(ASI) Si è tenuta ieri mattina a Roma, presso Aula Magna del Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, la presentazione ufficiale delle attività di sitting volley targate Italia. Dopo la firma del protocollo fra Federazione Italiana Pallavolo e Comitato Italiano Paralimpico che ha concesso l'uso della disciplina a fini sportivi, oggi, Luca Pancalli, il Presidente del Comitato Paralimpico, il consigliere federale referente Luciano Cecchi e il responsabile del settore Benito Montesi, hanno ufficialmente dato avvio ai giochi.
La disciplina è ancora poco conosciuta in Italia, esistono società che in diverse realtà territoriali il sitting volley, in particolare a Casale Monferrato (Piemonte), Padova (Veneto) Trieste (Friuli Venezia Giulia) Bologna e Piacenza (Emilia Romagna), Roma e Aprilia (Lazio), Napoli, Caserta e Mondragone (Campania), Pescara (Abruzzo), Lamezia Terme e Reggio Calabria (Calabria), mentre in Umbria la disciplina è praticata in diverse scuole. Tra gli obiettivi della Federazione, quindi, c'è anche quello di creare una struttura nazionale, avviano processi di tesseramento ed affiliazione di società e atleti, oltre che la formazione di tecnici e docenti, fino ad arrivare ad un campionato nazionale.
Ampia disponibilità al raggiungimento di queste finalità comuni è stata espressa da Luca Pancalli: “Devo ringraziare la Fipav che è stata solerte nel recepire l’esigenza emersa dopo il boom delle Paralimpiadi di Londra. Come presidente del CIP non posso che essere felice per questa nuova attività sulla quale lavoreremo con energia e in completa sintonia con la famiglia del volley italiano".
La particolarità del sitting volley sta anche nel fatto che è una delle poche disciplina paralimpiche per la cui pratica non è richiesto l'uso di tecnologie particolari o attrezzature, il che la rende uno sport nel quale possono coesistere disabili e normodotati. "Il Sitting è una disciplina che può essere giocata in una dimensione di totale integrazione, - continua Pancalli -, rappresentando un modello di socialità da prendere come esempio. Il mio auspicio è di avere una nazionale già alle Olimpiadi di Rio, una squadra che possa regalare sorrisi, ma soprattutto una speranza a tante persone.”
Luciano Cecchi, consigliere federale referente per il sitting, intervenuto durante la presentazione, ha espresso tutta la soddisfazione della Fipav per l'avvio del percorso: "La Federazione crede fortemente in questa nuova avventura caratterizzata da innegabili risvolti sociali. Abbiamo costituito una struttura interamente dedicata al Sitting Volley; un’attività che ci riempie di orgoglio e che sarà supportata dalla nostra capillare rete territoriale, da sempre fulcro della nostra Federazione”.
Ed è proprio dal confronto territori che si partirà questo fine settimana per il primo workshop, sempre presso il Centro di Preparazione Olimpica Giulio Onesti, insieme a referenti regionali, docenti, allenatori e arbitri per un totale di oltre cento persone che credono nel sitting volley e vogliono dedicarsi a questa attività.
Presenti in aula anche il Segretario Generale del Cip Marco Giunio De Sanctis, il Segretraio Generale Fipav Alberto Rabiti, la responsabile dell’Ufficio Preparazione Paralimpica Angelica Mastrodomenico, il Prof. Paolo Zeppilli, il vicepresidente della European Committèe Volleybal for Disabled (ECVD) Steve Walton e Jouke De Haan, istruttore ECVD e in passato allenatore dell’Olanda, Germania, Egitto e Rwanda.
Abbiamo raggiunto al telefono, in una pausa durante il workshop di Roma Benito Montesi, responsabile del settore per la Federazione, ma umbro d'origine e impegnato insieme ai altri alfieri umbri - Giuseppe Lomurno, Francesco Emanuele e Luigi Bertini-, nella promozione del sitting volley. Ecco le sue dichiarazioni:
- Finalmente si parte, sono state presentate le attività del sitting volley. In cosa consisteranno?
Stiamo realizzando in queste ore il primo workshop sulla disciplina al quale partecipano allenatori, arbitri e referenti regionali. Stiamo parlando di regole di gioco, di tattiche e della preparazione degli atleti, e quant'altro riguardate l'organizzazione periferica e locale. Gli spazi dell'Acqua Acetosa ci consentono di lavorare in aula ma anche e soprattuto in palestra.
- Luca Pancalli ieri si è augurato di poter avere delle squadre nazionali già per le prossimo Paralimpiadi di Rio de Janeiro 2016, ma guardando ad un futuro più prossimo, quali risultati vi attendete?
A breve usciranno le normative per quanto riguarda affiliazione e tesseramento degli atleti, e ci ripromettiamo di pensare in doppio, ovvero le nazionali e i campionati italiani maschili e femminili. Riguardo alle nazionali stiamo già lavorando perché abbiamo segnalazioni di società che già da tempo svolgono il sitting volley e hanno a disposizioni atleti di buon interesse.
Per i campionati prevediamo che all'inizio del 2014, potremmo metterne in campo uno maschile e uno femminile nazionale, fermo restando che i comitati periferici possono organizzare tornei e campionati, ma potranno sopratutto entrare e collaborare con le scuole.
- La promozione di questa nuova disciplina passa attraverso esibizioni e spettacoli, ma per instaurare una cultura sportiva del sitting volley crede possa essere importante coinvolgere campioni della pallavolo e farli partecipare - anche nelle scuole - a queste attività?
Ha sicuramente un senso e lo abbiamo sperimentato con appuntamenti dimostrativi in giro per l'Italia prima di gare ufficiali, con tanto di riprese di Rai Sport. Lo abbiamo visto anche qualche giorno fa a Città di Castello (Perugia, ndr) durante l'Ottava Giornata dello Sport Paralimpico dove c'era anche un campo per la dimostrazione del sitting volley; erano presenti gli atleti della squadra Altotevere Città di Castello (Matteo Piano, medaglia d'argento agli europei di Danimarca, e Gert Van Walle, nazionale belga, ndr), e mentre loro giocavano centinaia di ragazzi si sono fermati e hanno voluto provare insieme a loro il sitting volley. E' una delle strade che stiamo seguendo e che proseguiremo puntando molto nella penetrazione nelle scuole, dove abbiamo già avuto delle sperimentazioni estremamente positive sia a Perugia, e ora lo faremo anche a Terni.
- L'integrazione fra giovani normodotati e disabili passa prima di tutto attraverso la scuola, dove i ragazzi hanno necessità di stare insieme e conoscersi, ma fuori dall'orario scolastico come continua l'integrazione?
I nostri campionati saranno aperti anche ai normodotati, e volendo passati giocatori di una certa rilevanza potranno rimettersi in gioco insieme ai disabili, quindi credo che avremo campionati di livello. Oltre a questo, come abbiamo detto ieri in conferenza stampa, riserveremo una particolare attenzione per questo sport e riscontriamo un interesse alto per le discipline in cui i disabili riescono finalmente a fare le stesse cose dei normodotati.
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