200 metri handbike la forza e modo per riuscirci". "Cambierà la pista -conclude Lucchetta -, e il motore della moto, che non sarà più da 250 cavalli ma a battito cardiaco e a braccia, ma il tuo sogno lo raggiungerai ugualmente".
Nel film, prodotto da Rai Fiction è stato inserito anche il il sitting volley, e spiego l'autore: "Vorrei far capire che anche pallavolo, visto che in Italia abbiamo vinto tanti trofei, dovrebbe dare il buon esempio, ed è così che Brent invita Patty, una delle protagoniste della serie Spike Team, giocare a sitting volley insieme ad altri ragazzi e l'allenatore Lucky (ovvero lui)". "L'impulso deve essere questo: massima integrazione, massima possibilità nell'avere dei sogni da raggiungere e la mia testimonianza qui ad Assisi è proprio quella di cercare di condividere con il territorio passioni che possano far raggiungere obiettivi importanti". "Auguro a questi ragazzi (rivolgendosi a Francesco e Emanuele, ndr) di poter arrivare alle Olimpiadi di Rio nel 2016 per dimostrare quanto sia bello giocare a calcio ma anche perché, come hanno già detto, l'emozione nel sentire l'inno non ha la P - di paralimpico- davanti alla A di atleta. Proviamo tutti le stesse sensazioni e anzi, come ho avuto modo di vedere alle Paralimpiadi di Londra, gli atleti hanno una forza, una determinazione e una decisione nel raggiungere i loro obiettivi anche più grande di quanti hanno gli stessi fini ma meno disabilità".
Sogni a cinque cerchi.Il coraggio e la determinazione di cui parla Lucchetta, si riflette degli occhi di Francesco ed Emanuele, che hanno due sogni importanti da raggiungere, che sono: "Il primo è quello di partecipare, nel dicembre del prossimo anno, ai Mondiali in Messico e poi vorremmo partecipare alle Paralimpiadi a Rio De Janeiro nel 2016, non come sport agonistico ma dimostrativo".
Sette parole magiche. In chiusura Lucchetta ha ricordato una sorta di ricetta, sette valori dello sport che possono ben diventare un titolo a tutto l'intervento dell'ex campione al Meeting di Assisi del CSI: "Quando ho scritto la sceneggiatura per Spike Team sono partito da un'immagine iconografica molto forte che è il tedoforo che tiene in mano la torcia olimpica, cioè colui che per tutti gli sportivi del mondo rappresenta la possibilità di accendere il braciere e dare il via alle Olimpiadi, esperienza che auguro a questi due fantastici ragazzi di vivere ". Non è un caso e i valori sono sette, infatti, sei sono i giocatori in campo nella pallavolo più l'allenatore e bordo campo, quindi, le sei giocatrici personificano: "Forza, coraggio, equilibrio, lealtà, sacrificio e tenacia, mentre l'umiltà la mette l'allenatore. Perché lui deve essere talmente umile - ripetuto quattro volte - da mettersi al servizio dei ragazzi e della squadra. Questi sono i sette valori che servono per accendere lo spirito sportivo e così rimarrà sempre acceso fin quando ci sarà qualcuno che vorranno condividere questi fondamentali etici e valoriali all'interno di un gruppo".
Chiara Scardazza - Agenzia Stampa Italia
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