La figura del giornalista, le fonti, la narrazione visiva, la fine della distinzione tra mondo reale e web e la vittoria dell’online .
Iniziamo con questo pezzo una rubrica che ha come fine quello di cogliere spunti e notizie dai e sui mezzi di informazione, con particolare rilievo per quelli che escono sul web. La iniziamo proprio riprendendo alcuni punti e temi di un’intervista rilasciata a Barbara Ciolli di www.lettera43.it, da Richard Rogers, epistemologo del web e titolare della cattedra in Nuovi Media e Cultura Digitale all'Università di Amsterdam, sulle tematiche del cambiamento epocale che internet ha introdotto nel mondo dell’informazione e nel lavoro del giornalista.(ASI) Richard Rogers, oltre che professore universitarioHe is also Director of the Govcom.org Foundation (Amsterdam) and the Digital Methods Initiative., è anche direttore della Govcom.org Foundation (Amsterdam) e il Digital Metodi Initiative. Previously, Rogers worked as Senior Advisor to Infodrome, the Dutch Governmental Information Society initiative. In precedenza, Rogers ha lavorato come Senior Advisor Infodrome, l’agenzia governativa olandese dell'informazione. He also has worked as a Researcher and Tutor in Computer Related Design at the Royal College of Art (London), Research Fellow in Design and Media at the Jan van Eyck Academy (Maastricht), and Researcher in Technology Assessment at the Science Center Berlin (WZB) and in Strategic Computing in the Public Sector at Harvard University (JFK School). Ha anche lavorato come ricercatore e tutor in Computer Design correlati al Royal College of Art (Londra); come assegnista di ricerca in Design e Media presso l'Accademia di Jan van Eyck (Maastricht); e come Ricercatore in Technology Assessment presso il Science Center di Berlino ( WZB). Si è occupato, inoltre, di Strategic Computing nel Settore Pubblico presso l'Università di Harvard (JFK School). He earned his PhD and MSc in Science Studies at the University of Amsterdam,and his BA in Government and German at Cornell University. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca e Master presso l'Università di Amsterdam. Si è occupato, in particolare, del tema delle opportunità di ricerca che sarebbe stato improbabile o impossibile senza Internet.
Per Rogers il passaggio dalla carta stampata all’on line nel giornalismo, ha cambiato la filiera della notizia. In particolare, nel giornalismo on line, le fonti sono sempre meno fonti ufficiali, testimonianze dirette, conferenze stampa e informative della polizia, ma dati attinti alla miniera di contenuti presenti nella rete. Ovviamente, riconosce Rogers, la maggior parte dei dati dai giornali on line proviene sempre dalle fonti tradizionali, ma non più solo da esse. Accanto alle fonti tradizionali, si affermano sempre più come fonte i dati che provengono dalla rete, sui quali è nata una forma di giornalismo nuova, il cosiddetto “data driven journalism” (giornalismo guidato dagli open data della rete). Dei giornali on line Rogers dice che sono cambiati rapidamente nel corso degli anni: “somigliano sempre meno ai fogli tradizionali e hanno funzionalità e tratti nuovi, tipici dell’on line”.
Inoltre, è cambiato il modo di visualizzare le notizie. “Sempre più spesso le storie e le cronache vengono narrate in modo visivo. Sul web i racconti hanno bisogno di essere narrati in forma grafica”, dice Rogers. Sul web si notano più grafici e immagini che scritti, perché l’audience e l’attenzione sono diverse rispetto alla carta stampata e alla tv. Ed è anche un giornalismo più personalizzato, pieno di blog: i blogger, per Rogers, fanno parte a pieno titolo del giornalismo on line. Anche le storie, le notizie, cambiano un po’ i loro connotati: sul web, anche grazie alla possibilità della multimedialità, “non vengono mai interrotte ma, anzi, si allungano, riempendosi di contenuti sempre nuovi”.
Rogers è uno studioso anche del ruolo dei motori di ricerca nell’orientare i flussi informativi. Nell’intervista, sostiene che i motori di ricerca contano molto nell’informazione su internet e che questo è un altro “grande cambiamento”. I programmi che analizzano i contenuti per conto dei motori di ricerca, i browser e altri processori informatici “leggono più notizie degli uomini”, per cui “sul web la leggibilità degli articoli si è spostata dai lettori alle applicazioni informatiche”. Come dire che, se quello che scrivi non viene selezionato dai motori di ricerca, sarà poco visibile, fosse anche una cosa molto importante e originale.
Alla domanda se i tweet abbiano soppiantato agenzie e uffici stampa, Rogers risponde che in una certa misura, crescente, è così. E che si riferisce non solo ai tweet pubblicati da enti, istituzioni, e uomini pubblici, ma anche da account non tradizionali, che sono fonti nuove e molto utili, appartenenti al popolo dei followers. Molti di questi, di solito, non vengono seguiti quotidianamente, ma non di rado forniscono notizie e punti di vista interessanti e storie originali. E non sono definibili, per Rogers, come i vecchi testimoni diretti che parlano attraverso il web, anziché la carta stampata o la radio-tv. Perché, a differenza di quelli, partecipano attivamente a fare informazione. “Wikipedia e twitter producono e diffondono notizie, oltre ad essere usati come fonti sempre più importanti per i giornalisti”, sottolinea l’intervistato.
Non sfugge a Rogers che, nonostante l’evoluzione delle tecniche di filtro nell’immensa mole di informazioni che circolano ogni giorno on line, la Rete resta una specie di giungla pericolosa, nella quale ai giornalisti è chiesto ancor più di prima di discernere, vagliare, verificare tra fonti e notizie vere o sbagliate. Eppure, per Rogers, la strada è tracciata, e non si trona indietro. Navigare in rete è meno avventuroso che viaggiare fisicamente e vivere gli eventi tra la gente ma, sostiene, “fare chilometri per raccogliere solo un punto di vista, di fronte alla vastità della Rete, appare poco sostanziale, misero, alla fine insignificante”. Anche perché la rete, in definitiva, è diventata “un corpo vivo, fatto dagli uomini, animato dagli uomini”. Una trasformazione che Rogers sintetizza con un percorso a tappe: dalla metà degli anni novanta al 2000 “gli studiosi della Rete distinguevano tra cyberspazio e mondo reale, e i dati fondamentali erano off line”. Poi, “dal 2000 al 2007 ci si è iniziati a chiedere se la distinzione esistesse ancora. Dopo, ha vinto l’on line”.
Daniele Orlandi-Agenzia Stampa Italia