Un giudice del Tribunale Civile di Pesaro, Vincenzo Pio Baldi, che aveva già stabilito il nesso tra la vaccinazione esavalente e la morte in culla di una bambina di sei mesi ha pronunciato un’altra sentenza in sintonia con quella. La sentenza dello scorso 11 novembre ha infatti riconosciuto il nesso di causalità tra l’autismo e le vaccinazioni in un adolescente di 16 anni.
Sempre il giudice, nella sua sentenza, ha anche riconosciuto alla famiglia la possibilità di ottenere l’indennizzo previsto dalla legge 210 del ’92, inerente i soggetti che hanno subito danni o complicazioni irreversibili in seguito a vaccinazioni obbligatorie o trasfusioni.
Durante il procedimento il ministero della Salute aveva sollevato il difetto di legittimazione passiva,
sostenendo l’infondatezza della domanda e l’inammissibilità per decorso del termine triennale di decadenza; tutte posizione che il titolare del processo ha respinto condannando il dicastero.
Per il momento si tratta di una sentenza di I grado ed a breve dalla sede di Lungotevere di Ripa dovrebbe impugnare il provvedimento anche se i familiari del ragazzo ed il loro legale confidano nel fatto che difficilmente il dicastero potrà ottenere in futuro un pronunciamento favorevole, anche perché durante il dibattimento sono emersi molti eventi che secondo il giudice hanno provato, anche attraverso la documentazione sanitaria presentata, che lo stato di salute del ragazzo si è via via compromesso in concomitanza con le vaccinazioni eseguite durante la sua vita.
I vaccini ritenuti responsabili del deterioramento delle condizioni di salute del ragazzo risalgono tutti alla fine degli anni ’90, in particolare quella sotto accusa sarebbe avvenuta nel 1998, e non avrebbero a che fare con quello trivalente, ovvero finalizzato a prevenire morbillo, parotite e rosolia, somministrato al ragazzo all’età di 15 mesi.
I genitori del ragazzo si sono rivolti al tribunale dopo essersi accorti che il figlio, pur presentando un normale rispetto fisico in riferimento all’età, accusava, invece, un grave ritardo nello sviluppo cognitivo con evidenti turbe comportamentali; non era in grado di relazionarsi con gli altri e non riusciva a stabilire nessun contatto con l’interlocutore di turno. Il suo unico modo di rapportarsi al mondo esterno era limitato ad una serie di movimenti stereotipati mostrando il totale disinteresse verso tutto e tutti. Nel corso degli anni, ed in seguito alla vaccinazioni, le sue capacità sarebbero andate regredendo visto che a 15 anni non era più in grado di maneggiare nemmeno le posate sebbene avesse imparato ad usarle a due anni.
Sotto accusa ancora una volta la presenza di thimerosal, un composto utilizzato nei vaccini ormai dagli anni ’30 ma da tempo visto in modo negativo, anche se i numerosi studi e le varie ricerche scientifiche condotte negli anni non abbiano rilevato alcuna correlazione tra questa e l’autismo, anche se negli ultimi anni è cresciuto il numero di persone convinte che ci sia una qualche correlazione tra il thimerosal e l’autismo. Su questo tema in passato si sono pronunciati anche l’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità, e la Fda, food anche drug administration, che hanno escluso espressamente sulla base dell’evidenza scientifica che questo composto possa avere un qualsivoglia ruolo nell’insorgere dell’autismo o di altri disordini neurologici.
In base alle cartelle cliniche presentate dalla famiglia del ragazzo da una Rmn, radiografia magnetico nucleare, encefalo sarebbe emersa, a causa del thimerosal, la presenza di demielinizzazione, ovvero una diminuzione della guaina mielinica, una molecola con funzioni isolanti alla base della formazione della fibra nervosa. Da qui la decisione del giudice di Pesaro di stabilire un nesso tra la vaccinazione e l’insorgere dell’autismo.
Fabrizio Di Ernesto – Agenzia Stampa Italia