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Università per Stranieri di Perugia. Riflessione sul tema  delle “Artiterapie: creatività e relazione d'aiuto”

(ASI) Prendiamo spunto dal convegno tenutosi in data 18 ottobre presso la prestigiosa Università per Stranieri di Perugia per aprire ad un a riflessione sui temi dell'arteterapia e della creatività e sulla centralità dell'elemento relazionale.

In tale occasioni 'voci esperte' provenienti da vari ambiti si sono confrontate sulle varie metodologie e applicazioni delle arti terapeutiche più diffuse al fine di promuoverne una conoscenza più approfondita.

Quante volte abbiamo sentito dire che uno sguardo o un gesto sono più eloquenti di mille parole?! A dimostrarlo è proprio l'Arteterapia, considerata per definizione “ricerca del benessere psicofisico, attraverso l'espressione artistica dei pensieri, dei vissuti e delle emozioni”. In altre parole “ricerca e scoperta di se stessi”.

Possiamo far risalire le origini di questa pratica terapeutica al XX secolo, prendendo come figure di riferimento quelle di Freud e Jung che consideravano l'opera artistica come espressione dell'inconscio. Ma l'arteterapia come disciplina nasce negli anni Quaranta grazie a coloro che ne sono considerate le fondatrici, Margaret Naumburg e Edith Kramer.

“L'arte arriva dove non può la parola” … grazie all'azione creativa l'immagine interna al paziente viene proiettata all'esterno e resa condivisibile all'altro. L'uomo, per definizione animale sociale, necessita di relazionarsi all'altro rendendo manifesto il proprio sentire e la propria dimensione interiore. L'arteterapia giunge in soccorso di coloro che non possiedono capacità cognitive e relazionali  e che non fanno uso del linguaggio verbale ma si esprimono attraverso i gesti, i suoni, i colori, i disegni …L'arte consente l'espressione spontanea e naturale di noi stessi senza ricorrere all'uso dell'intelletto e attraverso l'impiego di materiali e tecniche ben precisi il paziente riesce a 'dar forma' al suo problema.

L'arteterapia vede entrare 'in gioco' due figure che instaurano una relazione fra di loro: il terapeuta e il paziente. Il primo dei due deve essere in grado di 'cogliere' il messaggio che gli viene inviato attraverso una particolare forma di comunicazione. Non esiste il canone di bellezza oggettiva che viene tradizionalmente preso in considerazione dall'esteta ma si bada piuttosto a ciò che il paziente cerca di comunicare attraverso la propria creazione.

Questa disciplina sembra richiamare il metodo della maieutica (letteralmente 'arte della levatrice'), partorito da Socrate, padre della filosofia greca. La maieutica, che potremmo definire “l'arte di aiutare” si basa sul rapporto fra maestro e discepolo che potremmo associare, rispettivamente, alle figure del terapeuta e del paziente. Il filosofo, attraverso il dialogo, conduceva 'per mano' l'interlocutore, portando alla luce le verità nascoste proprio come la levatrice porta alla luce il bambino.

In egual modo, l'arteterapia riesce a stimolare il paziente facendone emergere il potenziale autorigenerativo e rendendolo fiducioso nelle proprie capacità. Fantasia, creatività, intuizione, immaginazione, sono tutti elementi che si tende a reprimere, poiché viviamo in una società che privilegia l'aspetto cognitivo, l'intelletto e la ragione. L'arteterapia favorisce il recupero delle facoltà emotive e attraverso varie forme espressive, quali la musica, la danza, il teatro, etc.. consente al paziente di acquisire maggiore consapevolezza del proprio potenziale e di conoscere meglio il proprio corpo.

Ma a chi si rivolge tale disciplina? A tutti, indistintamente, poiché è utile sia nella cura dei disturbi psico-fisici più o meno gravi, sia nelle fasi di crescita ed evoluzione, come momento ludico, al fine di favorire la “comunicazione, la formazione della personalità e dell'autostima e l'integrazione sociale”. L'ambiente  in cui si pratica l'arteterapia è generalmente uno spazio luminoso e ricco di strumenti espressivi, ove ci si può dedicare alle arti visive, alla musicoterapia, alla danzaterapia, alla teatroterapia e  al gioco. Ed è proprio attraverso il gioco che l'individuo spesso riesce a realizzare la scoperta di sé e ad acquisire le giuste sicurezze per esprimersi con spontaneità, liberandosi di qualsiasi sovrastruttura.

Maria Vera Valastro – Agenzia Stampa Italia

 
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