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(ASI) Il mondo del calcio si è svegliato all’improvviso ed ha scoperto che c’è la violenza. E che i violenti impongono, con le minacce e la forza, la loro volontà e le loro leggi, che non sono quelle di uno Stato di diritto, libero e democratico. Più che sconcertante, è inquietante quello che è successo, domenica scorsa a Salerno, dove le minacce di alcuni delinquenti, chiamati impropriamente tifosi ultrà, hanno costretto la dirigenza, lo staff tecnico e i giocatori della Nocerina a mettere in scena quella penosa sceneggiata per non far disputare Salernitana – Nocerina, in programma per l’undicesima giornata della Prima Divisione di Lega Pro. Giustissime le reazioni della magistratura ordinaria e delle forze dell’ordine per individuare i colpevoli e punirli. A Salerno, però, può anche darsi che gli ultrà, indignati per il trattamento da delinquenti, si siano fatti trascinare dai violenti, innescando così una miscela esplosiva che, forse, è andata al di là delle proteste, più o meno legittime, di chi voleva seguire la proprio squadra e non gli è stato consentito di farlo. Ciò avviene sempre più spesso per quella frasetta, dal significato ambiguo e indefinibile, con la quale si può tutto ed il contrario di tutto: ”Motivi di ordine pubblico”. Pensate che anche la partita di qualche settimana fa, a Perugia, tra i grifoni ed il Catanzaro, è stata posticipata di orario per questo famoso ordine pubblico, che poi consisteva nel fatto che in centro c’era Eurochocolate, la kermesse della cioccolata, dove, in genere, non è la manifestazione più indicata per l’adunata di rivoluzionari e sovversivi per cui bisognava mobilitare e convogliare lì tutte le forze dell’ordine.   
Detto questo va anche doverosamente aggiunto che la questione non è solo sportiva, anzi è sportiva solo marginalmente, perché il problema è enorme, e non riguarda solo Nocera Inferiore, riguarda il Sud, riguarda l’Italia. Nella vicenda va tenuto conto del contesto ed il contesto mette i brividi, significa territorio controllato (centimetro per centimetro!) dalla malavita organizzata che vive con la violenza, che è il pane quotidiano. Ne sanno qualcosa gli imprenditori, gli artigiani, i commercianti, direttamente o indirettamente un po’ tutti, e quando quelli che praticano la violenza s’improvvisano ultrà succedono i fatti che abbiamo visto. E di questo va tenuto conto nelle decisioni che verranno prese dagli organi dello sport, cominciando dai giudici sportivi, i quali hanno il sacrosanto dovere di considerare che le minacce, in quel contesto, sono serie e, salvo rare,  lodevoli ed eroiche eccezioni, un po’ tutti sono costretti a cedere, mancando l’autorità dello Stato, che lì non esiste, come peraltro in Calabria ed in Sicilia. E, invece, Pasquale Marino, il giudice sportivo ha deciso, sbagliando clamorosamente, la sconfitta della Nocerina ed il 3-0 a favore della Salernitana. Una decisione ingiusta e frettolosa, considerando la complessità della questione tanto è vero che sono stati disposti 22 Daspo e presentate 22 denunce per violenza privata aggravata, il giudice avrebbe dovuto aspettare, oltre al referto arbitrale, sul quale si è basata la decisione, almeno una relazione del questore su quanto è avvenuto fuori del campo, cosa che -  evidente a tutti meno che al giudice - ha pesantemente condizionato il comportamento dei giocatori. Prendersela ora con la società (anche 1500 euro di multa per i 40 minuti di ritardo!) e con i giocatori, come qualche saccente ha scritto sul giornale, è quanto di più sbagliato e pericoloso possa succedere. Pericoloso perché si crea un precedente: a decidere il risultato non sono solo i giocatori, possono essere - se vogliono - anche i violenti. E’ questo il messaggio ed  è quanto può succedere in tante altre occasioni, visto che quest’anno non ci saranno le retrocessioni, altra decisione sciagurata. Io propongo,invece, che la gara sia ripetuta, proprio per non darla vinta ai violenti: penalizzare la società e i giocatori è come condannare gli imprenditori che pagano il pizzo. La società ed i giocatori hanno ceduto alla violenza, è vero, ma non sono loro che devono e possono opporsi ai violenti, è lo Stato, se ancora esiste.

Fortunato Vinci – Agenzia Stampa Italia

 

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