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In Siria una battaglia per la sovranità e laicità dello Stato

(ASI) La crisi in Siria e la possibilità di un intervento militare americano preoccupano anche il mondo politico italiano, sia perché l'Italia è alleata NATO, sia perché il paese preda della guerra civile è nostro dirimpettaio. Il dibattito sull'opportunità dell'uso delle armi contro Assad infiamma un dibattito che coinvolge anche il mondo del centro destra italiano, tradizionalmente su posizioni filo NATO.

In una lettera inviata alla redazione di ASI Miro Scariot, dirigente del Fuan fiorentino e militante di FdI Toscana, ci propone un'analisi approfondita e dettagliata dello sviluppo del contesto medio orientale, sottolineando l'inconsistenza della cosiddetta “primavera araba” di Damasco ed indicando la Russia quale “ portavoce del buon senso e della cautela che dovrebbero essere basilari in queste questioni”. Lasciamo a lui la parola.

 

Marco Petrelli

 

 

In Siria una battaglia per la sovranità e laicità dello Stato

 

Il falso mito della democrazia, l'intervento occidentale e l'onda terrorista che devasta la nazione sono il prodotto di una politica sbagliata e di interessi economici “superiori”

 

di Miro Scariot

 

Non molti mesi fa mi ero occupato, o meglio preoccupato, per la situazione politica e sociale derivante da quella che alcuni romantici e poco informati giornalisti avevano definito “primavera araba”. Un prodotto mediatico che ha attecchito subito drogando le menti dei più sognatori che, salvo aprire successivamente gli occhi, hanno iniziato a comprendere l'incubo che si è andato a creare.
Una tragedia di proporzioni immani migliaia di morti e feriti, numerosi profughi ed una scia di disperazione che vediamo approdare sulle nostre coste direttamente dalla Siria martoriata, ed usata per interessi particolari che vanno al di là dell'ormai inflazionato desiderio Occidentale di esportare i valori universali che, per chissà quale grazia divina, vengono considerati superiori alla sovranità di popoli e governi! Una nazione finita nel mirino degli interessi economici e geopolitici, un territorio sulla rotta di un possibile oleodotto-gasdotto proveniente da Qatar o Iraq( altro insuccesso ONU), ma anche una nazione storicamente alleata militarmente e commercialmente con la Russia, la quale può contare sul porto di Tartus, avamposto della marina russa sulle sponde del Mediterraneo. Il Risiko degli USA e dei suoi portavoce europei, Francia e UK in primis, non scende a compromessi e non bada molto alla sostanza della propria manovra poiché vanno a foraggiare, senza particolari sensi di colpa, coloro che altrove sono combattuti con tutti i mezzi pagando un notevole tributo di sangue. Un atteggiamento che va oltre al pragmatismo geopolitico un atteggiamento che va a braccetto con i desideri di Arabia Saudita e Qatar, due regni da sempre impegnati nella diffusione dell'Islam più radicale di matrice Wahabbita, una lettura arcaica del Corano, che non riconosce niente e nessuno che non sia fedele a tale corrente. L'operato di milizie e leader politici fedeli a questa corrente è sotto gli occhi di tutti, i massacri in Nigeria, la guerra in Somalia (altro fallimento ONU) e il Mali sono gli esempi più calzanti. La Siria per cui prendo tali posizioni è Libera, Sovrana ed Autonoma, esempio di convivenza tra credi ed etnie differenti, non intendo tollerare alcun calpestamento di questi principi, il sovvertimento di una nazione spacciando tale azione come espressione di democrazia e libertà, due fondamenti che per alcuni sono rimasti solo sui libri di scuola. Ad oggi sono state paventate numerose soluzioni tranne quelle della diplomazia e del negoziato, nessuna riflessione seria ed analisi concreta oltre all'arroganza USA ed a quella dei suoi “watchdog” europei, solo la Russia resiste a queste pressioni facendosi portavoce del buon senso e della cautela che dovrebbero essere basilari in queste questioni. Le Operazioni militari potrebbero essere quelle fedeli alla dottrina “leading from behind” ossia un intervento indiretto nel conflitto, come avvenuto in Libia, zero truppe ma solo rifornimenti, con ovvie ricadute positive in termini di immagine, costi e impiego di uomini, un caposaldo dell'amministrazione Obama. Da queste operazioni nascono quindi i paesi con “False flag”, bandiere e governi di paesi fantoccio con profondi divisioni e violenze tra gli ex miliziani al soldo delle potenze in gioco ed i governi insediatisi, un inganno che porta un paese dopo l’altro alla devastazione socio-economica. In Siria un governo c'è e sta tenendo testa alle barbarie degli innumerevoli gruppi terroristici che non si fanno pregare per saccheggiare, devastare e distruggere un paese in cui la pace era la caratteristica principali tra le due maggiori comunità: quella mussulmana e quella cristiana. La grande farsa, la grande messa in scena della “primavera araba” in Siria sta toccando l'apice con le accuse ormai trite e ritrite sull'uso di armi chimiche da parte delle truppe regolari dell'esercito siriano, una situazione che non merita certo di essere risolta con l'uranio impoverito degli “alleati”. Tale accusa è uscita nel momento in cui la vittoria dell'esercito siriano appariva prossima le tesi a sostegno dell'intervento sono le stesse che siamo stati abituati a sentire nel caso dell'Iraq, un modus operandi volto a scandalizzare l'opinione pubblica Occidentale spesso pronta a subire gli “incantesimi” dell'enorme costruzione mediatica al limite della propaganda che si cela in queste vicende. In questi giorni pure i giornalisti più prezzolati devono prendere atto della confusione attorno alla vicenda ma anche dall'atteggiamento del fronte sovversivo nei confronti degli ispettori ONU prontamente bersagliati dalle milizie mercenarie le cui malefatte vengono annacquate poiché ritenute vergognose per l'Occidente. Solo il 9% degli americani sostiene l'intervento e pure Colin Powell ha cestinato come “ suicida” l'azione militare in Siria, le incertezze sono molte ed il fronte di tensione non potrebbe che ampliarsi con l'ovvia reazione iraniana e la difficile posizione di Russia e Cina le quali difenderebbero fortemente la via diplomatica per la soluzione del conflitto. Il Consiglio di sicurezza ONU dovrà decidere se permettere l'ennesima arroganza e dimostrarsi entità fantoccio e succube nel palcoscenico internazionale oppure prendere una posizione contraria alle pressioni statunitensi. Concludo sottoscrivendo quanto detto dal vice-premier russo Dimitry Rogozin: “ l'Occidente si atteggia nel mondo islamico come una scimmia con una granata in mano” una metafora forte ma che deve farci prendere coscienza delle conseguenze disastrose peraltro già viste n Iraq, Egitto e Libia. Ed allora non ci resta che sperare e rimpiangere i giorni in cui la Siria era un paese tranquillo dove visitare luoghi dalla grande carica storica come Aleppo, Patrimonio dell' Umanita' dal 1986, ed ora rasa al suolo dai barbari mercenari terroristi o dove la comunità cristiana non era perseguita e costretta ad una sorta di diaspora.

 

 

 
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