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Italiani detenuti all'estero. Ornella Pasqualin racconta la tragica esperienza di suo fratello Mariano

(ASI) Agenzia Stampa Italia ha potuto mettersi in contatto con Ornella Pasqualin, sorella di Mariano, un nostro connazionale arrestato nel giugno scorso in Repubblica Dominicana e deceduto in un carcere del Paese caraibico durante l’estate. Proviamo insieme ad Ornella a dipanare le molte ombre che insidiano la tragica vicenda di Mariano Pasqualin, ignorata o quasi dai maggiori organi di stampa italiani, evidentemente oggi poco inclini - a differenza di quanto avviene in altri Paesi - a preoccuparsi della sorte dei nostri connazionali detenuti all’estero.


Signora Ornella, quando ha inizio per suo fratello Mariano questa triste faccenda?

Questa vicenda è iniziata il 13 giugno scorso con l'arresto di Mariano presso l'aeroporto “La Romana” di Santo Domingo; arresto per narcotraffico. Mariano viveva da qualche tempo presso l'abitazione della fidanzata, ma aveva deciso di ritornare in Italia quando nostro padre era venuto a mancare. Tuttavia, quando la sua compagna mi ha detto che mio fratello era partito per l'Italia, sono rimasta stupita; so che era un suo desiderio tornare ma con me non aveva detto nulla del suo imminente ritorno. Del resto, Mariano non aveva soldi per acquistare il biglietto. Sono rimasta comunque in attesa del suo rientro che ovviamente non c'è mai stato. Dopo qualche tempo ho contattato nuovamente questa donna e stavolta la sua versione è stata diversa: mi ha detto che Mariano era andato via con delle persone e di non preoccuparmi, poiché tra una settimana avrebbe preso il volo per tornare a casa. Il cellulare di mio fratello era sempre spento, per cui l'unica cosa da fare per me è stata aspettare; solo dopo una settimana sono venuta a sapere del suo arresto tramite internet. Arresto per narcotraffico, appunto. Mariano aveva con se 5 kg di cocaina e si trovava in aeroporto; ma se non aveva i soldi per il biglietto come poteva averli per comprare droga? E poi tutta quella roba addosso solo un pazzo può mettersela sperando di farla franca, quindi mi chiedo se veramente è vero oppure se gliel'hanno messa di proposito. Cosa ha visto Mariano in quella settimana? Con chi era? Certamente persone poco di buono e magari anche del posto, sicuramente gli avranno promesso il biglietto ma al momento della partenza è stato incastrato. Lui stesso ha riferito al Console “sono stato incastrato”. Per la sua debolezza ha pagato con la vita.

L’ordinamento giuridico della Repubblica Dominicana contempla i diritti del detenuto? Gliene sono stati garantiti a Mariano dopo l’arresto?

Non credo che le autorità dominicane contemplino i diritti dei detenuti e, infatti, non mi sembra che a Mariano gliene siano stati garantiti. So che dopo l'arresto è stato oggetto di percosse così violente che ha avuto bisogno di cure ospedaliere, questo è quanto mi ha riferito l'Ambasciata Italiana, che si è preoccupata di darmi una lista di avvocati locali. Dopo questo gesto, tuttavia, non sono più riuscita a mettermi in contatto con alcuno che potesse darmi informazioni su mio fratello: in Ambasciata non rispondevano al telefono e tanto meno alle mie e-mail. Loro avevano fatto tutto quello che ritenevano necessario, per cui, da quel momento in poi, la vicenda era solo affare mio.

Durante una mattina di luglio riceve una chiamata dai contenuti preoccupanti circa le condizioni di suo fratello; vuol parlarcene?

Ho ricevuto una telefonata dalla compagna di Mariano: mi diceva che era stato ricoverato e che la sua situazione di salute era grave. In quel momento ho avuto modo di parlare con mio fratello in carcere tramite la fidanzata. Non so neanche come abbia fatto ad avere il numero di telefono, fatto sta che io ero contenta di poter ascoltare la sua voce, le telefonate erano brevi ma almeno avevo quelle notizie che le autorità italiane non si sono spese per darmi. L'ultima volta che ho sentito Mariano è stata il 22 luglio: mi chiedeva urgentemente 100 euro perché il carcere doveva pure pagarselo. Doveva pagare tutto, anche dove camminava. Era inoltre stato minacciato e aveva paura.

Appresa la gravità della questione suppongo che abbia provato a contattare di nuovo le autorità, italiane e dominicane. Con quali risultati?

Sì, ma non ho ricontattato l'Ambasciata italiana, dal momento che i miei precedenti tentativi di mettermi in contatto con loro erano stati tutti vani. Ho contattato così la Farnesina, ho avuto modo di raccontare il tutto a un funzionario, accorgendomi che al ministero degli Esteri non sapevano nulla di mio fratello. Dunque, ne ho ricavato che l'Ambasciata non si era nemmeno preoccupata di informarli. E’ stata, a quel punto, la Farnesina a mettersi in contatto con l’Ambasciata italiana. Solo dopo questo importante sollecito istituzionale si sono finalmente degnati di darmi dall’Ambasciata informazioni circa Mariano.

Purtroppo, ad inizio agosto l’esperienza detentiva di suo fratello a Santo Domingo ha un tragico epilogo. Qual è la versione delle autorità della Repubblica Dominicana circa la morte di Mariano? Quali incongruenze, con i fatti di cui è a conoscenza, ha invece riscontrato?

Il 2 agosto Mariano è morto. Ne ho ricevuto notizia tramite una telefonata dell'Ambasciata. Non avrei mai pensato che questo potesse succedere, sapevo delle sue condizioni ma non potevo prevedere che se ne sarebbe andato. Purtroppo non ho avuto modo di poter correre da lui, le mie condizioni economiche non me lo hanno concesso. Questo ha fatto sì che le autorità sia dominicane che italiane abbiano potuto avere la meglio: mi è stato detto che soffriva di diabete e che il decesso era dovuto a questa patologia. Patologia peraltro diagnosticata in ospedale, sebbene potesse venir curata anche in carcere. Ciò che mi chiedo è questo: se è stata diagnosticata in ospedale come poteva essere curato in carcere? Mio fratello non era un diabetico e per diabete non si muore, tanto più che mi avevano detto che soffriva di diabete mellito tipo 2. Questo tipo di diabete è non insulino-dipendente, per cui non comporta pericolo di decesso. Nel certificato di morte invece la versione è stravolta: infarto del miocardio con arteriosclerosi generalizzata severa. Come mai due versioni così diverse? Ho avuto modo di parlare con un medico dell'ospedale, il quale mi ha detto che Mariano aveva il 20% della colonna vertebrale danneggiata. Mio fratello era paralizzato, era portatore di catetere vescicale, era incontinente, non parlava più e doveva essere imboccato. Queste sono le conseguenze delle minacce che gli sono state perpetrate per il semplice fatto che non aveva i soldi per pagare il carcere.

Le autorità dominicane hanno deciso arbitrariamente di cremare il corpo di Mariano. Come sono giunte a questa decisione e, secondo lei, perché non hanno accolto le vostre richieste affinché la salma venisse consegnata all’Italia?

Dopo il decesso le autorità dominicane hanno deciso per l'autopsia senza chiedere nessun permesso, non è stato neanche permesso alla fidanzata di vedere il corpo di mio fratello e non ne capisco il perché, dal momento che fu proprio dall'ospedale che le era giunta la telefonata in cui la invitavano a recarsi urgentemente in ospedale a causa dell’aggravarsi della situazione di salute di Mariano. Non ho mai avuto a che fare con le autorità dominicane direttamente, ma, purtroppo, ho avuto modo di conoscere quelle italiane e francamente penso che non ci sia nessuna differenza tra l'una e l'altra. Mi è stata indicata un'impresa funebre del posto con il preventivo per la cremazione e, nonostante abbia richiesto anche quello per far rientrare il corpo in Italia, si sono limitati a mandarmi solo quello della cremazione. Ho insistito più volte per sapere la cifra ma non ho ricevuto nessuna risposta, non c’è stato verso: avevano deciso loro cosa fosse meglio per Mariano. A quel punto ho cercato in tutti i modi di prendere tempo ma sia dall’impresa funebre che dall'Ambasciata ho ricevuto pressione affinché cedessi, altrimenti - mi hanno detto - lo avrebbero gettato in una fossa comune. Il solo pensiero mi ha fatto rabbrividire, ho dunque firmato l'autorizzazione per la cremazione. Fatto ciò, ancora non contenti, hanno utilizzato altri modi per spaventarmi: hanno preteso il passaporto di mio fratello perché senza non potevano procedere. Ma come facevo ad averlo io in Italia? L'autorizzazione non era dunque più sufficiente e lì ancora minacce, sia a me che all'impresa funebre da me contattata qua in Italia. Non serve che dica il perché le autorità dominicane e quelle italiane hanno deciso per la cremazione: è tutto così evidente. Hanno deciso tutto loro come se Mariano gli appartenesse, i documenti e gli affetti personali non mi sono mai arrivati e, da parte dell'Ambasciata, nonostante le mie richieste, ho avuto risposte molto vaghe. Evidentemente sono documenti e oggetti che possono servire per determinate qualcosa. Si parla, a proposito di Santo Domingo, di Terzo Mondo, ma come delinquenza sono al primo posto.

Quali sono le vostre prossime mosse per far chiarezza su questa vicenda e per restituire giustizia a Mariano?

Penso sia impossibile fare chiarezza, visto quanto la questione è contorta. Se avessi ancora contatti con la fidanzata forse riuscirei a fare qualcosa, ma pure lei è sparita, mi sorge il dubbio che possa esser coinvolta nella faccenda circa l'arresto di mio fratello o che sia stata minacciata. Comunque sia con la cremazione hanno insabbiato tutto e non ho prove concrete delle percosse, non posso risalire a niente. Spero solo che questa faccenda serva da lezione per il futuro, che non succedano più di queste cose e che lo Stato Italiano tuteli i nostri connazionali detenuti all'estero. In questo senso è indispensabile che le Ambasciate italiane sul posto facciano il proprio dovere.


Non più un cigno solitario per chi ha riscoperto di ridere alla vita”
Mariano Pasqualin

 
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