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"Donna, famiglia, Polonia". I pilastri di Kobiety dla Narodu, movimento polacco al femminile

 

(ASI) Il successo di “Christian Women Against Femen”, un gruppo di Facebook che ha visto accrescere a dismisura le proprie sostenitrici, dimostra che sono molte le donne che reputano avvilenti della loro dignità i gesti eclatanti di quel drappello di ragazze ucraine avvezze ad un volgare esibizionismo. Abbiamo parlato di questo e di tanto altro con Sylwia Mazurek, esponente di Kobiety dla Narodu (Donne per la Nazione), il gruppo politico polacco al femminile che ha lanciato tale iniziativa virtuale. Partite dal basso, senza finanziamenti ma con tanto entusiasmo, stanno ora raggiungendo l’obiettivo prefissatosi, ossia «esprimere con fierezza la nostra fede e testimoniare che le aggressive ragazze a seno nudo non sono la voce di tutte le donne».

 

Come è nata l’idea di creare una piattaforma virtuale, su Facebook, per stigmatizzare, dal punto di vista delle donne cristiane, l’esibizionismo delle Femen?
Va detto che il nostro scopo non è solo la contestazione delle Femen, ma anche di tutta l’ideologia diffusa dall’estrema sinistra. Propagazione della libertà sessuale, dell’aborto, propaganda omosessuale, offese contro la religione cristiana e così via. Tutto questo provoca gravi danni alla società, alla famiglia e alla mente di molte persone. Si tratta di processi profondi, che procedono da molti anni e dei quali le Femen sono solo i frutti più visibili ed estremi. Noi invece vogliamo difendere i valori morali sui quali è fondata la nostra civiltà. Per questo sul nostro sito ci sono foto e slogan non solo contro le Femen, ma anche a difesa della dignità delle donne, per la famiglia, la tradizione, la patria e Dio.
L’idea di creare una piattaforma su Facebook è nata qualche mese fa, dopo uno degli “spettacoli” delle Femen. Ci indignava che loro si arrogassero di parlare in nome di tutte le donne, nella realtà stavano offendevano noi, le donne cristiane, che siamo molto più numerose di loro. Nella creazione di un gruppo Facebook abbiamo trovato il modo per esprimerci e crescere trovando l’appoggio di tante altre donne. Una certa ispirazione ci è giunta dalla pagina “Muslim Women Against Femen”.

State sviluppando anche iniziative di altro tipo (non virtuali) per manifestare il vostro dissenso? Esiste un coordinamento internazionale?
Sì, adesso collaboriamo con ragazze in Ungheria, Francia (il gruppo Les Antigones), Italia, Croazia e Stati Uniti, ma ci scrivono donne davvero da ogni latitudine. La nostra iniziativa è attiva da poco tempo e per questo motivo non abbiamo ancora una struttura affermata, ma siamo già riuscite a svolgere manifestazioni a Varsavia ed a Budapest. Entrambe lo scorso 5 giugno, alla stessa ora, davanti alle ambasciate francesi. Volevamo così esprimere la nostra solidarietà con i francesi che non accettano la nuova legge che concede i matrimoni e l’adozione di bambini agli omosessuali. In futuro, una volta che ci saremo strutturate meglio, vogliamo organizzare manifestazioni, conferenze e proiezioni in tutta Europa.

Vuoi parlarci di Kobiety dla Narodu? Qual è la vostra storia e la vostra linea politica?
La nostra organizzazione è stata fondata all’inizio di quest’anno da una ventina di giovani donne, studentesse e giovani madri, a Varsavia. Ora, dopo sei mesi di attività, abbiamo filiali in dieci città della Polonia. Ritengo che sia un grande successo per un’organizzazione che può contare solo sulle sue forze e sull’entusiasmo dei suoi esponenti. Forse questo successo è dovuto al fatto che siamo la prima organizzazione patriottica femminile.
Le nostre attività si fondano su tre pilastri: Donna, Famiglia, Polonia. Nel “campo femminile” vogliamo affrontare i problemi della dignità della donna, cioè la pornografia, la prostituzione e il traffico di esseri umani. Stiamo effettuando una campagna di sensibilizzazione proprio per informare le donne sui pericoli che si corrono durante l’estate, quando si è più esposte ad inganni camuffati da viaggi di lavoro stagionali all’estero. Poi favoriamo anche le iniziative femminili negli ambiti culturali, economico, sociale. Per la famiglia, siamo contro l’aborto, cerchiamo di sostenere i nuclei familiari con molti figli, veicoliamo informazioni sull’educazione e sulla salute dei bambini. Nel “campo patriottico” vogliamo diffondere una cultura di amore verso la nostra terra, attraverso eventi culturali che coinvolgono anche i giovani delle scuole. Partecipiamo con gioia nel Giorno dell’Indipendenza (11 novembre 1918, anniversario della nascita della Seconda Repubblica di Polonia , ndr) al Marsz Niepodległości (in italiano “Marcia dell’Indipendenza”). Collaboriamo con Ruch Narodowy (“Movimento Nazionale”), una grande alleanza delle organizzazioni patriottiche e nazionaliste.

In che modo la secolarizzazione ha mutato la società polacca, storicamente radicata su valori cattolici? Quali le battaglie che un gruppo come il vostro si trova oggi a dover affrontare?
Il relativismo. È un problema preminente, che agisce su molti piani. Su quello morale e su quello storico. Sul piano storico si mente sul passato, nel nome della “libertà della scienza” si sputa sugli eroi e si tenta di convincere la gente che “non conviene” essere fieri della storia della propria nazione e della propria identità, perché ciò vorrebbe dire essere “xenofobi” e “intolleranti”. Sul piano morale invece il relativismo è legato all’edonismo: la gente rifiuta le responsabilità e rincorre le chimere del godimento. Il risultato? Maggiori aborti, divorzi e vizi vari. Il peggiore effetto è la diffusa mancanza di valori superiori. È triste vedere i nostri coetanei a vent’anni che spesso non hanno nessun ideale, oltre quello della vita comoda.
Ma questi problemi esistono non solo in Polonia, ma in tutta Europa. La differenza è che da noi questi “venti” sono soffiati più tardi rispetto che da voi, perché c’era il comunismo ed i confini erano chiusi. Quando nel ’68 in Occidente i giovani si ribellavano con lo slogan “sex, drugs and rock&roll”, in Polonia “ribellarsi” era andare in chiesa ad ascoltare l’omelia del cardinal Wyszyński. La Chiesa Cattolica era un rifugio dell’identità polacca e della libertà contro il comunismo. Purtroppo, dopo la caduta del comunismo (ora si vede, che il comunismo ed i comunisti sono caduti molto comodamente su letti di banconote!) la gente ha abbandonato quel rifugio per inseguire i modelli occidentali. La maggioranza ha disconosciuto i meriti della Chiesa e i valori cristiani sono stati dimenticati.
E cosi adesso abbiamo tutti i problemi “moderni”. Un esempio è la propaganda omosessuale, che, per fortuna, non è ancora molto sviluppata. Ma dobbiamo combattere che resti così. Poco tempo fa il più grande giornale in Polonia (“Gazeta Wyborcza”, ndr) si lamentava poiché secondo i sondaggi europei il nostro Paese ha il più alto livello di “omofobia” d’Europa (Russia esclusa). Questo perché “solo” il 42% dei polacchi pensa che l’omosessualità dovrebbe essere accettata nella vita sociale. Per noi è stata una buona notizia, significa che la gente non ha ancora perso il buon senso, vede cosa succede adesso in Francia e non vuole che una situazione simile si ripeta in Polonia.
La propaganda omosessuale, così come quella anti-nazionale e atea, è svolta quotidianamente dai figli dei funzionari comunisti che ancora lavorano nei giornali, nella tv e negli uffici pubblici. Abitiamo nel Paese che ha conosciuto e si è liberato dalla schiavitù comunista, la sinistra dovrebbe dunque essere marginale, ma non è così. L’Sld (il Partito socialdemocratico) possiede l’8% in parlamento, quasi tutti i suoi membri sono vecchi comunisti. Emblematico che lo scorso Primo maggio ha organizzato, non per la prima volta, un corteo con la falce ed il martello sulle bandiere, malgrado la legge vieti di usare i simboli comunisti e nazisti.

Vi caratterizza la vostra determinata battaglia contro l’aborto. Qual è la situazione legale in Polonia riguardo questo tema?
In Polonia generalmente l’aborto è vietato a parte tre casi (il cosiddetto “compromesso abortivo”): gravidanza a causa di stupro, pericolo per la salute della madre e grave malattia del feto. Sopratutto questo terzo caso è molto controverso, perché non è data la definizione della parola “grave”.
Anche se la situazione legale non è negativa come altrove, ci sono sempre molte persone che non sanno bene cosa sia esattamente l’aborto. Ebbene, noi vogliamo far sapere loro che non è “solo un intervento” né “un modo per cancellare il problema”, ma è un omicidio di un essere umano.

Un vostro parere sul governo Tusk e un confronto con il precedente, quello guidato da Jaroslaw Kaczyński?
Devo dire che secondo me dopo il “crollo” del comunismo non c’è ancora mai stato un governo che veramente abbia curato l’interesse nazionale polacco. Il governo di Kaczyński è stato tra tutti il migliore, lui ha almeno provato a mettere ordine in tutto quel caos, che è restato dopo il comunismo e ancora molti anni dopo, ma non è riuscito a fare molto. Invece il governo di Tusk è disastroso: il premier non sa cosa fanno i ministri, i ministri non sono capaci, le decisioni sono scoordinate e le riforme nocciono invece di migliorare. Basta citare la riforma della salute, che ha causato un disordine enorme l’anno scorso, o la riforma dell’educazione che ha tolto dai licei gran parte delle lezioni di storia e altre materie. Contro quest’ultima riforma hanno protestato molti scienziati, insegnanti e genitori, ma non è cambiato niente. Da qualche mese comunque la popolarità del governo nei sondaggi sta nettamente diminuendo.

Esiste un profondo legame tra Polonia e Ungheria. Come valutate il governo di Viktor Orban, il suo intento di imprimere un carattere patriottico e di difesa delle radici cristiane alla sua politica?
Lo valutiamo molto bene, anche se siamo legate allo Jobbik (partito conservatore che si trova all’opposizione nel parlamento di Budapest, ndr), e non a Fidesz (partito di governo, ndr). Victor Orban e il suo governo hanno molto coraggio ad effettuare riforme radicali e a dire di no perfino all’Unione europea. La nuova Costituzione con i riferimenti alla fede cristiana, alla difesa della famiglia, oltre alle riforme economiche favorevoli agli ungheresi e che pongono freni alle multinazionali testimoniano uno spiccato interesse nazionale. Noi possiamo solo augurarci di avere un premier simile.

Federico Cenci – Agenzia Stampa Italia


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