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XIX Premio Internazionale Rosario Livatino e Antonino Saetta

(ASI) Premiati il Proc. Gen. Dott. Giovanni Tinebra, il Sost. Proc. Gen. Dott. Domenico Platania, l’ex PM antimafia a Caltanissetta, ora assessore del governo regionale Dott. Nicola Marino, Sost. Proc. DDA Messina Dott. Fabio D’Anna, il Vice Prefetto di Catania Dott. Rosaria Giuffrè, il Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale di Catania dott. Cosimo Aiello, l’avv. Corrado Labisi, Presidente dell’Istituto Medico Psicopedagogico Lucia Mangano, e riconoscimenti alla memoria dell’avv. Serafino Famà e dell’Ispettore Capo della Questura di Catania Giovanni Lizzio.

Al Casale Papandrea di Fiumefreddo si è svolta la XIX edizione del Premio Internazionale "Memorial Rosario Livatino e Antonino Saetta", organizzato dall'omonimo Comitato Antimafia di Giarre presieduto da Attilio Cavallaro. La manifestazione internazionale riconosce a personalità quali magistrati, giornalisti, sportivi, artisti, agenti di polizia, carabinieri e finanzieri l'importanza sociale insita nell'attività lavorativa svolta, specie per l'impegno improntato alla difesa della legalità, della giustizia e della divulgazione di un’informazione libera e corretta.

Il premio è dedicato alla memoria di due magistrati, entrambi nativi di Canicattì, vittime di mafia.

Antonino Saetta, Presidente della Prima Sezione della Corte d'Assise d'Appello di Palermo, assassinato insieme al figlio Stefano in un agguato mafioso la sera del 25 settembre 1988. Un duplice omicidio eccellente per uccidere il più accreditato magistrato giudicante, candidato a presiedere il processo d'appello alla cupola mafiosa.

Rosario Livatino, Sostituto Procuratore presso il tribunale di Agrigento fino al 1989, quando assunse il ruolo di giudice a latere, ucciso a soli 38 anni in un agguato mafioso, la mattina del 21 settembre 1990, mentre si recava in Tribunale. Nella sua attività si era occupato di quella che sarebbe esplosa come la Tangentopoli Siciliana ed aveva messo a segno numerosi colpi nei confronti della mafia, attraverso lo strumento della confisca dei beni.

All’evento, presenziato dalle massime autorità istituzionali, ecclesiastiche, giudiziarie, militari e civili della Sicilia, ospite speciale la presidentessa onoraria del Comitato, la prof.ssa Rosaria Livatino, cugina del giudice assassinato, che ha voluto ricordare il cugino nei suoi aspetti più gioiosi e vitali, eterno bambino, impegnato nella lotta alla mafia, lui che aveva sempre rifiutato la scorta per tutelare la vita degli agenti.

Una serata densa di memoria e partecipazione, durante la quale è stato ricordato dal Proc. Gen. dott. Giovanni Tinebra, il dott. Gaetano Costa, Procuratore Capo di Palermo, assassinato dalla mafia nel 1980. Durante la consegna del prestigioso riconoscimento, Tinebra con commozione ha parlato del suo maestro, della sua integrità di uomo e professionista, di come, anche da adulto, spesso ricorreva a lui nei casi più impegnativi.

Ancora un ricordo per l'avv. Alfio Finocchiaro, ripostese scomparso recentemente, per il Maresciallo dei carabinieri Alfredo Agosta, il Proc. Capo Pietro Scaglione, e i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

All'avv. Serafino Famà e all'Ispettore di polizia Giovanni Lizzio il premio alla memoria ritirato dai familiari, che hanno ripercorso i momenti più significativi delle loro vite, dedicate interamente alle istituzioni fino alla morte.

Il Sost. Proc. Gen. Dott. Domenico Platania, l’ex PM antimafia a Caltanissetta, ora assessore del governo regionale Dott. Nicola Marino, Sost. Proc. DDA Messina Dott. Fabio D’Anna, il Vice Prefetto di Catania Dott. Rosaria Giuffrè, il Commissario Straordinario dell’Autorità Portuale di Catania dott. Cosimo Aiello, l’avv. Corrado Labisi, Presidente dell’Istituto Medico Psicopedagogico Lucia Mangano, gli altri premiati.

Profonda commozione nel ricevere il riconoscimento ha manifestato Fabio D’Anna, così come Cosimo Aiello, volendo ricordare il padre che gli insegnò il valore della lotta alla mafia.

Sul palco del diciannovesimo Premio Internazionale Rosario Livatino e Antonino Saetta, anche l’avv. Corrado Labisi, che consegue così il suo trentatreesimo riconoscimento. Premiato per l’impegno sociale profuso nell’amministrazione dell’Istituto Medico Psicopedagogico Lucia Mangano, gli scambi culturali con l’estero per esportare anche in Russia, Georgia, Malta il “modello Lucia Mangano”, la missione per l’Africa, e la responsabilità come membro del Parlamento della Legalità (nato dopo anni di intensa attività culturale antimafia dall’iniziativa di Nicolò Mannino, e del quale il giudice Antonino Caponnetto fu Presidente Onorario), ci spiega il suo punto di vista sulla mafia.

Com’è cambiata avv. Labisi la mafia in questi anni?

Cosa Nostra si è da sempre nutrita della forza dell’intimidazione, ossia il controllo delle persone attraverso il potere della violenza e della paura da essa generata; dalla mafia rurale che dominava il territorio attraverso i suoi uomini d’onore si è assistito negli anni ad un proliferare di una organizzazione criminale più subdola, che si è radicata negli anni tessendo reti a volte invisibili. Grazie all’azione di Magistrati, Polizia e Carabinieri molti fenomeni mafiosi hanno subìto un arresto, scomparendo del tutto in alcuni casi e mutando forma in altri.

Quali sono le possibili soluzioni per combatterla?

La mafia non è certamente nata da un giorno all’altro e non si può pretendere che venga sconfitta in tempi brevi, numerose le battute d’arresto  che lo Stato le ha inferto, ma tanti altri passi dovranno seguire affinché si possa abbassare la guardia.

Tra i fattori che alimentano la crescita indisturbata della mafia domina una “mentalità mafiosa”, a volte più subdola della violenza stessa perché si nutre di paura ma anche di omertà, di quell’indifferenza che negli anni ha proliferato, rafforzando il potere criminale. La mafia trionfa su un terreno di collusioni e di consenso. La disillusione ed il senso di sconfitta tra le persone, sono un ostacolo altrettanto difficile da superare, quanto la battaglia verso la criminalità organizzata.

Per debellare la mafia occorre principalmente, secondo me, ripristinare una cultura della legalità, a tal proposito cito l’esortazione del giudice Paolo Borsellino: “Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Un’esortazione che serva da monito per tutti coloro che vogliono ribellarsi ad un sistema malato che non vuole nessun cambiamento, per tutti quei giovani e meno giovani stanchi di subire e che hanno la forza e la voglia per combattere.

Ed è a loro che si devono fornire le basi e gli strumenti per promuovere una cultura del rispetto, della dignità e della legalità.

Il suo impegno sociale in che direzione si muoverà con le prossime iniziative?

La lotta alla mafia nasce anche nei gesti quotidiani, nelle battaglie piccole e grandi che ciascuno di noi può e deve portare avanti, con forza e perseveranza.

Un insegnamento che ho ricevuto da mia madre, la ND Antonietta Azzaro Labisi, è quello di fornire aiuto a coloro che vivono delle situazioni di svantaggio; un esempio che porto avanti da diversi anni alla guida dell’Istituto Medico Psico-pedagogico “Lucia Mangano” ed attraverso iniziative umanitarie che vanno sempre nella direzione della lotta alla sofferenza. Un impegno sociale che promuova i principi ed i valori del cambiamento: si può cambiare, si può sconfiggere il pensiero mafioso attraverso il diffondersi di una coscienza della società civile, un’attività culturale antimafia che da anni promuovo e perseguo con passione e costanza.

Avv. Labisi, per lei cosa rappresenta il Premio Internazionale Livatino?

Il premio Livatino è un grande riconoscimento, perché nasce in memoria di un grande uomo, il dott. Rosario Livatino, che nell’adempimento del suo dovere è stato barbaramente ucciso dalla mafia: un modello di riferimento per tutti coloro che credono in un futuro sempre più proiettato verso una cultura della legalità, un esempio verso coloro che desiderano ed agognano un cambiamento definitivo e risolutivo che veda il trionfo dell’onestà, dei valori della legge, della civiltà e della libertà. Un premio che non ha solo un valore commemorativo, ma che funge da sprone e da monito per una società migliore.

Tra il pubblico presenti anche il Sost. Proc. gen. Rep. Corte App. di Catania dott. Vittorio Fontana, il dott. Luigi Agosta e il dott. Francesco Marchese, membri della Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Catania.

La parte musicale è stata curata da una rappresentanza del coro d'istituto del comprensivo "Verga" diretto dalla docente Lucia Patanè, dal Maestro di pianoforte Giuseppe Mignemi e dalla voce del soprano Ilenia Leonardi.

“Il Premio ricorda eroi del nostro tempo – conclude il Presidente del Comitato Attilio Cavallaro – caritatevoli, onesti, indipendenti, che hanno onorato la propria appartenenza alle forza dell’ordine e alla magistratura che, benché deceduti, ancora oggi lanciano un messaggio di spiritualità forte e coevo, portatori del messaggio del vangelo, portatori di vita e verità.”

Associazione Internazionale Antonietta Labisi

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