L’opera venne presentata, per la prima volta, alla Luiss Roma lo scorso anno alla presenza dei migliori professori dell’università romana e di onorevoli, tanto da essere disponibile ancora nel sito di Rai-parlamento. La Sicilia non ha però dimenticato il suo illustre conterraneo e le città Agrigento, il 2 settembre, e di Corleone, il 3 settembre, hanno voluto presentare il libro.
Agrigento in occasione del premio Nicolò Cinquemani Arcuri (lo storico notaio, nonno materno del professor Palazzo) ha scelto un parterre d’eccezione con il giornalista del Corriere della Sera Matteo Collura, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il sindaco di Agrigento Marco Zambuto, Alessandro Garilli, ordinario di diritto del lavoro di Palermo e il giovane docente della Luiss Daniele Corvi. Collura ha enucleato le vicenda definendo l’opera a metà strada tra un racconto e un trattato storico-politico che dà la possibilità di innumerevoli riflessioni. Su questo punto si è allineato anche Corvi ricordando il convegno di Roma alla Luiss e che dalle riflessioni scaturite dalla lettura dell’opera è nata un trattato dal titolo “Terra, lavoro e mafia”, curato dallo stesso Corvi, con illustre relazioni che vanno dalla mafia, il narcotraffico, la partecipazione collettiva, i contratti agricoli. Su quest’ultimo aspetto, cioè i Patti di Corleone del 1893 e la riforma agraria del 1950, Corvi ha ricordato Salvatore Orlando Cascio, padre del sindaco Leoluca. Il sindaco di Palermo si è distinto con una relazione piena di immagini e profonde riflessioni politiche, che prendendo spunto dal libro di Palazzo hanno permesso ai presenti di capire meglio la natura della Sicilia e dei siciliani.
Sulla scia di Agrigento, Corleone ha onorato il 3 settembre il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa proprio presentando Pupi d’Italia. Per il professore Palazzo è stato un ritorno alle origini, dal momento che il suo avo Gaetano Palazzo Dara è stato proprio uno di quei proprietari terrieri che hanno voluto stipulare i Patti di Corleone per dare dignità ai contadini; inoltre la stessa famiglia Palazzo con i suoi feudi e le sue proprietà alcune donate dallo stesso professore alla città, ha fatto grandi cose per Corleone e lo stesso Antonio da studente scrisse la sua tesi proprio nella casa dei suoi avi. Per questo i Corleonesi coordinati dal segretario della camera del lavoro di Corleone Dino Paternostro e alla presenza di tutte le autorità cittadine, come il sindaco Lea Savona, l’ex sindaco Pippo Cipriani, Marcello Barbaro Presidente del Cidma e altri illustri relatori e giovani impegnati, come l’ex allievo del professor Palazzo Giuseppe Alfieri, il presidente Calogero Parisi, Presidente della cooperitiva “Lavoro e non solo”, che si occupa dei terreni confiscati alla mafia e definito da Palazzo come il “futuro di Corleone”. In segno di continuità tra Roma e Agrigento era presente anche Daniele Corvi che con un bellissimo discorso ha chiarito la distinzione che Palazzo fa tra corleonesi e Corleonesi, e cioè tra “quella minoranza di delinquenti che hanno offuscato l’immagine della città” e quelle tantissime persone che hanno reso grande Corleone, la Sicilia e Italia. “Sono Corleonesi Placido Rizzotto, sindacalista ucciso nel 1948 dalla mafia, gli antenati del professor Palazzo e lo sono tutti coloro che con questa importanza iniziativa hanno reso viva la città di Corleone”. Corvi con un’espressione forte ha definito la mafia come un “malato terminale, ancora forte e pieno di energie, ma che sarà ucciso dal cancro della giustizia e della libertà”.
Il professor Palazzo, in questa due-giorni siciliana, è rimasto commosso dall’affetto dei suoi conterranei e dall’apprezzamento che ha suscitato la sua opera. Il premio Cinquemani è sempre più prestigioso e Corleone ha deciso di concedere la cittadinanza onoraria al professore che si può definire come un Corleonese che ha reso grande con il suo ingegno la Sicilia e l’Italia. Va menzionato che in entrambe le occasioni è stata letta una bellissima poesia dal titolo “Sicilia” della figlia del professore Mariangela, recentemente scomparsa, che ci fa capire ancor meglio la profondità della Sicilia e dei siciliani.