(ASI) Il Prof. Emile Katti, Direttore dell'Ospedale La Speranza (AL Rajaa) di Aleppo (Siria), cristiano, lavora con uno staff di circa 70 medici, la maggior parte dei quali musulmani.
La struttura è un modello di collaborazione fra professionisti di diverse fedi ed etnie, e anche per questo rappresenta un fattore di speranza per il futuro della nazione. Alessandro Monteduro, Direttore di ACS-Italia, lo ha incontrato nella sede romana della Fondazione pontificia. “Nella parte occidentale di Aleppo attualmente c’è carenza di elettricità ed acqua. Quest’ultima arriva ogni 10 giorni circa, anche se la costruzione di 130 pozzi da parte dello Stato ha permesso di evitare gli effetti dell’embargo. Gli ospedali pubblici funzionano, e ad essi se ne aggiungono altri 5 privati, con una disponibilità di 50-80 letti per ognuno. La sicurezza purtroppo non c’è: nei giorni scorsi, ad esempio, in quest’area sono cadute una ventina di bombe di mortaio. E le bombe non distinguono fra religione ed etnia....”. Katti ha parlato in particolare della parte ovest della città, perché “i media occidentali si concentrano sulla zona Est di Aleppo, sottovalutando le difficoltà della parte occidentale. C’è disinformazione, perché le bombe di mortaio e i missili arrivano anche su di noi.”.
In qualità di direttore di una struttura sanitaria ha fatto notare che “l’embargo pone problemi per i rifornimenti di materiale necessario a fronteggiare l’emergenza umanitaria. Farmaci e altri prodotti destinati al settore sanitario provengono da nazioni che non aderiscono all’embargo. Quando la situazione lo permette noi continuiamo a curare non solo i feriti a causa del conflitto, ma anche i malati cronici, senza badare al credo e all’etnia. Ma il rifornimento è comunque difficile, per cui faccio appello ai decisori politici, che debbono essere solidali con la popolazione!”. Le comunità islamica e cristiana, nella quotidianità, prosegue il medico siriano “hanno sempre collaborato pacificamente, per cui non si può dire che il conflitto sia nato da contrasti fra appartenenti a religioni diverse. La guerra è stata causata da attori esteri, i quali, per interesse, hanno creato divisioni fra le diverse componenti della società siriana.”.
E in merito alle soluzioni per il futuro della nazione l’opinione di Katti è chiara: “tutte le comunità, indipendentemente dalla religione e dall’etnia, debbono godere gli stessi diritti per una pacifica convivenza. Vogliamo uno Stato che garantisca alle minoranze il diritto di esistere. Il Presidente Assad è stato legalmente eletto e, per quanto riguarda le prossime elezioni, deve essere il popolo siriano a decidere, non altre nazioni.”. Rivolgendosi ai cattolici italiani, ha concluso il medico, “chiedo preghiere per il popolo siriano e solidarietà, che si può dimostrare finanziando i progetti sostenuti dalla Chiesa.”.
Redazione Agenzia Stampa Italia
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“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio fondata nel 1947, si contraddistingue come l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua missione. Nel 2015 ha raccolto oltre 124 milioni di euro nei 22 Paesi dove è presente con Sedi Nazionali e ha realizzato 6.209 progetti in 146 nazioni.