(ASI) Dei 16.590 professionisti e professioniste di origine straniera che esercitano nella Confederazione Elvetica, il 9,5% proviene dall'Italia, ma la Germania continua a detenere il primato con il 50,2%, secondo l'ultima statistica presentata dall'FMH.
Il numero di medici formati in Svizzera è in aumento, ma la dipendenza da professioniste e professionisti stranieri non diminuisce. Lo afferma la Federazione dei medici elvetici (FMH) sulla base della statistica medica 2023
Nel 2023 la Federazione ha censito 41’100 medici praticanti, per un totale di 35’488 posti di lavoro equivalenti a tempo pieno (ETP). Rispetto al 2022, c’è stato un aumento del 2,3% degli impieghi ETP (+800). Queste cifre, apparentemente positive, sono “ben lungi dall’essere sufficienti a compensare la carenza di personale qualificato”, avverte l’associazione professionale dei medici.
Poco più del 40% dei medici in Svizzera è di origine straniera. Sono il 40,4% per l’esattezza, il che corrisponde a un aumento dello 0,9% rispetto al 2022. La Germania è il paese che “esporta” più medici in Svizzera: uno straniero su due (50,2%) è di origine tedesca. Seguono l’Italia con il 9,5%, poi la Francia (7,1%) e l’Austria (6%). Nel corso degli anni la percentuale di medici stranieri non ha cessato di crescere: nel 2013 erano 9’756, oggi sono 16’590.
“Il numero di medici formati in Svizzera non è sufficiente a coprire il fabbisogno”, avverte la FMH in un comunicato stampa. L’organizzazione è preoccupata per la carenza di nuovi professionisti, dato che in Svizzera un medico in attività su due ha più di 50 anni e uno su quattro ha più di 60 anni.
Per il vice-direttore dell’FMH Philippe Eggimann la soluzione alla penuria di medici nella Confederazione è causata anche dalle condizioni lavorative del settore.
La densità medica nella Confederazione è paragonabile a quella dei Paesi vicini, scrive la FMH: in Svizzera ci sono 4,6 medici per 1’000 abitanti. Un po’ peggio dell’Austria (5,4), ma meglio della Germania (4,5), dell’Italia (4,2) e della Francia (3,2).
Foad Aodi - Agenzia Stampa Italia