Alcuni residenti e frequentatori del rione ci hanno interpellato perché allarmati da quest'ingombrante presenza sulle loro teste, che rappresenta potenzialmente una bomba ecologica. Infatti, come ci hanno riferito, sono diversi gli edifici, costruiti sopratutto fra gli anni '60 e '70, che presenterebbero ancora la copertura con le lastre di eternit in amianto. Le preoccupazioni più frequenti sono che si possano disperdere alcune particelle sotto l'effetto di sole, pioggia e vento che logorando la superficie, liberano particelle altamente dannose per la salute di chi ci vive in costante contatto; così degli esperti edili sono andati a fare un sopralluogo e avrebbero individuato diverse strutture che dovrebbero contenere il nocivissimo composto, come ad esempio numerose baracche affianco alle abitazioni che attualmente fungono da garage e da magazzini fra Viale Benedetto Croce, Via D'Annunzio, Via Pescara e addirittura la copertura sul tetto dei capannoni della storica concessionaria Fiat che ridanno su Via Pescara. Tutte strutture densamente frequentate ed abitate, alcune di proprietà privata altre di competenza dell'Ater e/o dell'Ufficio Casa del Comune. Per dovere di informazione giova ricordare che l'eternit è un marchio registrato di fibrocemento, composto da un mix di cemento ed amianto, ed anche il nome di una ditta che lo ha prodotto fino agli inizi degli anni '90. Esso è stato fin dall'inizio del XX secolo usato in edilizia come materiale da copertura nella forma in lastra piana o ondulata, oppure come coibentazione di tubature. Inizialmente non si era a conoscenza della pericolosità per la salute umana dell'amianto ( o asbesto), sostanza che compone l'eternit, perciò veniva largamente usato per la sua facile reperibilità, per la sua economicità, ma sopratutto in virtù della sua resistenza meccanica, elettrica, chimica e termica. In realtà, dagli anni '60 si sa che l'amianto, contenuto nell'eternit, è nocivissimo, ma nonostante questo è stato utilizzato in larga misura per altri trentanni. Solo dagli inizi degli anni '90 con la legge 257/1992 sono stati messi al bando tutti i prodotti contenenti l'amianto, vietandone l’estrazione, l’importazione, la produzione e la commercializzazione; fino ad allora, è stato fatto indiscriminato e largo uso di eternit nel campo dell'edilizia. In Italia c'erano diversi stabilimenti industriali che producevano manufatti in eternit contenenti amianto: a Casale Monferrato (Alessandria), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e a Bari dove operavano la "Eternit" e la "Fibronit" che continuarono a produrre manufatti fino all'inizio degli anni '90 (l'ultima a chiudere è stata la fabbrica di Broni nel 1992), tentando di mantenere i propri operai in uno stato di totale ignoranza circa i danni (soprattutto a medio-lungo termine) che le fibre di amianto provocano, al fine di prolungare l'attività dello stabilimento e quindi accrescere i profitti. Ora però la popolazione anche a Chieti vive con la costante paura di ammalarsi di tumori maligni ai polmoni; infatti, stando a quanto reso noto dalle campagne a livello nazionale di sensibilizzazione allo smaltimento dell’amianto, bastano quantità minime di fibre inalate tramite le vie respiratorie per avere malattie oncologiche mortali anche alcune decine di anni dopo l'esposizione ( 15-45 anni di incubazione ): neoplasie tumorali maligne come il carcinoma polmonare, il mesotelioma pleurico, l' asbestosi, e le placche pleuriche. Per rendersi praticamente conto del potenziale nocivo dell'amianto contenuto nell'eternit che è presente anche sui tetti del rione del Villaggio Celdit di Chieti Scalo, in Piemonte, a Casal Monferrato (Alessandria), dove c'era una fabbrica che trattava amianto, ci sono stati negli ultimi venti anni oltre 1800 morti conclamati a causa dell'amianto, poiché l'azienda tramite degli impianti aeratori disperdeva le polvere cancerogene ovunque. Nella stessa zona, solo fra il 2009 e il 2011 ci sono stati 128 nuovi casi conclamati di ammalati. Secondo gli esperti, almeno fino al 2020 non scenderanno i casi di tumori ai polmoni causati dall'inalazione di particelle di amianto e solo da allora, se sarà fatto un corretto trattamento e smaltimento della sostanza, le morti causate dal nocivissimo materiale diminuiranno. Anche a Chieti Scalo, nella zona del Villaggio Celdit, secondo le testimonianze dei residenti, c'è stata negli ultimi anni una certa incidenza di morti per malattie polmonari sicuramente superiore alla media del resto della città. Comunque, in attesa del brevetto e del collaudo di un futuristico disintegratore molecolare che risolva una volta per tutte il problema dello smaltimento delle sostanze nocive, attualmente, esistono diversi metodi per rendere pressoché innocuo l'amianto, alcuni più economici, altri che, invece, abbisognano di una spesa maggiore, come ad esempio: l'incapsulamento, un metodo di bonifica transitorio con sostanze sintetiche idonee ad inglobare, isolare e consolidare le fibre di amianto al manufatto cementizio evitando il rilascio ambientale; la rimozione e lo smaltimento con bonifica radicale con procedure speciali e costose sopratutto per garantire la sicurezza ai sensi del D.lgs 81/2008. Alla luce dell'esistenza di mezzi tecnologici che se correttamente usati possono contrastare più o meno efficacemente il pericolo amianto, in attesa di una soluzione definitiva al problema che solo lo sviluppo tecnico e l'educazione civica possono fornirci, è importante che le istituzioni prendano coscienza dei pericoli causati dai rifiuti e dall'amianto sopratutto nelle borgate popolari e nelle aree industriali delle città, dove l'inquinamento è molto più alto della media, affinché non scoppi in tutta la sua devastante potenza una vera e propria bomba ecologica. A tal proposito, i cittadini del Villaggio Celdit di Chieti Scalo, vorrebbero sapere cosa ne pensa di questa situazione di potenziale pericolo il Prefetto di Chieti e cosa intendono fare i responsabili dell' Ater e il Comune di Chieti tramite l'Assessore all'Ecologia Dott. Alessandro Bevilacqua, e l'Ufficio Casa tramite l'Assessore di competenza Dott.sa Emilia De Matteo e quindi cosa hanno fatto e intendono fare il Comune e l'Ater per bonificare l'area e metterla in sicurezza ed evitare il rischio di esposizione a particelle di amianto dei cittadini che vivono nella zona. Si rende noto che in Italia nel 2012, per la prima volta in Europa, due imprenditori sono stati pesantemente condannati penalmente ed economicamente a risarcire i danni provocati dall'amianto. Tutto è scaturito dalle indagini portate avanti dal PM di Torino Raffaele Guariniello che nel 2009 inquisì Stephan Schidheiny ( ex Presidente del Consiglio di Amministrazione della Ditta Eternit AG di Casal Monferrato) e il Barone belga Louis De Cartier De Marchienne ( morto a 92 anni il 21 maggio 2013), ritenuti responsabili dei morti per mesotelioma avvenute tra gli ex dipendenti delle fabbriche "eternit" a contatto con l'amianto. Il 13 febbraio 2012, il Tribunale di Torino, con una storica sentenza, ha condannato in primo grado De Cartier e Schmidheiny a 16 anni di reclusione "per disastro ambientale doloso permanente" e per "omissione volontaria di cautele antinfortunistiche" e a risarcire tremila parti civili oltre che a pagare le spese giudiziarie. Recentemente, il 3 giugno 2013, la pena in appello per i due amministratori è stata aumentata a 18 anni con l'obbligo di risarcire la Regione Piemonte di 20 milioni di euro e di 30,9 milioni il Comune di Casale Monferrato. Qualcosa evidentemente in Italia si sta muovendo, ma i passi da fare sono ancora tanti e anche i cittadini di Chieti attendono non solo chiacchiere e proclami, ma fatti.
Cristiano Vignali – Agenzia Stampa Italia
ASI precisa: la pubblicazione di un articolo e/o di un'intervista scritta o video in tutte le sezioni del giornale non significa necessariamente la condivisione parziale o integrale dei contenuti in esso espressi. Gli elaborati possono rappresentare pareri, interpretazioni e ricostruzioni storiche anche soggettive. Pertanto, le responsabilità delle dichiarazioni sono dell'autore e/o dell'intervistato che ci ha fornito il contenuto. L'intento della testata è quello di fare informazione a 360 gradi e di divulgare notizie di interesse pubblico. Naturalmente, sull'argomento trattato, il giornale ASI è a disposizione degli interessati e a pubblicare loro i comunicati o/e le repliche che ci invieranno. Infine, invitiamo i lettori ad approfondire sempre gli argomenti trattati, a consultare più fonti e lasciamo a ciascuno di loro la libertà d'interpretazione